Keyword branded e non branded: conoscere le differenze per una strategia SEO corretta

Nel contesto di qualunque piano di marketing, la scelta delle parole chiave (keyword) più coerenti con il posizionamento del brand e la sua proposta commerciale è fondamentale per massimizzare le possibilità di successo di una strategia digitale

Tuttavia, le keyword non sono tutte uguali: rientrano invece in diverse tipologie, ciascuna con un ruolo specifico nella strategia di posizionamento e di ottimizzazione sui motori di ricerca. Tra queste figurano ad esempio le vanity keyword, che si chiamano in questo modo perché vengono scelte principalmente per ragioni di ego o prestigio di brand, piuttosto che per il loro reale potenziale di generare traffico qualificato o conversioni. Composte da uno o due termini al massimo, le vanity keyword descrivono in modo molto generico l’argomento “core” dell’azienda o del suo sito web, hanno un buon volume di ricerca e sono molto competitive, ma possono avere percentuali di rimbalzo elevate perché troppo generiche per produrre conversioni. 

Ci sono poi le cosiddette generic keyword, termini di alto livello che descrivono una categoria o un concetto ad ampio spettro; le keyword long tail, frasi più lunghe e specifiche che, pur avendo traffico più basso e concorrenza minore, tendono ad attirare traffico qualificato; le keyword transazionali, che indicano un’intenzione d’acquisto da parte dell’utente; e molte altre ancora. 

In questo articolo vogliamo però concentrarci sulle keyword branded e non branded: conoscere le loro caratteristiche, differenze e corrette tecniche di utilizzo è infatti essenziale per ottimizzare la visibilità online e raggiungere i propri obiettivi di marketing.

Cosa sono le keyword branded?

Le keyword branded sono parole chiave che includono il nome del marchio, dell’azienda o del suo prodotto specifico o il loro misspelling (ossia involontarie variazioni o travisamenti dei termini originari e corretti). Sono dunque termini direttamente associati a un brand, che riflettono un elevato livello di consapevolezza del marchio da parte degli utenti.

“Apple iPhone”, “Samsung Galaxy”, “Fiat Panda”, “Nike Air Max” o “Menu Burger King” sono solo alcune delle tantissime keyword branded che possono venirci in mente soltanto soffermandoci a pensare per qualche istante. La semplicità con cui determinate parole chiave possono essere elencate ne spiega anche l’essenza: queste keyword sono la dimostrazione che, per gli utenti, esiste una quantità di marchi e prodotti con i quali hanno già estrema familiarità. Di riflesso, un utente che cerca una keyword branded si trova a uno stadio del processo d’acquisto più avanzato rispetto a chi effettua una ricerca più generica. 

Possiamo quindi riassumere le caratteristiche salienti delle keyword branded così:

  • Riferimento diretto al marchio: perché includono il nome del brand, dell’azienda o del prodotto specifico.
  • Consapevolezza di brand: perché gli utenti che le utilizzano hanno già una buona conoscenza del marchio.
  • Potenziale transazionale: perché possono indicare una maggiore propensione all’acquisto rispetto alle keyword non branded. 

Il principale vantaggio delle keyword branded è quello di attirare traffico qualificato, ossia composto da utenti già interessati al marchio e dunque più propensi alla conversione. Inoltre, queste chiavi di ricerca rafforzano la presenza online e la visibilità del brand e hanno in genere meno concorrenza rispetto alle chiavi generiche, di fatto facilitando il posizionamento organico.

Per contro, hanno però un raggio d’azione limitato (ossia non attraggono nuovi lead che non conoscono il marchio) e la loro efficacia dipende essenzialmente dal livello di notorietà della marca, ossia dalla Brand Awareness. 

Cosa sono le keyword non branded?

Cosa sono le keyword non branded?

Le keyword non branded – come dice la parola stessa – non fanno invece riferimento a nessun marchio specifico. Sono parole chiave più generiche e possono riguardare categorie di prodotti, tipologie di servizi, soluzioni a problemi ad ampio spettro, così come argomenti informativi.

Ecco qualche esempio di keyword non branded: “Scarpe da running”, “Smartphone economico”, “Miglior laptop per mobilità”, “Vacanze last minute”, “Consulenza finanziaria”. Queste parole chiave vengono ricercate da utenti che, in genere, non hanno ancora maturato una preferenza per un marchio specifico e si trovano quindi nelle fasi iniziali del loro processo di ricerca (awareness).

Le caratteristiche delle keyword non branded possono essere riassunte come segue:

  • Generiche: perché riguardano categorie ampie o aspecifiche di prodotti, servizi o argomenti.
  • Informative: perché sono di solito utilizzate per cercare informazioni o soluzioni a problemi.
  • Altamente competitive: perché si caratterizza in genere per un elevato volume di ricerca e una forte concorrenza.
  • Ad alto potenziale di traffico: perché possono attirare un gran numero di utenti, sebbene non necessariamente qualificati (né tantomeno interessati all’acquisto). 

Tra i vantaggi delle keyword non branded vi è, prima di tutto, l’attrattiva per potenziali nuovi lead che stanno ancora esplorando diverse opzioni senza essere “viziati” da una preferenza di marchio. Inoltre, queste chiavi di ricerca possono intercettare un pubblico vasto e diversificato e offrono l’opportunità di creare contenuti educativi, informativi e che rispondono alle effettive esigenze degli utenti, aiutando il brand a posizionarsi come referente autorevole in uno specifico segmento. 

Vi sono tuttavia anche degli svantaggi da considerare: l’elevata competizione renderà più difficile il posizionamento nei risultati di ricerca, e la scarsa intenzione di acquisto da parte degli utenti che cercano keyword non branded non produrrà quasi mai una conversione immediata per l’azienda. 

Perché le keyword branded e non branded sono importanti nella strategia SEO

Nelle strategie di SEO, i consulenti di marketing sanno che è fondamentale prendere in considerazione (e includere!) sia le keyword branded che le keyword non branded. In virtù del loro ruolo strategico specifico, queste categorie di parole chiave sono infatti irrinunciabili per raggiungere gli obiettivi di posizionamento preposti. 

Per quanto riguarda le keyword branded, esse serviranno a:

  • Rafforzare il brand: perché sono essenziali per mantenere e rafforzare la presenza del marchio online. Quando gli utenti cercano un brand specifico, è fondamentale che trovino rapidamente il sito web corretto e le informazioni che cercano: questo non solo migliora la visibilità della marca, ma consolida anche la fiducia e la fedeltà dei clienti esistenti.
  • Generare traffico qualificato: come già indicato in precedenza, gli utenti che utilizzano keyword branded sono già consapevoli del marchio e spesso sono anche più vicini alla fase di acquisto. Ciò significa che il traffico generato dalle keyword branded è altamente qualificato e ha maggiori probabilità di conversione rispetto a quello generato da keyword non branded.
  • Proteggere il marchio: ottimizzare i contenuti per particolari keyword branded aiuta a proteggere il marchio dalla concorrenza. Se un determinato sito web appare in cima ai risultati di ricerca per le keyword branded, si riducono anche le possibilità che i concorrenti possano attirare il traffico legato a quelle particolari chiavi di ricerca.
  • Monitorare la reputazione: le keyword branded possono essere utilizzate per monitorare la reputazione del marchio. Analizzando le query di ricerca associate al brand, è infatti possibile identificare rapidamente eventuali problemi di reputazione e rispondere tempestivamente.

Nella strategia di marketing, il ruolo delle keyword non branded sarà invece diverso ma complementare. Queste chiavi di ricerca dovranno infatti: 

  • Attrarre nuovi clienti: le keyword non branded sono fondamentali per raggiungere utenti che non conoscono ancora il marchio. Questi termini generici attraggono infatti un pubblico più ampio e permettono di intercettare potenziali clienti nelle fasi iniziali del loro percorso di acquisto.
  • Aumentare il traffico organico: ottimizzare i contenuti per le keyword non branded può aumentare significativamente il traffico organico verso il sito web. Queste keyword hanno spesso un volume di ricerca elevato, e offrono quindi l’opportunità di attrarre un elevato numero di nuovi visitatori.
  • Educare e informare gli utenti: le keyword non branded sono spesso utilizzate per cercare informazioni e soluzioni a problemi specifici. Di conseguenza, una strategia di marketing che include la creazione di contenuti di alta qualità, che rispondono proprio a queste query, può aiutare a educare gli utenti, a posizionare il sito web come una fonte autorevole e a costruire la fiducia con il pubblico.
  • Espandere la visibilità del sito: ottimizzare i contenuti per keyword non branded permette di espandere la visibilità del sito web ben oltre i confini del marchio. Ciò si rivela particolarmente utile per le aziende che vogliono approcciarsi a nuovi mercati o ampliare il loro portafoglio clienti.

Creare un equilibrio tra keyword branded e non branded per una strategia SEO integrata.

Creare un equilibrio tra keyword branded e non branded per una strategia SEO integrata

In considerazione di quanto finora spiegato e per massimizzare l’efficacia della strategia SEO, sarà indispensabile bilanciare l’uso di keyword branded e non branded

A livello pratico, i SEO specialist effettueranno prima di tutto un’analisi continua delle performance delle parole chiave scelte, utilizzando tool e strumenti digitali per monitorarne il posizionamento, il traffico e il tasso di conversione e adattando la strategia in base ai dati raccolti al fine di ottimizzare i risultati. 

Produrranno poi una varietà di contenuti di valore che includano sia keyword branded che non branded. Ad esempio, sarà possibile realizzare pagine di prodotto ottimizzate per keyword branded e blog post, guide o tutorial ottimizzati per keyword non branded, in un approccio strategico che permette di soddisfare le diverse esigenze degli utenti in ogni fase del loro percorso di acquisto.

Altrettanto cruciale sarà l’ottimizzazione del sito web sia a livello on-page che off-page. Gli specialisti SEO si assicureranno quindi che i meta tag, le descrizioni, i titoli, le immagini e i contenuti siano ottimizzati per le keyword rilevanti. Inoltre, costruiranno una strategia di link building per ottenere backlink di qualità, migliorando l’autorità del tuo sito web.

Infine, le keyword branded e non branded potranno (e dovrebbero!) essere integrate anche nelle campagne pay-per-click (PPC), che a loro volta avranno il ruolo di rafforzare la presenza del marchio per le keyword branded e attirare nuovo traffico per le keyword non branded.

Dal 2007, Naxa aiuta PMI e grandi aziende a ottenere un ottimale posizionamento SEO per diverse tipologie di keyword e dà vita a strategie di marketing evolute che rispondono alle specifiche esigenze di business di ogni cliente. Vieni a trovarci in agenzia per parlare con i nostri consulenti!

Articoli blog informativi, coinvolgenti e ottimizzati SEO: una guida

In un’era ormai iper-digitalizzata e dominata dall’informazione (talvolta persino dall’eccesso di informazione), i blog sono considerati una delle principali fonti di conoscenza, aggiornamento e persino intrattenimento. Tuttavia, la semplice creazione di contenuti non è (più) sufficiente. 

Scrivere articoli blog di qualità è essenziale per distinguersi in un oceano di informazioni e per raggiungere obiettivi chiave, come aumentare il traffico del sito, costruire l’autorità del brand, diffondere l’awareness nei confronti di un’azienda o di un prodotto e fidelizzare i lettori.

Perché la qualità è cruciale? Prima di tutto, perché articoli blog informativi, ben scritti e correttamente documentati contribuiscono alla credibilità di chi li pubblica: ciò significa che, quando i lettori percepiscono che un blog fornisce loro informazioni utili e affidabili, tendono a visitarlo nuovamente perché lo considerano una fonte autorevole

In secondo luogo, perché i contenuti di qualità sono più propensi a coinvolgere gli utenti, a stimolare commenti, condivisioni e discussioni: si genera così un “effetto volano” che aumenta la visibilità del blog e attrae un segmento di pubblico più ampio. 

Infine, c’è l’aspetto legato alla SEO e al traffico: Google e, più in generale, i motori di ricerca premiano i contenuti di qualità. Articoli pertinenti, ben scritti e ottimizzati SEO tenderanno a posizionarsi meglio nei risultati di ricerca, generando più traffico organico verso il sito web

I tre pilastri di un articolo blog di qualità: informazione, coinvolgimento e ottimizzazione SEO.

I tre pilastri di un articolo blog di qualità: informazione, coinvolgimento e ottimizzazione SEO

Per realizzare articoli blog di alta qualità, che comunicano notizie interessanti, autorevoli e ben documentate attirando e mantenendo l’interesse dei lettori è fondamentale concentrarsi su tre pilastri principali: informazione, coinvolgimento e ottimizzazione SEO.

Cominciamo dall’aspetto dell’informazione. Un articolo “informativo” è tale perché fornisce ai lettori conoscenze utili e approfondite su un determinato argomento. Questo tipo di contenuto richiede una ricerca accurata e la capacità di spiegare concetti complessi in modo chiaro e accessibile: fornire informazioni utili e meticolose aiuta dunque a costruire l’autorità del blog e a soddisfare le esigenze dei lettori che, quasi sempre, effettuano ricerche online perché cercano risposte e soluzioni alle loro esigenze.

Un articolo blog si definisce “coinvolgente” perché mantiene l’attenzione del lettore dall’inizio alla fine. In genere, lo fa utilizzando tecniche narrative, esempi, domande retoriche e vari tipi di media per rendere il contenuto più interessante e interattivo. L’aspetto del coinvolgimento è molto importante nella realizzazione di contenuti di qualità: mantenere interessati gli utenti favorisce i commenti, le condivisioni sui social media e genera maggiore fedeltà al blog.

Infine, ricordiamo che l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) consiste nell’adottare strategie e tecniche per migliorare la visibilità di un articolo nella SERP. Tale attività include la ricerca delle parole chiave, la struttura del contenuto, l’uso di meta descrizioni e molto altro, e non può assolutamente essere trascesa: una buona SEO non soltanto aiuta a raggiungere un pubblico più ampio attraverso i motori di ricerca, ma garantisce anche che i contenuti vengano trovati dalle persone giuste, cioè da coloro che sono veramente interessati all’argomento trattato.

Come realizzare un articolo blog di qualità? Indicazioni e consigli pratici.

Come realizzare un articolo blog di qualità? Indicazioni e consigli pratici

Le aziende che desiderano utilizzare il loro blog come piattaforma per fornire informazioni e approfondimenti sui loro prodotti o servizi dovranno puntare su contenuti informativi che forniscono ai lettori dati dettagliati, precisi e utili su un determinato argomento. Idealmente, questi articoli blog dovrebbero rispondere a domande specifiche e offrire soluzioni a determinate esigenze, così da permettere agli utenti di comprendere al meglio un tema complesso o risolvere un problema pratico. 

Le caratteristiche di un contenuto informativo di buona qualità dovrebbero includere:

  • Accuratezza: l’articolo blog è basato su dati e informazioni certe e verificabili.
  • Chiarezza: l’argomento è trattato in modo esaustivo e comprensibile.
  • Rilevanza: l’articolo è pertinente alle esigenze e agli interessi del pubblico target.

Ricorda che la credibilità di un articolo blog informativo dipende fortemente dalla qualità delle informazioni fornite. Utilizzare fonti affidabili e condurre ricerche approfondite è quindi fondamentale per garantire che i contenuti siano veritieri (vale a dire basati su fatti, invece che su opinioni e voci infondate), aggiornati (ossia riferiti alle conoscenze e scoperte più recenti) e autorevoli (cioè supportati da esperti del settore e fonti riconosciute). 

Perché il tuo articolo blog sia autorevole, potrai fare riferimento a fonti come libri e pubblicazioni accademiche, articoli scientifici e riviste specializzate o di settore; interviste con esperti; documenti ufficiali e governativi, siti web accreditati o prestigiosi e organizzazioni riconosciute. 

Dal punto di vista pratico, ti suggeriamo di seguire queste semplici regole:

  • Nell’introduzione dell’articolo, presenta l’argomento e spiega perché è importante trattarlo. Definisci di cosa parlerà l’articolo e cosa i lettori possono aspettarsi di scoprire.
  • Nel corpo principale dell’articolo, usa sottotitoli chiari, paragrafi brevi e correttamente suddivisi, elenchi puntati o numerati e, se necessario, citazioni, link e riferimenti per dare ulteriore credibilità al contenuto e permettere ulteriori approfondimenti.
  • Nella conclusione dell’articolo, sottolinea le informazioni più importanti e offri una riflessione finale o un invito all’azione: quest’ultimo sarà molto importante per coinvolgere ulteriormente i lettori. 

Se desideri che, oltre che informativo, il tuo articolo sia anche coinvolgente – ossia in grado di catturare e mantenere alta l’attenzione dell’utente lungo tutta la lettura – il tuo obiettivo sarà intrattenere e stimolare una risposta emotiva o intellettuale. Gli elementi chiave che ti permetteranno di ottenere questo risultato includono: 

  • La rilevanza: il contenuto deve essere pertinente e interessante per il pubblico di destinazione. Evita invece tematiche che poco hanno a che fare con te o, peggio ancora, con il tuo target. 
  • La narrativa avvincente: una buona storia da raccontare – e raccontata nel modo giusto – rende il contenuto più “umano” e accessibile dal punto di vista emotivo. Utilizza quindi lo storytelling per rendere il tuo racconto più umano e interessante. 
  • La chiarezza e la leggibilità: utilizza un linguaggio comprensibile e lineare abbinato a un formato leggibile per mantenere l’interesse dei lettori fino alla fine dell’articolo. 

In generale, non dimenticare che la conoscenza del pubblico di riferimento è assolutamente fondamentale per creare contenuti informativi e coinvolgenti. Ciò significa che comprendere chi sono i tuoi lettori, quali sono le loro esigenze e i loro interessi e cosa si aspettano di sapere da te ti permetterà di personalizzare i contenuti, offrire risposte chiare a problemi specifici e costruire relazioni durature fondate sulla fiducia e sulla connessione emotiva. 

Per favorire l’interazione, potrai includere spazi dedicati ai commenti e al social sharing. Una sezione di commenti attiva permetterà ai lettori di interagire con te e tra di loro: se risponderai, mostrerai che sei interessato alle opinioni dei tuoi utenti e potrai creare una comunità attiva. Allo stesso modo, i pulsanti di condivisione sui social media renderanno più facile per i lettori condividere il tuo contenuto con i loro network, aumentandone la visibilità e il coinvolgimento.

L’importanza della SEO è cruciale negli articoli del blog: non trascurarla!

L’importanza della SEO è cruciale negli articoli del blog: non trascurarla!

Parliamo infine dell’importanza della SEO nel successo di qualunque articolo blog

La Search Engine Optimization non può essere trascesa perché determina quanto facilmente i potenziali lettori possono trovare i tuoi contenuti attraverso motori di ricerca come Google. Inoltre, una buona strategia SEO genera:

  • Aumento del traffico al sito: migliorando il posizionamento del tuo blog nei risultati di ricerca e attirando un maggior numero di visitatori, che troveranno nei tuoi contenuti la risposta alle loro domande.
  • Maggiore autorevolezza: la SEO contribuisce cioè alla tua autorità online, incrementando la percezione di affidabilità del tuo blog e della tua attività.
  • Migliore esperienza utente: tecniche SEO come l’ottimizzazione della velocità del sito web e la strutturazione chiara dei contenuti massimizzano la UX (User Experience), riducendo la bounce rate e incrementando il tempo di permanenza sulle pagine.
  • Competitività sul mercato: permettendoti di distinguerti dai concorrenti perché aumenti la tua visibilità rispetto ad altri blog attivi nello stesso settore. 

Gli elementi chiave della SEO per i tuoi articoli blog

Gli elementi che dovrai considerare per strutturare un’efficace strategia SEO quando scrivi gli articoli del tuo blog sono diversi. Tra i principali figurano la ricerca e selezione delle parole chiave, l’ottimizzazione di titoli e meta descrizioni, la strutturazione del contenuto con le corrette intestazioni H1, H2 e H3, il link building, l’ottimizzazione delle immagini, la mobile optimization e la velocità di caricamento del sito. 

Vediamoli uno ad uno in modo chiaro e sintetico. 

Per quanto riguarda la ricerca e selezione delle keyword (parole chiave), si tratta del processo di selezione dei termini e delle frasi che le persone utilizzano per cercare informazioni relative al tuo contenuto. Questo processo include:

  • Identificazione delle keyword: ad esempio utilizzando strumenti come Google Keyword Planner, SEMrush o Ahrefs, che ti permetteranno di trovare facilmente parole chiave pertinenti e popolari nel tuo settore.
  • Analisi della competition: dovrai valutare la difficoltà di posizionamento per ciascuna parola chiave, considerando la competizione e il volume di ricerca.
  • Selezione delle parole chiave: ti suggeriamo di scegliere parole chiave che siano rilevanti per il tuo contenuto, con un buon equilibrio tra volume di ricerca e competitività.

Passiamo all’ottimizzazione dei titoli e delle meta descrizioni e alla strutturazione del contenuto con le corrette intestazioni:

  • Titoli: ossia i cosiddetti Title Tag. Dovrebbero essere accattivanti e descrittivi per attirare l’attenzione dei lettori. Soprattutto, assicurati che ogni titolo sia unico, rilevante e contenga la parola chiave principale.
  • Meta Description: dovranno essere concise, invitanti e includere la parola chiave principale. Inoltre, dovranno riassumere il contenuto dell’articolo e incoraggiare i clic dagli utenti.
  • Intestazione H1: ce ne dovrà essere una soltanto e sarà riservata al titolo principale del tuo articolo, per aiutare i motori di ricerca a comprendere il tema principale del contenuto.
  • Intestazioni H2 e H3: la prima sarà relativa alla sezioni principali, la seconda alle loro sottosezioni. Si tratta di una struttura gerarchica che migliora la leggibilità per i lettori e aiuta i motori di ricerca a comprendere la struttura del contenuto.

Per quanto riguarda il link building (che, di fatto, è una tecnica avanzata di SEO), sarà importante ottenere link da altri siti web autorevoli verso il tuo sito web: chiamati backlink, essi agiranno come “voti di fiducia” per migliorare il posizionamento del tuo sito nei risultati dei motori. In tal senso, le collaborazioni con altre aziende o creatori di contenuti ti aiuteranno più facilmente a ottenere link e menzioni. Potrai inoltre considerare il “guest posting”, ossia l’atto di scrivere articoli per altri blog rilevanti nel tuo settore includendo link che puntano al tuo sito.

Anche le immagini che inserirai all’interno del tuo articolo blog dovranno essere ottimizzate per la SEO. Ecco come in termini pratici: 

  • Nome del file: dovrà essere descrittivo, pertinente e contenere keyword principali.
  • Tag Alt: aggiungi questa voce alle immagini per descrivere il contenuto e includere parole chiave, migliorando l’accessibilità e la SEO delle immagini.
  • Compressione: riduci le dimensioni dei file delle immagini per migliorare i tempi di caricamento del sito senza compromettere la qualità.

Concludiamo con l’ottimizzazione dei tuoi contenuti per i device mobili e con l’importanza della velocità di caricamento del sito. Significa che dovrai assicurarti che il tuo sito web sia ottimizzato per i dispositivi mobili, con un design responsive che si adatta a diverse dimensioni di schermo; e utilizzare strumenti come Google PageSpeed Insights per monitorare e migliorare la velocità di caricamento del tuo sito.

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Massimizzare la Brand Reputation aumentando le recensioni dei clienti: le tecniche

In termini generali, “Brand Reputation” è un termine che si riferisce alla percezione generale che il pubblico ha di una marca. Essa può essere definita inoltre come il risultato complessivo delle esperienze, opinioni, impressioni e percezioni dei consumatori, dei clienti, dei dipendenti, degli investitori e di altri stakeholder nei confronti di un brand nel corso del tempo.

Una buona Brand Reputation è fondamentale per il successo di un’azienda: percepire positivamente la marca influenza infatti le decisioni d’acquisto, l’attrattiva per i candidati, la fiducia di eventuali partner e tanti altri fattori. 

I fattori che influenzano la Brand Reputation

La Brand Reputation può essere condizionata da numerosi elementi. I principali includono:

  • La qualità del prodotto o servizio: la reputazione di marca è spesso correlata alla qualità dei suoi prodotti o servizi. Un brand che offre prodotti affidabili, di alta qualità e soddisfacenti tende ovviamente ad avere una migliore reputazione rispetto a quelli con prodotti inadeguati o di scarsa qualità.
  • Il servizio clienti: la percezione della qualità del servizio al cliente può avere un impatto significativo sulla Brand Reputation. Un’azienda che vanta un customer care reattivo, cortese ed efficace tende a maturare una reputazione migliore se paragonato ad attività che trascurano le esigenze dei propri clienti o non investono nella qualità dell’assistenza.
  • Etica e responsabilità: le azioni etiche e socialmente responsabili di un’azienda possono influenzare positivamente la sua reputazione. Le imprese che adottano pratiche commerciali sostenibili, rispettano l’ambiente, trattano equamente i dipendenti e contribuiscono positivamente al benessere della comunità tendono ad avere una reputazione migliore rispetto a quelle che non lo fanno.
  • Comunicazione e immagine del marchio: la comunicazione efficace e una forte immagine del marchio possono contribuire a costruire una reputazione positiva della marca. La coerenza nel messaggio, la trasparenza e l’autenticità sono importanti per stabilire fiducia e credibilità con il pubblico.
  • Esperienza dei clienti e di altre parti interessate: le esperienze di clienti, dipendenti, fornitori e collaboratori influenzano direttamente e in modo massiccio la reputazione della marca. Opinioni, testimonianze dirette e percezioni personali possono infatti avere un impatto significativo sulla percezione di brand. 

In questo contenuto ci concentreremo soprattutto su quest’ultimo punto, mai tanto importante come al momento attuale, in un mercato sempre più globale e digitalizzato. 

In una fase storica in cui le aziende sono presenti a livello digitale su molteplici piattaforme, e in cui la vendita di prodotti e servizi avviene sempre più di frequente tramite la rete, con l’ausilio di appositi siti e-commerce, è infatti essenziale conoscere e considerare il potenziale di tali strumenti di social proof e le modalità in cui questi influenzano le decisioni d’acquisto e l’opinione dei nuovi prospect. 

Non va infatti dimenticato che le recensioni online sono l’equivalente digitale del tradizionale “passaparola”. 

Quanto influiscono le recensioni online sulla Brand Reputation?

Quanto influiscono le recensioni online sulla Brand Reputation?

Secondo quanto pubblicato da ShippyPro alla fine del 2023, gli utenti intenzionati ad acquistare prodotti o servizi considerano le recensioni online particolarmente utili a chiarire eventuali dubbi e a prendere decisioni più consapevoli e informate

Da un lato, l’e-commerce di prodotto è aumentato dell’8% nel solo 2022, per un totale di oltre 33 miliardi di euro (quello di servizio ha subito un’impennata addirittura pari al 59%, per un totale di quasi 15 miliardi di euro); dall’altro, fino all’89% dei consumatori controlla le recensioni online di un prodotto o servizio prima di procedere al suo acquisto. Sono numeri che parlano da soli: quasi 9 prospect su 10 considerano le opinioni di altri utenti essenziali per il loro processo decisionale. 

Dell’89% dei consumatori sopraccitato, il 48% – ossia quasi la metà – considera la presenza di recensioni positive una delle tre motivazioni che influenzano l’acquisto. L’opinione di altri consumatori è quindi valutata come più importante rispetto a quella di qualunque testimonial o influencer: un dettaglio di cui tutte le aziende che vendono online devono assolutamente tenere conto. 

I vantaggi delle recensioni online sono oggettivi: 

  • Offrono informazioni dettagliate e subito a portata di mano sui prodotti o servizi da parte di persone che li hanno effettivamente utilizzati. 
  • Contribuiscono alla credibilità di un prodotto, marchio o azienda, specialmente se provengono da fonti autentiche e verificate.
  • Forniscono un feedback quasi istantaneo sulle esperienze dei clienti, permettendo alle aziende di rispondere rapidamente ai problemi e alle preoccupazioni dei clienti.
  • Possono contribuire al miglioramento della SEO, specialmente se presenti in grande quantità e pubblicati – oltre che sull’e-commerce proprietario – anche sui canali social, su Google, sul sito web istituzionale o su portali di comparazione. 
  • Il word-of-mouth (passaparola) digitale positivo è oggi strategico per i piani di marketing aziendali, poiché rappresenta un potentissimo incentivo per potenziali nuovi prospect. 
  • Le recensioni online offrono alle aziende informazioni importanti rispetto alla percezione che il pubblico ha di un prodotto o servizio, favorendone eventuali interventi correttivi o di miglioramento. 
  • Infine, le recensioni online possono promuovere l’interazione e l’engagement tra le aziende e i clienti. Le aziende hanno infatti l’opportunità di rispondere alle recensioni e dimostrare di prendere sul serio le opinioni dei loro clienti.

E gli svantaggi? Anch’essi devono, naturalmente, essere tenuti in considerazione:

  • Le recensioni online possono essere soggette a falsificazioni per influenzare la reputazione di un prodotto o un’azienda. In tal senso, sono numerose le piattaforme che implementano oggi rigorosi processi di verifica per “filtrare” a monte tali contenuti e, in aggiunta, sono disponibili nuove norme per la tutela dei consumatori, come la recente Direttiva Omnibus.
  • Possono essere parziali o influenzate dalle esperienze personali dei revisori. Ciò significa che una recensione potrebbe non rappresentare accuratamente l’esperienza generale dei consumatori.
  • Alcuni consumatori possono fare affidamento solo sulle recensioni online senza valutare altri fattori, come la reputazione del marchio o la qualità del prodotto. Si parla in questo caso di “overreliance”, un processo che può portare a decisioni d’acquisto errate. 
  • Vaghezza e mancanza di contesto, oltre che di informazioni specifiche, rendono le recensioni online inutili e non pertinenti sulle decisioni d’acquisto dei consumatori.
  • In alcuni casi, un’eccessiva quantità di recensioni online può essere travolgente per i consumatori, rendendo difficile analizzare e confrontare le informazioni per prendere una decisione d’acquisto informata.

Per le aziende, il principale svantaggio delle recensioni online è comunque strettamente connesso al sentiment che queste esprimono: le opinioni negative da parte degli utenti non solo possono scoraggiare eventuali prospect, ma persino danneggiare la reputazione di brand nel suo complesso. 

Come gestire le recensioni negative online.

Come gestire le recensioni negative online

La gestione delle recensioni negative online è essenziale per la Brand Reputation di un’azienda. 

Per effettuarla al meglio, è consigliato prima di tutto essere tempestivi, ossia rispondere il prima possibile. La rapidità nella gestione mostrerà ai clienti che l’azienda prende seriamente critiche e preoccupazioni e che si impegna a risolverle. 

È inoltre fondamentale rispondere sempre in modo cortese, professionale e disponibile, mettendo da parte atteggiamenti aggressivi o “sulla difensiva”. 

Allo stesso modo, l’azienda deve assicurarsi di rispondere a tutte le recensioni negative in modo coerente ed equo, evitando di trattare in modo diverso le recensioni negative in base alla gravità del problema o al tono del cliente.

Suggeriamo poi di ascoltare attentamente e genuinamente il feedback dei clienti e di utilizzare le recensioni negative come opportunità per migliorare i prodotti, i servizi o i processi aziendali. Analizzare le critiche in questo modo aumenterà le possibilità di identificare eventuali tendenze o problemi ricorrenti, e consentirà di intervenire in modo più puntuale per risolverli.

Anche la proposta di una soluzione al problema può rivelarsi estremamente positiva per gli utenti: che si tratti di un ritiro gratuito, di una sostituzione o di un rimborso, dimostrerà che il Brand è disponibile a fare tutto quanto in suo potere per soddisfare i propri clienti.

Le aziende dovrebbero inoltre essere sempre trasparenti nelle risposte alle recensioni negative, fornendo informazioni aggiuntive (se necessarie), spiegando eventuali circostanze attenuanti e offrendo chiarimenti sulle politiche o procedure aziendali. 

In alcuni casi, potrebbe essere consigliato chiedere al cliente di discutere dei dettagli del problema in privato, ad esempio tramite e-mail, contatto telefonico o messaggio diretto. Tale approccio permetterà di risolvere la questione in modo più efficace mantenendo la privacy del cliente.

Infine, i brand dovrebbero continuare a incoraggiare i clienti soddisfatti a lasciare recensioni positive sul loro e-commerce o altri canali digitali. Come spiegato, infatti, le recensioni positive contribuiscono a bilanciare l’impatto di quelle negative e a migliorare complessivamente la Brand Reputation dell’azienda. 

Consigli per le aziende che vogliono aumentare il numero di recensioni online.

Consigli per le aziende che vogliono aumentare il numero di recensioni online

Per concludere, ecco a seguire alcuni suggerimenti per le aziende che desiderano migliorare la loro Brand Reputation aumentando il numero di recensioni online da parte dei clienti. Tali recensioni potranno essere lasciate sia su eventuali e-commerce aziendali che su Google, Facebook/Meta o altre piattaforme che consentono la condivisione di opinioni. 

  • Chiedere attivamente il feedback: consigliamo di incoraggiare attivamente i clienti a lasciare una recensione dopo aver acquistato un prodotto o servizio. È possibile farlo inviando e-mail di follow-up o includendo un apposito promemoria (nel packaging del prodotto o sulla ricevuta del servizio), possibilmente personalizzato per il cliente.
  • Essere onesti e trasparenti: è opportuno non incoraggiare mai recensioni false o manipolate, e rispettare sempre le linee guida e politiche delle piattaforme digitali.
  • Semplificare il processo di pubblicazione della recensione online: eliminando qualunque ostacolo o frizione che potrebbe scoraggiare gli utenti (come richiedendo obbligatoriamente la creazione di un profilo o includendo processi di verifica complessi). 
  • Offrire incentivi: le aziende possono considerare l’opportunità di offrire sconti futuri, omaggi o punti fedeltà ai clienti che hanno lasciato recensioni. Tale approccio potrà favorire il passaparola positivo tra i consumatori.
  • Rispondere alle recensioni esistenti: lo abbiamo già menzionato in precedenza, ma vale comunque la pena ribadirlo. Le aziende devono dimostrare ai clienti che apprezzano il loro feedback anche quando questo non è positivo: possono farlo rispondendo alle recensioni esistenti a prescindere dal loro tono o contenuto. Mostrare disponibilità in questo senso incoraggerà altri clienti a condividere la loro opinione con la certezza che essa verrà recepita e apprezzata. 
  • Diffondere le recensioni esistenti per promuovere i propri prodotti o servizi: è possibile farlo includendo testimonianze e recensioni positive nelle pagine dei prodotti, sui social media o nelle campagne di marketing.
  • Garantire un customer care eccellente: un ottimo servizio clienti può portare alla pubblicazione di recensioni positive spontanee da parte dei clienti soddisfatti. Le aziende dovranno quindi assicurarsi di offrire un servizio clienti reattivo, cortese e competente che superi le aspettative dei consumatori, ormai sempre più esigenti.
  • Coinvolgere con newsletter e social media post: infine, le aziende possono utilizzare i loro canali social e le newsletter per incoraggiare i clienti a lasciare recensioni positive sulle varie piattaforme. In genere, questo processo funziona meglio se a una richiesta nuda e cruda si sostituiscono storie di successo reali, opinioni genuine e impattanti oppure offerte speciali per i clienti che scelgono di condividere le loro opinioni.

Implementando tutti questi consigli in modo autentico e coerente, le aziende possono incrementare il numero di recensioni positive sui loro canali digitali e gestire al meglio eventuali opinioni negative, con un impatto significativo sulla Brand Reputation

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Pagine pillar: i pilastri dei contenuti correlati sul sito

L’evoluzione della SEO attuale rispetto a quella di alcuni anni fa è il risultato di molteplici fattori, primi fra tutti l’implementazione di algoritmi di ricerca sempre più sofisticati e la necessità di strategie di marketing digitale progressivamente più complesse

Se, in passato, la SEO si concentrava spesso su pratiche (decisamente opinabili) come il keyword stuffing e la creazione di contenuti scadenti solo per attirare traffico, i motori di ricerca favoriscono ora contenuti di alta qualità, originali, pertinenti e utili per gli utenti. Inoltre, l’aumento delle ricerche effettuate dai device mobili ha reso necessaria l’indicizzazione di contenuti mobile-first, ossia ha dato priorità ai siti web che offrono un’esperienza utente ottimizzata per questi dispositivi. 

La velocità di caricamento delle pagine è anch’essa un fattore critico per il ranking nei motori di ricerca, e oggi più che mai anche una frazione di secondo può fare la differenza nel mantenere gli utenti sul sito. Vi sono poi i backlink: è fondamentale concentrarsi sulla qualità piuttosto che sulla quantità, poiché è proprio questa che i motori di ricerca valutano, in base all’autorità del sito di provenienza, alla rilevanza del contesto e alla naturalezza del link. 

Infine, vale la pena ricordare la centralità di Semantic Search e Intento di Ricerca: gli algoritmi dei motori di ricerca sono diventati sempre più abili nell’interpretare l’intenzione e l’esigenza degli utenti e nell’offrire risultati pertinenti anche senza corrispondenza esatta delle parole chiave. La SEO attuale deve quindi concentrarsi sulla creazione di contenuti che soddisfino l’intento di ricerca degli utenti, anche senza utilizzare esattamente le loro stesse keyword.

In tale contesto, a giocare un ruolo molto importante nelle strategie di posizionamento organico sono le pagine pillar (pillar page)

Cosa sono le pagine pillar (pillar page)?

Cosa sono le pagine pillar (pillar page)?

Conosciute anche come “pagine pilastro” o “pagine fondamentali”, le pillar page sono pagine chiave all’interno di un sito web che hanno l’obiettivo di fornire un’ampia panoramica o approfondimento su specifiche tematiche. Queste pagine fungono da punto di riferimento per i contenuti correlati, organizzando e collegando i vari aspetti di un argomento in modo chiaro, gerarchico e facilmente comprensibile per l’utente.

Le pagine pillar sono strutturate per essere complete e informative, e devono quindi includere un quadro esaustivo dell’argomento trattato. Solitamente vengono organizzate in modo da includere sottosezioni o link interni che indirizzano agli argomenti correlati, noti come “cluster content“, pagine più verticali e specifiche che forniscono dettagli aggiuntivi su sotto-argomenti legati all’argomento principale trattato nella pagina pillar.

L’obiettivo principale delle pagine pillar è arricchire l’esperienza utente fornendo una navigazione comprensibile e intuitiva all’interno del sito web. Inoltre, la presenza di queste pagine ben progettate migliora l’autorità del sito nelle logiche dei motori di ricerca perché garantisce una copertura completa e organizzata di un argomento specifico. 

Il raggiungimento sinergico di tutti questi obiettivi contribuisce a ottimizzare il posizionamento organico del sito web, aumentando la sua visibilità e il suo traffico.

Quale struttura dovrebbe avere una pagina pillar?

Quale struttura dovrebbe avere una pagina pillar?

Come accennato in precedenza, una pagina pilastro dovrebbe essere sempre caratterizzata da una struttura chiara, informativa e gerarchica al fine di offrire una panoramica completa dell’argomento su cui si concentra. 

L’efficace struttura per una pillar page dovrebbe pertanto includere tutti questi elementi: 

  • Titolo chiaro e accattivante: per catturare subito l’attenzione dell’utente e comunicare esplicitamente l’argomento principale trattato.
  • Sommario e introduzione all’argomento: per aiutare gli utenti a comprendere quale tematica verrà affrontata nella pagina.
  • Sottosezioni ben definite: la pillar page dovrebbe essere suddivisa in sottosezioni logiche e facilmente comprensibili, ciascuna concentrata su un aspetto specifico dell’argomento principale. A loro volta, queste sottosezioni potranno includere titoli descrittivi e punti chiave per guidare l’utente attraverso il contenuto.
  • Contenuto dettagliato e informativo: sia complessivamente che in ogni sottosezione, la pagina pilastro dovrebbe includere contenuti dettagliati e informativi sull’argomento trattato. Attenzione: non ci riferiamo soltanto al testo, ma anche ad eventuali immagini, infografiche, clip audio, video o altri tipi di contenuto multimediale.
  • Link interni: la pillar page dovrebbe includere link interni che collegano alle pagine dei cluster content, approfondendo ulteriormente gli argomenti correlati trattati nella pagina pillar.
  • CTA (Call to Action): al termine della pagina pillar, suggeriamo di inserire sempre una CTA che inviti gli utenti a compiere un’azione specifica, come contattare l’azienda per ulteriori informazioni o esplorare altri contenuti presenti sul sito web.

Va da sé che una pillar page correttamente strutturata sarà anche SEO-friendly, ossia ottimizzata per i motori di ricerca: includerà quindi parole chiave rilevanti nell’intestazione, nel titolo, nella meta description, nei tag H1, H2, H3 eccetera e, ovviamente, nel testo. Idealmente, dovrebbe essere presentata con un design pulito e una formattazione chiara in modo da garantirne la comprensibilità e fruibilità da parte degli utenti. 

Seguendo una struttura come quella che abbiamo appena illustrato, una pagina pillar può diventare un punto di riferimento prezioso per gli utenti e un elemento chiave nella strategia di content e di SEO del sito web.

…E quale lunghezza dovrebbe avere una pillar page?

Alla questione della lunghezza delle pagine pilastro dedichiamo un paragrafo a parte perché, a conti fatti, non esiste una risposta univoca alla questione. Tale caratteristica può infatti variare a seconda dell’argomento trattato, della complessità della tematica e delle esigenze degli utenti. 

In linea di massima, una pillar page dovrebbe essere sempre articolata abbastanza da fornire una panoramica completa e dettagliata del topic, ma anche di una lunghezza tale da mantenere alta l’attenzione dell’utente senza appesantire eccessivamente né la pagina né la lettura.

Le linee guida generali per la lunghezza di una pillar page suggeriscono contenuti compresi tra le 2.000 e le 5.000 parole, perché si ritiene che siano sufficienti a fornire informazioni dettagliate sull’argomento trattato senza dilungarsi troppo.

Tuttavia, ribadiamo che non si tratta di una regola ferrea da rispettare “no matter what”: un buon marketer – o, in questo caso, un buon copywriter – è infatti pienamente consapevole che la qualità del contenuto è sempre più importante della quantità. È quindi meglio pubblicare una pagina più breve ma ricca di contenuti utili, ben organizzati e pertinenti all’argomento, piuttosto che una pagina estremamente lunga ma piena di riempitivi o ripetizioni.

Nel definire la lunghezza di una pillar page va poi considerata la centralità della user experience: pagine eccessivamente lunghe, male organizzate o costituite da muri di testo formattati in modo inadeguato tendo a essere scoraggianti per gli utenti, che perderanno interesse prima di terminare la lettura. Mantenere la pagina interessante, coinvolgente e facilmente navigabile è quindi un imperativo imprescindibile. 

A prescindere dalla lunghezza che si sceglierà per la propria pagina pilastro, sarà comunque sempre importante monitorare metriche di performance della pagina come il tempo medio trascorso sulla pagina e il tasso di rimbalzo: queste analisi sono infatti essenziali per valutare se la lunghezza del contenuto è adeguata a soddisfare le esigenze degli utenti.

Pillar page e cluster content: quale legame?

Pillar page e cluster content: quale legame?

Quando si parla di pagine pilastro è anche importante sottolinearne la stretta interconnessione con il cosiddetto “cluster content”, a cui abbiamo già accennato: si tratta dell’insieme delle pagine più specifiche e dettagliate che sono chiamate ad approfondire gli aspetti più verticali della tematica trattata nella pillar page. Tali pagine sono legate ad essa tramite link interni e hanno quindi lo scopo di fornire ulteriori informazioni su sotto-argomenti correlati.

Vogliamo fare un esempio pratico? Immaginiamo di avere un sito web dedicato a benessere e nutrizione e di volerci posizionare come riferimento nelle informazioni legate alle diete salutari. In questo caso, la nostra pillar page potrebbe intitolarsi “Guida completa alle diete salutari” ed essere strutturata come segue: 

  • Il concetto di dieta salutare: definizione e importanza.
  • I principi base di una nutrizione bilanciata.
  • I benefici di una dieta salutare sul benessere fisico e mentale.
  • Un confronto tra le diete più popolari e la loro efficacia.
  • I consigli per adottare e mantenere una dieta salutare nella vita quotidiana.
  • Risorse aggiuntive: libri, app, e strumenti per gestire la propria dieta.

Il nostro cluster content dovrà quindi essere composto da pagine dedicate ai micro-argomenti specifici connessi alla pillar page: la prima potrà intitolarsi “Dieta mediterranea: benefici e menu tipo”, la seconda “Dieta chetogenica: cosa sapere prima di iniziare”, la terza “Alimentazione vegetariana: guida alla transizione”, la quarta “Supplementi nutrizionali: quando e perché assumerli”, la quinta “Come leggere le etichette alimentari” e via discorrendo. Ovviamente, ogni pagina del cluster content dovrà includere link interni alla pillar page che rinforzeranno sia la struttura del topic cluster che la SEO di tutto l’ecosistema di pagine: quella principale (la pagina pilastro) e le sue pagine satellite. 

La strategia del topic cluster si basa dunque sull’idea di creare una rete interconnessa di contenuti correlati che ruotano intorno a una pillar page centrale

Ecco, in sintesi, in che modo le pagine pilastro si inseriscono nella strategia del topic cluster:

  • Identificazione dell’argomento centrale: la pagina pillar viene creata per coprire un argomento generale o di ampio respiro all’interno del quale è possibile approfondire ulteriormente tramite cluster content dedicati.
  • Creazione di contenuti correlati: i cluster content vengono creati per approfondire specifici micro-argomenti o aspetti correlati all’argomento principale trattato nella pagina pillar. Questi contenuti sono collegati alla pagina principale tramite link interni.
  • Struttura gerarchica: la pillar page si trova sempre al vertice della struttura gerarchica dei contenuti, ossia è chiamata a fornire una panoramica completa dell’argomento. I cluster content si collocano invece al di sotto della pagina pilastro e forniscono dettagli aggiuntivi e approfondimenti su sotto-argomenti specifici.
  • Miglioramento dell’autorità del sito: la presenza di una pillar page ben strutturata e di cluster content di alta qualità contribuisce a migliorare l’autorità complessiva del sito web secondo le logiche dei motori di ricerca.
  • Miglioramento della visibilità e del posizionamento organico: la strategia dei topic cluster aiuta a migliorare la visibilità complessiva del sito web e il posizionamento organico nei motori di ricerca, poiché permette di coprire un’ampia gamma di argomenti correlati e di fornire una navigazione chiara e intuitiva per gli utenti.

Quali vantaggi per un sito web che include pillar page di alta qualità?

Quali vantaggi per un sito web che include pillar page di alta qualità?

Chiarito cosa sono le pagine pillar, come dovrebbero essere realizzate e in che modo si collegano alla più ampia strategia dei topic cluster, vediamo quali sono i vantaggi che un sito web che include pagine pilastro di alta qualità può ottenere. In pratica, scopriamo i benefici che questo tipo di strategia di content marketing può generare per l’azienda o il brand che decidono di attuarla. 

Il primo vantaggio è legato ovviamente al miglioramento del posizionamento organico sui motori di ricerca, ossia alla SEO, poiché le pagine pillar forniscono una struttura gerarchica e interconnessa per il sito web, facilitando la scoperta e l’indicizzazione dei contenuti da parte dei motori. Di riflesso, il sito web dovrebbe registrare anche un incremento del traffico, poiché le pagine principali forniscono un’ampia panoramica su argomenti rilevanti e interessanti per gli utenti.

Con l’aumento del traffico e il miglioramento della SEO, il sito nel suo complesso acquisisce maggiore autorità, con conseguente incremento della fiducia degli utenti. Per quanto riguarda invece l’aspetto dell’UX (User Experience), le pagine pillar offrono un’organizzazione semplice e intuitiva del contenuto, facilitando la navigazione per gli utenti e migliorando complessivamente l’esperienza sul sito web.

Un benefit aggiuntivo è legato all’aumento del tempo trascorso sul sito: dal momento che, per loro natura, le pillar page di qualità tendono a essere ricche di contenuti informativi, interessanti e coinvolgenti, potrebbero incoraggiare gli utenti a rimanere più a lungo e ad esplorare anche altre pagine del sito. Inoltre, le pagine pillar possono essere utilizzate per guidare gli utenti attraverso il funnel di vendita, fornendo loro informazioni utili e rilevanti su argomenti correlati ai prodotti o servizi presentati sullo stesso sito web: stiamo quindi parlando di lead generation, essenziale per qualunque azienda.

Infine, vale la pena menzionare il vantaggio legato alla maggiore semplicità di aggiornamento e manutenzione: dal momento che le pagine pilastro sono il “nodo” centrale di una tematica, una volta create renderanno più facile e intuitivo aggiungere e aggiornare il cluster content correlato senza dover apportare modifiche sostanziali alla struttura del sito.

In Naxa, ci occupiamo di SEO di qualità fin dal 2007 e contribuiamo ogni giorno a massimizzare la presenza organica dei siti dei nostri clienti sui motori di ricerca realizzando pillar page e cluster content pertinenti, interessanti e coinvolgenti per gli utenti. Vieni a trovarci in agenzia per scoprire come possiamo rendere anche la tua azienda il riferimento per una o più tematiche cruciali nel tuo ambito di attività. 

Le regole SEO da rispettare nella stesura delle pagine prodotto

Le pagine prodotto – note anche come “product pages” – sono pagine web specificamente concepite per presentare e descrivere in modo dettagliato un singolo articolo in vendita all’interno di un sito e-commerce. Hanno quindi lo scopo di offrire agli utenti che visitano la piattaforma una serie di indicazioni essenziali per prendere decisioni d’acquisto più consapevoli e informate.

Le pagine prodotto sono progettate per essere informative, coinvolgenti e persuasive al fine di fornire un’esperienza di shopping ottimale agli utenti e aumentare le conversioni per l’e-commerce: di conseguenza, una buona progettazione delle pagine prodotto è essenziale per massimizzare le vendite e la soddisfazione del cliente

È anche importante chiarire che “pagina prodotto” non è sinonimo di “scheda prodotto”: quella tra questi due termini è infatti una differenza sottile ma non per questo meno importante, soprattutto in termini di SEO. La scheda prodotto è una sezione della pagina prodotto, una sorta di documento che contiene informazioni sintetiche e tecniche su un determinato articolo, e si rivela molto importante in ambienti di vendita B2B e B2C, dove i dettagli tecnici e le specifiche hanno un ruolo fondamentale. La scheda prodotto può essere integrata direttamente nella pagina del prodotto o fornita sotto forma di file PDF scaricabile o riassunto stampabile.

Quali sono gli elementi delle pagine prodotto.

Quali sono gli elementi delle pagine prodotto

Tipicamente, le pagine prodotto di un sito e-commerce si compongono di una serie di elementi fondamentali

  • Il nome del prodotto in vendita.
  • Fotografie, immagini, rendering o video che mostrano il prodotto da diverse angolazioni e prospettive. Le immagini di alta qualità sono essenziali per mostrare il prodotto in modo accurato e invitante.
  • Una descrizione dettagliata delle caratteristiche, delle specifiche tecniche e degli utilizzi del prodotto. Questa sezione fornisce agli utenti tutte le informazioni di cui hanno bisogno per comprendere appieno le funzionalità del prodotto e valutarne l’acquisto.
  • Il prezzo del prodotto, eventuali sconti o promozioni applicabili e le opzioni di pagamento disponibili.
  • La disponibilità del prodotto per l’acquisto ed, eventualmente, il tempo stimato per la sua spedizione e consegna.
  • In alcuni casi, le opinioni e valutazioni lasciate da clienti che hanno già acquistato e utilizzato il prodotto. Le recensioni dei clienti forniscono un feedback autentico e hanno un’enorme influenza sulle decisioni di acquisto degli altri utenti.
  • Call to Action, ossia pulsanti o link che invitano gli utenti a compiere un’azione specifica, come “Aggiungi al carrello”, “Salva per dopo”, “Aggiungi ai preferiti”, “Acquista ora” o “Aggiungi alla lista dei desideri”.

Pagine prodotto e SEO: binomio vincente per massimizzare la visibilità sui motori

Una pagina prodotto SEO-friendly – ossia correttamente ottimizzata per posizionarsi quanto più in alto possibile nella SERP – massimizza la visibilità del prodotto stesso sui motori di ricerca, aumentando così il traffico organico verso il sito e-commerce e migliorando le possibilità di conversione.

Di riflesso, un corretto processo di ottimizzazione SEO può fare davvero la differenza tra un prodotto che viene individuato facilmente dai potenziali acquirenti e uno che, invece, rimane ignorato perché nascosto nei meandri dei risultati di ricerca

Le regole per una corretta ottimizzazione SEO delle pagine prodotto.

Le regole per una corretta ottimizzazione SEO delle pagine prodotto

Come abbiamo spiegato, quando si parla di e-commerce è essenziale progettare e realizzare pagine prodotto SEO-friendly, ossia dotate di tutte le caratteristiche necessarie a favorire un ottimale posizionamento organico sui motori di ricerca

Vediamo a seguire quali dovrebbero essere le sue principali caratteristiche:

  • Keyword pertinenti e mirate: la pagina prodotto dovrebbe contenere parole chiave rilevanti e pertinenti al prodotto che si sta vendendo. Le keyword dovrebbero essere presenti nel titolo, nella descrizione, negli attributi delle immagini e nel testo della pagina in modo naturale e coerente, evitando lo stuffing (ossia l’inserimento eccessivo e fuori luogo delle parole chiave nel testo per il solo scopo di “fare numero”).
  • Contenuto unico, originale e di qualità: la descrizione del prodotto dovrebbe essere originale, dettagliata e informativa. È sempre suggerito evitare di copiare e incollare le descrizioni fornite dai produttori. Al contrario, è opportuno creare contenuti unici che offrano valore aggiunto agli utenti e rispondano alle loro reali esigenze e domande.
  • Struttura della pagina comprensibile e ben definita: la pagina prodotto dovrebbe avere una struttura chiara e organizzata, con titoli, sottotitoli e paragrafi che facilitino la lettura e la comprensione del contenuto. Sarà quindi necessario utilizzare tag HTML appropriati (come H1, H2, H3) per evidenziare i titoli e la struttura della pagina.
  • Immagini di qualità, chiare, pertinenti e ottimizzate: anche le immagini (ed eventualmente i video) del prodotto dovrebbero essere ottimizzate per le prestazioni e per il posizionamento SEO. È quindi opportuno assicurarsi che abbiano nomi file descrittivi, che sia presente testo alternativo (ALT text) per descrivere le immagini e che le dimensioni dei file siano ottimizzate in modo tale da ridurre i tempi di caricamento della pagina.
  • URL SEO-friendly: l’URL della pagina prodotto dovrebbe essere breve, descrittivo e contenere parole chiave rilevanti. Meglio invece evitare URL troppo lunghi o complessi che possono essere difficili da leggere e comprendere per gli utenti e i motori.
  • Presenza di link interni ed esterni: è buona pratica collegare la pagina prodotto ad altre pagine pertinenti all’interno del sito web (link interni realmente utili, come ad esempio a una sezione FAQ) e, se possibile, a risorse esterne autorevoli e rilevanti (link esterni). Tale approccio migliora l’autorevolezza della pagina e il suo posizionamento nei risultati di ricerca.
  • Velocità di caricamento della pagina: è essenziale che la pagina possa essere visualizzata rapidamente su tutti i dispositivi e con tutte le connessioni Internet. La velocità di caricamento della pagina è, non a caso, un fattore importante per l’esperienza dell’utente e influenza il posizionamento nei motori di ricerca.
  • Design mobile-friendly: infine, la pagina prodotto dovrebbe essere ottimizzata per i dispositivi mobili, garantendo una visualizzazione e un’esperienza utente ottimali anche su smartphone e tablet. Non dimentichiamo infatti che, oggi più che mai, Google considera la compatibilità mobile come un fattore di ranking cruciale nei suoi algoritmi di ricerca.

Struttura e formattazione delle pagine prodotto: qualche consiglio.

Struttura e formattazione delle pagine prodotto: qualche consiglio

La struttura e la formattazione del testo sono critiche sia per l’esperienza utente che per l’ottimizzazione dei motori di ricerca (SEO). Ecco i nostri consigli in merito a come organizzare il testo delle pagine prodotto per massimizzare entrambi questi aspetti:

  • Paragrafi brevi e leggibili: suddividi il contenuto della pagina in paragrafi brevi e facilmente leggibili. In tal modo, renderai il testo più digeribile per gli utenti e favorirai una migliore comprensione del prodotto. Ricorda inoltre che paragrafi più brevi possono migliorare la leggibilità su dispositivi mobili, dove lo spazio è inevitabilmente più limitato.
  • Titoli e sottotitoli: utilizza titoli e sottotitoli per suddividere il contenuto della pagina in sezioni chiare e distinguibili. Ciò non solo rende più semplice la scansione del testo da parte degli utenti, ma fornisce anche indicazioni ai motori di ricerca sulle parole chiave e sui concetti principali della pagina.
  • Grassetto e corsivo: usa il grassetto e il corsivo per evidenziare le parole chiave o i concetti chiave all’interno del testo. Tale tecnica aiuta gli utenti a identificare rapidamente le informazioni importanti e può influenzare positivamente il posizionamento della pagina nei risultati di ricerca.
  • Liste puntate e numerate: sfrutta le liste puntate o numerate per elencare le caratteristiche del prodotto, i vantaggi o le specifiche tecniche in modo chiaro, comprensibile e conciso. Le liste rendono più facile per gli utenti individuare le informazioni di loro interesse e migliorano la leggibilità complessiva della pagina.
  • Link interni ed esterni: se appropriato e pertinente, inserisci link interni ad altre pagine del sito web correlate al prodotto in questione. In tal modo, potrai migliorare l’esperienza utente fornendo informazioni aggiuntive e contribuire alla struttura dei link interni del sito, un altro fattore importante per la SEO. Inoltre, considera l’inserimento di link esterni a risorse autorevoli e rilevanti per arricchire il contenuto e fornire ulteriori informazioni ai visitatori.
  • Ottimizzazione per dispositivi mobili: assicurati che il testo sia facilmente leggibile anche sui dispositivi mobili, con tipologia e dimensioni del carattere adeguate e spaziatura sufficiente tra le righe. Un approccio mobile friendly è essenziale per garantire un’esperienza utente ottimale su tutti i dispositivi e ha senza dubbio un impatto positivo sul posizionamento nei risultati di ricerca mobile di Google, Bing e altri motori.

L’importanza dei dati strutturati nell’ottimizzazione SEO delle pagine prodotto.

L’importanza dei dati strutturati nell’ottimizzazione SEO delle pagine prodotto

Infine, vale la pena spendere qualche parola sul legame tra i dati strutturati e il successo nel posizionamento sulla SERP di una pagina prodotto.

I dati strutturati sono un tipo di markup che consente ai motori di ricerca di comprendere meglio il contenuto di una pagina web e di presentarlo in modo più ricco, pertinente e coerente nei risultati di ricerca. Tale markup fornisce informazioni aggiuntive sul significato e sul contesto del contenuto della pagina, permettendo al motore di interpretarlo in modo più preciso.

Nel contesto dell’ottimizzazione SEO delle pagine prodotto, l’impiego dei dati strutturati è particolarmente importante perché migliora la visibilità e l’attrattiva delle pagine nei risultati di ricerca. Ad esempio, i dati strutturati forniscono ai motori informazioni dettagliate sul tipo di contenuto presente sulla pagina, come il nome del prodotto, il prezzo, le recensioni dei clienti, le specifiche tecniche e altro ancora, di fatto rendendo più comprensibili contesto e significato del contenuto della pagina.

Utilizzando i dati strutturati, è inoltre possibile influenzare la visualizzazione dei risultati di ricerca. Per intenderci, le informazioni sui prodotti correttamente strutturati possono essere visualizzate come rich snippet, con foto del prodotto, prezzo e valutazioni direttamente disponibili nei risultati di ricerca, rendendo la pagina più attraente agli occhi degli utenti.

Le pagine con rich snippet e risultati di ricerca così strutturati hanno tendenzialmente un tasso di click più elevato rispetto alle pagine con snippet standard. La ragione è facile da intuire: le informazioni aggiuntive visibili nei risultati di ricerca tendono ad attirare l’attenzione degli utenti e aumentare la loro fiducia nel cliccare sul link.

Fornendo informazioni strutturate e dettagliate sui prodotti, i dati strutturati contribuiscono infine a migliorare l’esperienza degli utenti sul sito web. I potenziali acquirenti possono individuare più facilmente informazioni di loro interesse e prendere decisioni di acquisto più informate, aumentando la soddisfazione complessiva nel corso della loro esperienza di shopping online.

Stai valutando l’opportunità di vendere online i tuoi prodotti e desideri una piattaforma di e-commerce altamente performante, con pagine prodotto progettate per un ottimale posizionamento sui motori? Ti aspettiamo in NAXA per parlarne!

Nuovo sito web? Ecco come dovrebbe essere la tua SEO strategy

Se, fino ad alcuni anni fa, l’acronimo SEO era noto quasi esclusivamente agli addetti ai lavori (ossia ai marketer), la sua definizione e la sua importanza in una strategia di marketing sono oggi almeno familiari anche alle aziende che si trovano a strutturarla (o richiederla!). La Search Engine Optimization è infatti fondamentale per garantire che un sito web sia visibile sui motori di ricerca e possa intercettare correttamente gli utenti che cercano specifici servizi, prodotti o informazioni

Sintetizzando quanto più possibile, la SEO è l’insieme delle pratiche finalizzate a ottimizzare un sito web per i motori di ricerca – come Google, Bing o Yahoo, solo per citarne tre – al fine di migliorare il posizionamento delle sue pagine tra i risultati di ricerca organica (ossia la SERP, Search Engine Results Page), che vengono visualizzati quando un utente effettua, appunto, una ricerca. 

La SERP mostra una lista di link organici, annunci pubblicitari, snippet in evidenza, elementi multimediali e altre informazioni rilevanti correlate alla query di ricerca dell’utente. È dunque il principale punto di contatto tra gli internauti e i risultati delle ricerche online, e gli algoritmi dei motori di ricerca determinano quali risultati vengono visualizzati e in che ordine.

Perché la SEO è imprescindibile per qualunque sito web.

Perché la SEO è imprescindibile per qualunque sito web

I motivi per cui la SEO è assolutamente indispensabile per il successo di un sito web sono diversi. Il primo è naturalmente legato alla visibilità online: dal momento che la maggior parte del traffico sul web è generata attraverso i motori di ricerca (a tal proposito, dai un’occhiata a questo report di HubSpot), un posizionamento ottimale aumenta la visibilità del sito e amplifica la possibilità di essere trovati da utenti interessati.

Il secondo è connesso a fiducia e credibilità: gli utenti tendono infatti a fidarsi di e ad affidarsi a siti web che appaiono tra i primi risultati di ricerca, percependoli come più autorevoli e attendibili (Backlinko segnala che i siti in prima posizione hanno addirittura dieci volte più probabilità di ricevere un click rispetto a quelli posizionati in decima posizione). Inoltre, un buon posizionamento SEO aumenta significativamente il traffico organico verso il sito, e con esso le opportunità di conversione e raggiungimento degli obiettivi di business prefissati.

Il fattore della competitività dovrà anch’esso essere tenuto in considerazione: in un panorama digitale sempre più affollato e agonistico, la concorrenza per l’attenzione degli utenti è infatti molto alta. La SEO permette di competere efficacemente, garantendo al sito web una visibilità e una presenza online costanti e rilevanti, soprattutto sul medio-lungo periodo.

Infine, non dimentichiamo la user experience: la SEO non riguarda solo l’ottimizzazione dei motori di ricerca, ma anche l’ottimizzazione dell’esperienza degli utenti sul sito web. Migliorare la navigabilità, la velocità di caricamento delle pagine, la struttura dei contenuti e la loro qualità contribuisce a migliorare il modo in cui i visitatori fruiscono il sito.

Sintetizzato in passaggi sequenziali, questo processo può essere illustrato come segue:

  • Analisi preliminare della situazione di partenza: è prima di tutto importante comprendere la situazione attuale del sito web, valutando la sua performance SEO, identificando eventuali problemi o criticità e analizzando la concorrenza per individuare “dos” e “don’ts” che potrebbero rivelarsi interessanti a livello strategico.
  • Definizione degli obiettivi: sarà poi necessario stabilire gli obiettivi specifici che si vogliono raggiungere con la strategia SEO. Essi possono includere il miglioramento del posizionamento esistente, l’aumento del traffico organico con finalità di brand awareness, la generazione di lead, la massimizzazione delle possibili conversioni, il presidio del mercato rispetto a specifiche parole chiave e altro ancora. 
  • Ricerca delle keyword: uno dei pilastri fondamentali della SEO è la ricerca delle parole chiave. Questo processo consiste nell’identificare le parole e le frasi più rilevanti utilizzate dagli utenti durante le ricerche online relative al settore di riferimento del sito web.
  • Ottimizzazione on-page: riguarda l’ottimizzazione dei singoli elementi delle pagine web, come il contenuto, i titoli, le meta description, le URL e le immagini, al fine di renderli più pertinenti e rilevanti per le parole chiave target.
  • Ottimizzazione off-page: oltre all’ottimizzazione on-page, è sempre importante lavorare anche sull’ottimizzazione off-page, che comprende attività esterne al sito web come la costruzione di link di qualità (link building), l’engagement sui social media e la gestione delle recensioni online.
  • Creazione di contenuti di qualità: la definizione e stesura di contenuti rilevanti, informativi e qualitativamente eccellenti è essenziale per attrarre e coinvolgere gli utenti, oltre che per migliorare il posizionamento organico del sito web.
  • Monitoraggio e analisi dei risultati: infine, è importante monitorare costantemente le performance del sito web utilizzando strumenti analitici, valutando l’efficacia delle strategie implementate e apportando eventuali aggiustamenti in base ai risultati ottenuti.

Contenuti di qualità: al cuore di una strategia SEO di successo

Ricordiamo che la qualità dei contenuti è al cuore di qualunque strategia SEO di successo: non è un caso che si dica che “content is king”! 

Creare contenuti di qualità significa assicurarsi che non siano solo ottimizzati per i motori di ricerca, ma anche – e soprattutto – informativi, pertinenti e coinvolgenti per gli utenti. Oltre che coesi (ossia legati da un filo conduttore logico e comprensibile) e coerenti con le tematiche da trattare, i contenuti dovranno inoltre essere originali e unici, evitando il plagio di content preesistenti: dovranno quindi offrire un oggettivo valore aggiunto rispetto ad altri contenuti sullo stesso argomento. 

All’interno di un contenuto di qualità, le parole chiave verranno integrate in modo naturale, logico e organico, senza forzature né ripetizioni eccessive. In più, l’aggiunta di elementi multimediali come immagini, video, grafici o infografiche potrà arricchire il contenuto e renderlo ancora più interessante e coinvolgente per gli utenti.

Come la grafica del sito può influenzare la SEO

A rivestire una notevole importanza nel successo di una strategia SEO è anche la grafica del sito web. Essa genera infatti un impatto sotto diversi punti di vista, primo fra tutti quello della user experience (UX): una buona grafica contribuisce a migliorare l’esperienza complessiva dell’utente sul sito web, influenzando positivamente il tasso di rimbalzo, il tempo trascorso sul sito e altre metriche di coinvolgimento, che a loro volta possono avere un impatto positivo sul posizionamento organico.

La grafica influenza anche la velocità di caricamento del sito web. Se troppo pesante o scorrettamente ottimizzata, essa potrà ad esempio provocare un rallentamento, peggiorando l’UX e condizionando negativamente la SEO. Dal momento che i motori di ricerca tengono conto della velocità di caricamento come fattore di ranking, un sito web con una grafica leggera e veloce avrà maggiori probabilità di posizionarsi correttamente tra i risultati di ricerca.

Per quanto riguarda l’aspetto dell’architettura del sito, un’interfaccia ben progettata può contribuire a una migliore struttura di navigazione e a un flusso delle informazioni più chiaro e intuitivo. Ciò faciliterà la navigazione degli utenti e dei motori di ricerca attraverso il sito web, migliorando l’indicizzazione e la comprensione del contenuto. Contestualmente, anche l’inserimento di testo alternativo per le immagini (alt text) si dimostrerà un elemento importante per l’accessibilità del sito web e per la SEO, perché permetterà ai motori di ricerca di comprendere meglio ciò che le immagini mostrano, migliorandone indicizzazione e posizionamento.

Infine, va menzionato il cruciale aspetto della mobile responsiveness: la grafica del sito web deve sempre essere ottimizzata per dispositivi mobili, ossia deve garantire una visualizzazione e un’esperienza utente coerenti su diversi device e dimensioni dello schermo. La mancanza di un design responsive influenza negativamente la SEO poiché i motori di ricerca favoriscono i siti web che offrono una buona esperienza anche da smartphone e tablet.

Perché affidarsi a consulenti SEO professionisti.

Perché affidarsi a consulenti SEO professionisti

Affidarsi a professionisti esperti in SEO può davvero fare la differenza nel successo del tuo sito web: una consulenza SEO specializzata ti aiuterà infatti a identificare la tua nicchia di posizionamento e le opportunità di miglioramento in termini di esperienza utente, a sviluppare una strategia ad hoc e a monitorare i progressi nel tempo in modalità data-based. 

Il supporto di consulenti SEO sarà anche vantaggioso in termini di tempo e risorse dedicati alla tua strategia di marketing: strutturare e mettere in atto una SEO strategy richiede infatti investimenti e monitoraggio costanti, e delegare queste attività a professionisti ti permetterà di risparmiare tempo prezioso, concentrandoti su altre attività chiave del tuo business.

Naxa ha iniziato la propria attività nel 2007 proprio come SEO agency e, in diciassette anni, ha aiutato centinaia di aziende di vari settori e dimensioni a ottenere un posizionamento eccellente per keyword informative e transazionali, contribuendo attivamente al successo del loro business. Oggi, è un’agenzia di comunicazione integrata che ha ampliato la sua rosa di servizi senza però perdere la competenza tecnica acquisita negli anni.

Vieni a prendere un caffè da noi e parliamo della SEO che può favorire al meglio il tuo business! 

Cos’è l’AI-generated internet?

Con il termine AI-generated internet ci si riferisce alla crescente presenza di contenuti generati dall’intelligenza artificiale sul web. Essenzialmente, ci troviamo quindi di fronte a un numero progressivamente maggiore di contenuti prodotti non da esseri umani, ma da algoritmi di generazione del linguaggio, reti neurali e altre tecnologie AI.

Per “contenuti” si intende, in questo caso, un po’ di tutto: articoli blog, testi SEO, notizie su giornali online e webzine, recensioni, descrizioni di prodotti e persino content multimediali come immagini, clip musicali e video che possono essere utilizzati per scopi educativi, informativi, di marketing o meramente creativi.

L’AI-generated internet non è quindi un possibile sviluppo tecnologico, ma una realtà già presente sul web che navighiamo ogni giorno e sta rivoluzionando il modo in cui i contenuti online vengono creati e consumati

Se, da un lato, esso permette di realizzare un’enorme quantità di contenuti in modo rapido, riducendo i costi e accelerando i processi di produzione, l’altra faccia della medaglia è fatta di nuove sfide e questioni etiche legate all’autenticità, alla qualità e alla responsabilità dei contenuti stessi. 

Come ChatGPT ha reso l’AI-generated internet una realtà

Anche se l’intelligenza artificiale esiste da decenni, a cambiare le regole del gioco è stato ChatGPT, il modello di lingua sviluppato da OpenAI e basato sull’architettura GPT (Generative Pre-trained Transformer). 

In estrema sintesi – e anche se ormai tutti sanno come funziona – ChatGPT è addestrato a generare testi coerenti e contestualmente rilevanti in risposta a un input di testo umano. Può inoltre simulare una conversazione human-to-human rispondendo a domande, offrendo informazioni e considerazioni e partecipando a dialoghi sugli argomenti più disparati.

L’influenza di ChatGPT sull’AI-generated internet è significativa, e le ragioni sono facilmente intuibili: dal momento che il modello può produrre testo semantico e coerente, viene ormai utilizzato sempre più su larga scala per realizzare contenuti di ogni tipo, dagli articoli blog alle risposte a FAQ, dalle e-mail automatizzate alla newsletter, dai post destinati ai social media alle strategie di marketing, e molto altro ancora.

Le aziende che scelgono di utilizzare ChatGPT in collaborazione con – o, nei casi peggiori, addirittura in sostituzione di – professionisti umani lo fanno per diversi motivi, primo fra tutti la riduzione dei costi legati alla creazione di contenuti. A questo vantaggio va associata la rapidità tipica del modello, che permette alle aziende di mantenere elevati ritmi di produzione eliminando le fasi di revisione e finalizzazione dei contenuti (o quantomeno limitandone l’esigenza). Ecco quindi che, senza aumentare la loro forza lavoro, le organizzazioni possono ora disporre di uno strumento nato per generare e gestire anche grandi volumi di contenuti in tempi incredibilmente ridotti. 

Tuttavia, non è tutto roseo come sembra, anzi. Tipicamente, i contenuti generati dall’AI senza un’attenta e accurata opera di supervisione e revisione umana sono caratterizzati da inesattezze, imprecisioni, errori grossolani in termini di sintassi e linguaggio e persino vera e propria disinformazione. Il principale rischio legato all’AI-generated internet è proprio questo: il degrado complessivo dei contenuti presenti sulla rete e le conseguenze che tale deterioramento qualitativo potrebbe avere sugli utenti. 

Come l’AI-generated internet potrebbe portare al peggioramento della qualità dei contenuti

Come l’AI-generated internet potrebbe portare al peggioramento della qualità dei contenuti

Secondo quanto dichiarato a Mashable da Nader Henein, vicepresidente della società di consulenza gestionale Gartner, il rischio che l’AI-generated internet porti al peggioramento sistematico della qualità dei contenuti è concreto, soprattutto a lungo termine. 

I LLM (“Large Language Model”, un tipo di modello di intelligenza artificiale progettato per comprendere e generare testo in modo avanzato utilizzando tecniche di machine learning, in particolare l’addestramento su grandi quantità di dati testuali) si nutrono infatti reciprocamente di contenuti e, di riflesso, la qualità di questi ultimi è destinata a peggiorare, come se fosse la fotocopia di una fotocopia di un’immagine.

Henein spiega che la prima versione di ChatGPT è stata l’ultimo modello ad essere addestrato su contenuti interamente prodotti da essere umani, e che ogni modello successivo si riferisce invece a dati di addestramento con contenuti generati dall’intelligenza artificiale, non solo difficilissimi da tracciare, ma anche da verificare. Il risultato è una crescente inaffidabilità, e il rischio futuro è una rete piena di “dati spazzatura”.

“Perdiamo qualità e precisione dei contenuti e, allo stesso tempo, perdiamo anche la diversità,” commenta Heinen, “tanto che tutto tende a somigliare a sé stesso in una sorta di apprendimento incestuoso. I LLM sono una grande famiglia in cui ciascun membro consuma i contenuti degli altri. È una specie di impollinazione incrociata e, con il passare delle generazioni, i contenuti-spazzatura supereranno quelli di qualità.”

In sintesi, dal momento che i contenuti generati dall’AI immessi sulla rete senza alcuna supervisione sono ormai sempre più numerosi – oltre che risultato di LLM addestrati a loro volta su contenuti prodotti dall’AI – il futuro del web potrebbe essere totalmente omogeneo, completamente inaffidabile e molto noioso

L’AI e il problema della tutela della privacy e della proprietà intellettuale

C’è poi un altro importante fattore da considerare, quando si parla di AI-generated internet: quello legato alla tutela della privacy e della proprietà intellettuale. È già noto che l’intelligenza artificiale cerchi di replicare l’arte (immagini e video, ma anche intere opere letterarie) senza richiedere alcun permesso agli autori, così come che l’aspetto e la voce delle celebrità vengano riprodotti senza il loro consenso e compenso.

In quest’ultimo caso ci stiamo naturalmente riferendo al deep fake, la tecnica di manipolazione dei media che utilizza l’intelligenza artificiale, in particolare le reti neurali generative (GAN), per creare contenuti digitali falsi, come video, immagini o audio, in cui il volto o la voce di una persona vengono sostituiti con quelli di un’altra persona. Il termine “deep fake” deriva dalla combinazione delle parole “deep learning” (apprendimento profondo) e “fake” (falso).

Se, da un lato, già esistono leggi sul copyright, sulla privacy e sulla proprietà intellettuale che dovrebbero proteggere da tali violazioni, nella pratica la questione è più spinosa: ciò che viene pubblicato in rete è, essenzialmente, incontrollabile e quasi incancellabile. Alcuni artisti ne sono pienamente consapevoli e stanno cercando di risolvere in modo alternativo: un esempio è Grimes, che ha scelto di offrire accordi di compartecipazione alle entrate ai creatori di musica basata sull’AI. Dal punto di vista politico, è stata invece introdotta negli US la proposta di legge No Fakes Act, che dovrebbe proteggere i personaggi pubblici dalle repliche generate dall’Artificial Intelligence. 

Difficilmente queste soluzioni saranno sufficienti, ma quantomeno segnalano il tentativo di gestione di una problematica che rischia di aggravarsi sensibilmente con l’aumentare della precisione di queste tecnologie: il rischio è, infatti, che ben presto le celebrità “replicate” non siano più distinguibili da quelle reali, con conseguenze preoccupanti e facilmente immaginabili. Le applicazioni dei deep fake possono variare, ma sono comunque particolarmente utilizzate per creare video falsi di personaggi famosi, politici o personalità pubbliche che sembrano pronunciare o fare cose che in realtà non hanno fatto. Questa tecnologia può quindi essere utilizzata per scopi dannosi come la diffusione di disinformazione, la manipolazione politica o il cyberbullismo.

Cosa dicono i ricercatori in merito al calo della qualità nei contenuti AI-generated.

Cosa dicono i ricercatori in merito al calo della qualità nei contenuti AI-generated

A monte, tuttavia, il problema su cui i ricercatori sembrano concentrarsi di più è legato al già citato calo della qualità dell’AI-generated internet, considerato particolarmente insidioso. 

Secondo uno studio recentemente pubblicato dall’università tedesca Gutenburg, “questo ciclo di addestramento autoconsumante inizialmente migliora sia la qualità che la diversità dei contenuti. Tuttavia, con il progredire delle generazioni dei modelli, l’output è inevitabilmente destinato a degenerare in termini di diversità, poiché il tasso di degenerazione dipende dalla proporzione tra dati reali e dati prodotti dall’AI.”

Relativamente al degrado dei modelli di AI addestrati su dati a loro volta generati dalle macchine, vi sono poi altri due articoli accademici pubblicati nel 2023 che sono giunti alla stessa conclusione. Il primo riguarda una ricerca condotta da un team di ricercatori di Oxford, Cambridge, Imperial College London e dalle università di Toronto e di Edimburgo, secondo i quali “l’impiego di contenuti generati da modelli nella fase di addestramento genera difetti irreversibili nei modelli risultanti.” Tale criticità prende il nome di “collasso del modello”.

Il secondo paper si riferisce invece a uno studio condotto dalle università di Stanford e Rice, e afferma che “senza dati reali sufficienti in ogni generazione di un ciclo autofago (ossia risultato di autoconsumo, NdR), i futuri modelli generativi sono condannati a vedere la loro qualità (precisione) e diversità (richiamo) diminuire progressivamente.”

A queste ricerche va aggiunta infine la scoperta fatta dagli utenti di Google Scholar, che hanno analizzato una serie di documenti accademici individuando in essi la frase “come modello linguistico AI” (traducibile in pratica come: “porzioni di documenti o interi documenti sono stati scritti da chatbot come ChatGPT”). Ci troviamo quindi di fronte addirittura a paper scientifici generati dall’intelligenza artificiale che potrebbero essere considerati come riferimenti autorevoli da siti di notizie e blog. 

La reazione ambivalente dei colossi Big Tech all’AI-generated internet

Chiarito cos’è l’AI-generated internet e quali ripercussioni potrà avere sul medio-lungo termine, esaminati i (comprensibili) timori dei ricercatori e i rischi per la qualità complessiva delle informazioni in rete, non resta che capire come intendono regolarsi i colossi di Big Tech

Il loro atteggiamento è, almeno per il momento, piuttosto ambivalente: da un lato, i grandi brand tecnologici sembrano intenzionati ad abbracciare le oggettivamente straordinarie potenzialità dell’intelligenza artificiale; dall’altro desiderano controllarne per quanto possibile la portata e le conseguenze. 

Amazon, ad esempio, già dispone di una funzionalità di AI che fornisce riepiloghi delle recensioni dei prodotti, mentre sia Google che Microsoft offrono agli utenti strumenti che facilitano la stesura di e-mail. Indeed, società tecnologica che gestisce uno dei più grandi motori di ricerca di lavoro al mondo, ha lanciato nel settembre 2023 un tool che permette ai recruiter di creare descrizioni di opportunità lavorative con il supporto dell’AI. E poi ci sono ovviamente le grandi piattaforme che consentono agli utenti di generare immagini create dall’intelligenza artificiale, come Midjourney e DALL-E3

Ecco quindi che i giganti tecnologici di cui tutti ci avvaliamo quotidianamente offrono già contenuti AI-generated o servizi che consentono agli internauti di crearli. Ed è su tutti questi – e, per ora, solo questi – che i brand intendono mantenere una sorta di supervisione e controllo

Il problema maggiore è tuttavia rappresentato dagli autori di articoli click-bait e dagli innumerevoli siti che pubblicano continuamente contenuti di scarsa qualità per generare profitti, inficiando non solo l’attendibilità delle informazioni, ma anche i risultati della SEO. Inutile precisare che gli utenti del web devono potersi fidare dei risultati dei motori di ricerca, e che se questi ultimi diventeranno un giorno del tutto inaffidabili, significherà che saremo ormai immersi in un oceano di dati spazzatura

Cosa aspettarsi dal futuro, quindi?

È possibile che, ben presto, aumentino le cause intentate dai proprietari di opere intellettuali plagiate e cannibalizzate dall’AI, così come che i siti web più autorevoli nascondano i loro contenuti di qualità dietro paywall, e che le informazioni più attendibili provengano dalle newsletter dedicate agli abbonati. Le battaglie su copyright e licenze sono inevitabilmente destinate ad aumentare, e assieme ad esse la diffusione di strumenti come Nightshade, un tool “invisibile” che tutela le immagini protette da licenza tentando di corrompere i modelli addestrati su di esse. 

Allo stesso modo, è plausibile che vengano presto sviluppati nuovi e sofisticati strumenti di watermark e verifica per impedire lo scraping, e che quotidiani come l’Associated Press stabiliscano accordi chiari con aziende come OpenAI

Dal momento che l’intelligenza artificiale non scomparirà, ma anzi continuerà ad evolvere, è ora più che mai essenziale che tale evoluzione segua una direzione più etica e trasparente

Cosa cambia in tema privacy e tutela dei dati nel 2024

Il 2024 sarà un anno importante in termini di privacy e tutela dei dati, al cuore dell’ecosistema digitale e considerati ormai imprescindibili non solo per il mercato, ma anche per la società nel suo complesso. 

C’erano già state alcune interessanti avvisaglie alla fine del 2023, quando Meta aveva annunciato ai suoi utenti europei (centinaia di milioni) che vi erano solo due opzioni per continuare a utilizzare i suoi servizi: abbonarsi e pagare un canone mensile oppure acconsentire all’utilizzo della profilazione per la diffusione di messaggi pubblicitari. 

Viste le premesse, diventa dunque essenziale rispondere con tempestività a interrogativi cruciali connessi alla legalità dei modelli di business che si basano sulla profilazione, poiché c’è chi ritiene che il diritto alla privacy diventerà presto un privilegio riservato solo a chi può permetterselo: una sorta di “servizio premium” invece che una prerogativa fondamentale e inalienabile dell’essere umano (e quindi gratuita). 

Dal modello “Pay or OK” all’affermazione dell’AI come fenomeno di massa.

Dal modello “Pay or OK” all’affermazione dell’AI come fenomeno di massa

Sebbene quello di Meta sia un modello di business ormai consolidato, tanto da essere da tempo impiegato anche da diversi editori online, tale approccio porta inevitabilmente ad alcune riflessioni. Come ben espresso da Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, in un recente intervento sul sito del Garante Privacy: “Lecito o illecito? Una risposta è urgente e difficilmente si potrà fare a meno di individuarla già nei primi mesi del 2024. Se si dice di sì, il rischio, è che il diritto alla privacy diventi un diritto per soli ricchi perché, naturalmente, a questi ultimi costa di meno dire di no a che i propri dati personali siano trattati per finalità pubblicitarie e accettare di pagare qualche euro al mese. E, però, la privacy è un diritto fondamentale che dovrebbe essere universale ovvero garantito allo stesso modo a tutti, a prescindere, tra l’altro, da ceto sociale e conto in banca.”

Ma il modello “Pay or OK”, ormai diffusissimo anche tra i quotidiani digitali italiani, non sarà il solo a gestire i dati degli utenti in questo nuovo anno. Il 2024 sarà infatti incentrato ancor più del 2023 sull’intelligenza artificiale generativa, sulla sua diffusione capillare e, in definitiva, sulla sua affermazione come fenomeno di massa

Nuovamente, è Guido Scorza a mettere nero su bianco i dubbi di tanti internauti: “È lecito o no pescare a strascico da internet miliardi di dati personali riconducibili a miliardi di persone per addestrare algoritmi di intelligenza artificiale come accaduto sin qui?”

La questione è senza dubbio complessa. Una risposta affermativa implicherebbe accettare la trasformazione dei dati personali in risorse commerciali controllate da poche società, senza il consenso esplicito degli interessati. D’altra parte, rispondere negativamente potrebbe mettere a repentaglio lo sviluppo futuro dell’intelligenza artificiale, poiché al momento non è chiaro se esistano alternative efficaci per addestrare determinati tipi di algoritmi senza l’utilizzo massiccio di dati personali. In tale contesto, le indagini nei confronti di OpenAI per il servizio ChatGPT3 in Italia e l’azione della task force dell’EDPB in Europa assumono un ruolo fondamentale nel delineare le prospettive future.

E sebbene non esistano ancora risposte certe e definitive alle tante incertezze legate all’etica e alla sicurezza dei sistemi di AI (o addirittura di deepfake e impersonificazione), le istituzioni iniziano comunque a reagire. Un esempio è il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale (AI Act), che ha recentemente ricevuto l’approvazione definitiva dal Consiglio dell’UE, segnando una milestone importante nella regolamentazione di questa tecnologia in Europa. 

Il tema della cybersecurity e della sua gestione.

Il tema della cybersecurity e della sua gestione

Anche le sfide legate alla cybersecurity diventeranno progressivamente più complesse nel corso del 2024. Le ultime statistiche indicano infatti che la criminalità digitale è diffusa e in costante aumento, tanto che le aziende sono da tempo consapevoli che non si tratta più di evitare di esserne vittima, quanto piuttosto di rispondere nel modo adeguato e di ridurre il rischio di cyber-attacchi. 

Oggi, la digitalizzazione che permea ormai ogni settore richiede l’implementazione di misure preventive secondo il principio del “security by design“. E sebbene incidenti gravi e recenti come quello di Westpole, alla fine del 2023, dimostrino la complessità nel garantire la sicurezza in un contesto di servizi esternalizzati, la protezione dei servizi cloud continua a essere considerata cruciale. La gestione della sicurezza, sia a livello aziendale che normativo, sembra addirittura destinata a subire un’esternalizzazione ancora maggiore nel corso del 2024, con l’implementazione di approcci basati sulla cyber-security fin dalla fase di design.

L’anno in corso potrebbe segnare anche la fine delle autenticazioni basate solo sulle password, che verranno progressivamente sostituite da sistemi multi-fattore, più adatti a ridurre i rischi legati alle violazioni della sicurezza.

Infine, il 2024 segnerà l’applicazione, in Italia e in tutta l’UE, della Direttiva NIS2 relativa alla sicurezza informatica in settori finora poco normati, imponendo il rispetto di specifici criteri che dovranno essere recepiti entro il prossimo ottobre. Ad essa vanno aggiunti il Cyber Resilience Act, chiamato a introdurre misure di sicurezza obbligatorie per tutti i prodotti digitali sul mercato, e il Data Act, che promuove l’innovazione e mira ad eliminare le barriere per l’accesso ai dati

Gli obiettivi di “Privacy & Measurement” fissati da Google per il 2024.

Gli obiettivi di “Privacy & Measurement” fissati da Google per il 2024

Per quanto riguarda invece la gestione della privacy e il trattamento dei dati da parte di Google, il gigante di Menlo Park si pone tre obiettivi per il 2024: l’adozione di soluzioni AI, il rafforzamento delle relazioni con i propri clienti e l’integrazione di nuove tecnologie a tutela della privacy (come Privacy Sandbox). 

Questo è quanto emerso da una recente tavola rotonda con i media, nel corso della quale Google ha delineato i propri propositi in tema di misurazione delle campagne pubblicitarie e protezione dei dati degli utenti sottolineando l’importanza dell’intelligenza artificiale nella pubblicità digitale e addirittura il suo ruolo potenziale nel miglioramento della privacy online.

Relativamente alla deprecazione dei cookie di terze parti, Google avverte che la qualità dei dati diventerà più che mai cruciale per l’efficacia dell’AI: in fase di test, Privacy Sandbox sembra migliorare la privacy online, ma ci sarà comunque bisogno di ulteriori soluzioni per adeguarsi a una realtà priva di cookie di terze parti

Nella gestione efficace del cambiamento, Big G evidenzia anche l’importanza di strumenti di misurazione e pubblico incentrati sulla privacy per gli inserzionisti. Tra i più interessanti figurano Google Tag, che mira a semplificare la gestione e migliorare la qualità dei dati; Consent Mode, che personalizza il comportamento dei tag Google in base al consenso dell’utente; Google Analytics 4, progettato per offrire una visione completa dei percorsi dei clienti garantendo la privacy; ed Enhanced Conversions, uno strumento che facilita la comprensione dell’efficacia delle campagne di marketing nel rispetto della privacy.

Eliminazione dei cookie di terze parti: i cinque consigli di Google sulla Privacy.

Eliminazione dei cookie di terze parti: i cinque consigli di Google sulla Privacy

Karen Stocks, VP of Global Measurement & Audience Solutions di Google, offre in conclusione cinque consigli chiave che tutti i marketer dovrebbero seguire per rispettare le sempre più stringenti normative sulla privacy, in special modo in vista della già citata eliminazione dei cookie di terze parti, prevista per la seconda metà dell’anno. 

  • Priorità al tagging: si tratta di una fase cruciale, perché costituisce il fondamento su cui si basa una strategia di misurazione efficace. Il tagging consente agli inserzionisti di valutare le prestazioni dei loro siti web e delle loro campagne, misurare le conversioni e raccogliere dati di prima parte in modo accurato e responsabile. Un solido sistema di tagging è dunque essenziale per ottenere le informazioni necessarie per prendere decisioni strategiche e ottimizzare gli investimenti di marketing.
  • Consenso prima di tutto: ottenere il consenso al trattamento dei dati è fondamentale. Anche quando questo non è garantito, gli inserzionisti possono comunque continuare a personalizzare gli annunci utilizzando dati di prima parte e l’intelligenza artificiale di Google. Il Consent Mode permette agli inserzionisti di implementare una struttura di consenso adatta per scopi di misurazione e pubblicità. Gli strumenti basati sull’intelligenza artificiale richiedono meno dati per fare previsioni e integrare eventuali lacune, supportando i professionisti del marketing nell’ottimizzazione dei risultati delle loro campagne.
  • Strategie basate sui dati di prima parte: i dati di prima parte diventeranno cruciali per il futuro della misurazione e della pubblicità. In un contesto in continua evoluzione, sviluppare e consolidare strategie basate sui dati di prima parte è quindi di vitale importanza, specialmente considerando che i consumatori, nel loro percorso online, utilizzano diversi dispositivi e sono quindi più difficili da raggiungere.
  • Semplificazione della gestione e dell’uso dei dati: attualmente, meno di un terzo dei professionisti del marketing integra efficacemente i dati di prima parte su tutti i canali. Google Ads Data Manager semplifica notevolmente questo processo, permettendone una più facile gestione e monitoraggio. Lo strumento raccoglie infatti tutti i controlli di gestione dei dati in un’unica piattaforma, permettendo di massimizzare i ricavi e ottenere risultati migliori per l’azienda.
  • Azione immediata: con l’imminente eliminazione dei cookie di terze parti da parte di Chrome, è essenziale valutare quanto la strategia di misurazione attuale dipenda ancora da tali cookie. È quindi opportuno cominciare ad adottare soluzioni future-proof come le conversioni avanzate (Enhanced conversions) e Google Analytics 4.

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Le sfide che i marketer devono affrontare nell’implementazione di soluzioni AI

L’Intelligenza Artificiale è sempre più parte integrante delle strategie e attività di marketing, e questa tendenza è destinata a crescere ancora nel prossimo futuro.

La ragione è legata ai numerosi e oggettivi vantaggi che tale rivoluzionaria tecnologia porta ai team di marketing, a cominciare dall’automazione delle attività ripetitive (con conseguente – e ingente – risparmio di tempo e risorse) fino al supporto attivo nello studio di strategie e campagne (con conseguente aumento della produttività).

I vantaggi, oltre a quelli già citati, includono anche l’incremento di precisione e personalizzazione, la velocità, l’agilità, la creatività e, ovviamente, l’innovazione.

Le sfide e le resistenze dei team di marketing nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale.

Le sfide e le resistenze dei team di marketing nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale

Tuttavia – e nonostante i benefit finora elencati – l’adozione di soluzioni AI non è ancora trasversale nelle divisioni marketing delle aziende. La ragione, secondo gli esperti di settore, è legata alle sfide che incorporare tale tecnologia comporta.

La challenge principale – ereditata dal passato anche a causa di report come quello pubblicato da McKinsey nel 2017 – è il timore che l’Intelligenza Artificiale possa sostituire in toto il personale umano. Ciò genera inevitabilmente pregiudizio e resistenza nella sua adozione, e ritarda la comprensione del suo incredibile potenziale.

Si tratterebbe però di una paura ingiustificata. Secondo quanto dichiarato di recente dal CEO di Napier, Mike Maynard, infatti: “L’Intelligenza Artificiale sostituirà inevitabilmente alcuni aspetti del marketing tradizionale, ma nel complesso si tratterà di compiti noiosi e banali, come l’analisi, di cui la maggior parte di noi non è comunque granché entusiasta. La verità è che, sebbene l’Intelligenza Artificiale possa potenzialmente automatizzare determinati compiti e migliorare l’efficienza, è improbabile che possa rimpiazzare completamente i team di marketing nel prossimo futuro.”

Vediamo ora a seguire gli altri timori che i marketer devono superare per un’ottimale integrazione dell’Artificial Intelligence nei loro flussi di lavoro quotidiani.

 

L’AI potrebbe intralciare la creatività e creare dipendenza

Secondo HubSpot, il 64% dei marketer ritiene che l’Intelligenza Artificiale generativa potrebbe alterare o addirittura ostacolare la creatività del team. Contemporaneamente, però, il 36% di essi concorda sul fatto che l’AI potrebbe stimolare la creatività di coloro che la utilizzano.

Il superamento di questi timori passa, a nostro avviso, dalla modalità con cui si interpreta il contributo dell’Artificial Intelligence: non una tecnologia che sostituisce il talento dei creativi, ma che lo affianca e lo nutre, contribuendo al “pensiero laterale” e permettendo alla creatività di fluire più liberamente.

Allo stesso tempo, sebbene l’88% degli intervistati ritenga che l’AI generativa sia oggi irrinunciabile per qualunque reparto marketing, il 67% teme che il team potrebbe diventare dipendente da essa. In questo senso, Ascend2 sottolinea che tale dipendenza potrebbe interessare ben il 47% dei percorsi parzialmente automatizzati.

È possibile però osservare questo scenario da un’altra prospettiva: il 47% di percorsi automatizzati porta certamente più vantaggi rispetto alla totale assenza di automazione.

La curva di apprendimento richiede tempo.

La curva di apprendimento richiede tempo

Per ottenere il massimo dall’AI, è necessario sapere come offrire prompt di eccellente qualità: in pratica, bisogna conoscere le domande da formulare e sapere come porle in funzione di diversi obiettivi.

La curva di apprendimento per fornire input ottimali è un traguardo inevitabile per i team marketing, che devono quindi aggiungere le “lezioni di AI” alla lista delle loro (tante) cose da fare. Come ogni competenza e abilità, anche questa richiede infatti tempo per essere appresa e praticata al meglio e ciò viene percepito come una sfida da molte aziende.

Proviamo di nuovo a osservare il problema da un’altra prospettiva: il tempo impiegato per sfruttare l’enorme potenziale dell’Intelligenza Artificiale non è nulla se paragonato ai vantaggi che questa potrà garantire – né ai guadagni che porterà all’impresa. Anche solo in termini di risparmio di tempo, infatti, si ritiene che nella creazione di contenuti di valore l’AI possa “tagliare” fino a tre ore e dieci minuti di attività del team: perché rinunciarvi?

Bisogna creare processi ad hoc e rimanere sempre aggiornati

Un’altra delle sfide che i marketer devono affrontare per un’ottimale adozione dell’AI riguarda la creazione di processi ad hoc che coinvolgano tutti i membri del team, senza alcuna eccezione.

Molte aziende ritengono difficoltoso dare vita a flussi di lavoro che garantiscano un modus operandi analogo per ogni dipendente e che possano essere standardizzati e verificati: ciò richiederebbe infatti anche la definizione e stesura delle inevitabili best practices da seguire, oltre che la loro sistematica adozione.

A questo va aggiunta la necessità di mantenersi costantemente aggiornati, perché l’AI è una delle tecnologie che evolvono a ritmi più vertiginosi. L’attenzione alle nuove tendenze, il relativo adeguamento delle best practices e lo studio delle priorità negli investimenti sono timori che gli specialisti del marketing dovranno progressivamente superare, fino al punto da considerare gli upgrade e update dell’IA al pari di quelli delle piattaforme social, di Google Analytics o del CRM aziendale, solo per citarne alcuni.

Le informazioni generate potrebbero essere imprecise.

Le informazioni generate potrebbero essere imprecise

È, al momento, uno dei maggiori limiti di qualunque Intelligenza Artificiale: la produzione di informazioni imprecise o addirittura inesatte.

I marketer valutano questa criticità come importante nell’adozione quotidiana della tecnologia, specialmente se si considera che circa il 50% di quelli intervistati si è trovato a dover gestire errori di questo tipo, con potenziali ricadute reputazionali e conseguenti perdite economiche.

La soluzione consiste, come già indicato in precedenza, in una adeguata formazione del personale e in un sistematico processo di verifica (il cosiddetto fact-checking) dei dati prodotti, in modo da ridurre al minimo il rischio di inesattezze.

I contenuti prodotti sono di scarsa qualità

È un altro oggettivo problema dell’Intelligenza Artificiale attuale: nella stragrande maggioranza dei casi, essa produce contenuti di scarsa qualità, con costruzioni sempre molto simili e testi poco approfonditi.

Tuttavia, se consideriamo questo limite come una sfida, il contenuto di base generato dall’AI diventa semplicemente un punto di partenza, e non di arrivo. Almeno il 45% dei marketer che segnala di utilizzare l’IA per la creazione di contenuti sembra averlo compreso, perché l’output ha prevalentemente due funzioni: ottenere idee da cui lasciarsi ispirare e riassumere il testo in pochi punti chiave.

Va da sé che, quando l’Artificial Intelligence sostituisce invece il talento umano nella creazione di testi o di immagini, senza alcuna modifica o implementazione, la qualità dei contenuti ne risentirà

Privacy e analisi dei dati

Per quanto riguarda il data analytics, l’Intelligenza Artificiale è oggi sempre più utilizzata per analizzare e comprendere il comportamento degli utenti. È quindi necessario trovare un equilibrio tra l’uso efficace dei dati per migliorare le esperienze dei clienti e il rispetto della privacy e della sicurezza dei dati degli utenti.

Le sfide da vincere nel breve-medio periodo non riguardano solamente la compliance con i vari regolamenti sulla privacy (come il GDPR in Europa o il CCPA in California), che impongono rigorosi requisiti di protezione dei dati personali, ma anche la riduzione del rischio di violazioni della sicurezza e di accessi non autorizzati.

A ciò va aggiunto il limite del cosiddetto “bias”: l’AI può infatti dare vita a contenuti non inclusivi e discriminatori se i dati utilizzati come input per gli algoritmi sono parziali o non rappresentativi. Tali output rischiano di danneggiare la reputazione dell’azienda e violare i principi di equità e inclusione.

In conclusione: integrare l’AI in un ambiente collaborativo è la migliore strategia.

In conclusione: integrare l’AI in un ambiente collaborativo è la migliore strategia

In conclusione, la migliore strategia per includere l’AI nelle attività di marketing delle aziende comporta l’adozione di politiche che favoriscano un’integrazione armonica, proattiva e priva di pregiudizi.

Coltivare un ambiente aperto al confronto nutre la fiducia e la collaborazione, e creare regole e buone pratiche per tutti i membri del team implementa l’efficacia e la sicurezza dei processi. In sintesi, è fondamentale che esista una sorta di “Codice di condotta dell’AI” che spieghi, in modo chiaro, cosa fare e cosa non fare con una tecnologia tanto potente.

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Previsioni di vendita per il 2024: cosa dicono gli esperti

All’inizio di ogni nuovo anno il panorama economico e commerciale è inevitabilmente soggetto a cambiamenti, evoluzioni e adattamenti e, anche per il 2024, gli esperti di settore si sono già pronunciati in merito a quelle che saranno le tendenze da seguire per i reparti Sales. Dalle nuove tecnologie all’evoluzione dei modelli di consumo, è importante dedicarsi a un’analisi approfondita delle aspettative legate al mondo delle vendite del prossimo futuro per massimizzare il potenziale delle proprie attività.

La premessa da fare riguarda il complesso periodo sociopolitico che stiamo attraversando: non a caso, il 2024 si profila all’orizzonte come un anno cruciale per le dinamiche del mercato globale e, di riflesso, diventa più che mai centrale comprendere le aspettative di vendita per rimanere competitivi.

Vediamo quindi insieme cosa aspettarci nei mesi che verranno e in che modo i trend di settore potranno influire sulle scelte strategiche degli specialisti del Sales.

 

Sei tendenze da tenere d’occhio per un reparto Sales efficiente anche nel 2024

L’AI influenzerà in modo massiccio il settore delle vendite

Secondo un sondaggio del 2023 promosso da HubSpot, ben il 71% dei Sales Manager ritiene che l’intelligenza artificiale avrà un impatto significativo sulle modalità con cui i possibili acquirenti cercheranno (e sceglieranno) prodotti e servizi. Il 65% pensa che gli strumenti di AI generativa renderanno più semplice per gli utenti raccogliere dati sulle soluzioni delle diverse marche, e il 69% è convinto che l’impiego di questa tecnologia in fase di Consideration avrà un impatto significativo sul modo in cui le aziende vengono percepite dai potenziali clienti (e dunque sulla Brand Reputation).

Bisognerà adattarsi rapidamente a tale grande cambiamento, sia studiando a fondo questa rivoluzionaria innovazione tecnologica, sia comprendendo i nuovi percorsi d’acquisto e il modo in cui i prodotti vengono descritti dall’AI. Questo approccio sarà infatti necessario a rendere ancora più mirate le strategie commerciali, a rispondere ad eventuali obiezioni e ad aiutare i potenziali clienti a comprendere in modo approfondito il valore dell’offerta.

Il processo da compiere sarà duplice: da un lato, le aziende dovranno fare chiarezza in merito al modo in cui i consumatori utilizzano l’AI per reperire le loro soluzioni; dall’altro, il team di vendita dovrà a sua volta sfruttare la potenza dell’intelligenza artificiale per integrare la propria offerta e migliorare l’esperienza dei clienti.

In considerazione di questo nuovo trend, è più che mai importante che il reparto Sales si allei con l’area Marketing per analizzare in modo preciso le informazioni raccolte dall’Intelligenza Artificiale sui servizi e prodotti del brand. Il potenziale di questa partnership tra diverse divisioni è, tra l’altro, considerato chiave dal 25% dei professionisti delle vendite intervistati da HubSpot, e ritenuto essenziale per una maggiore redditività aziendale.

Il rapporto umano continuerà a essere centrale nelle decisioni d’acquisto.

 

Il rapporto umano continuerà a essere centrale nelle decisioni d’acquisto

Nonostante l’inarrestabile pervasività delle tecnologie digitali e il ruolo significativo giocato dall’AI, nel processo di vendita continuerà a mantenersi centrale il rapporto umano, in particolare nella fase di conversione: ciò significa che il contatto reale tra le persone – in special modo l’incontro faccia a faccia – sarà ancora considerato la strategia più efficace per concludere una vendita.

Dal momento che gli specialisti del Sales resteranno fondamentali nel processo d’acquisto dei consumatori, l’obiettivo sarà creare una connessione autentica e trasparente con i potenziali acquirenti, offrendo loro le informazioni giuste al momento giusto.

Affinare le capacità di vendita, con particolare attenzione alle tecniche di costruzione delle relazioni umane e della fiducia, è quindi una strategia da non sottovalutare per offrire ai consumatori l’empatia e la comprensione umana che l’AI non è in grado di concepire, né tantomeno di comunicare.

È il momento degli acquirenti invisibili: attenzione a chi influenza gli esiti delle trattative.

 

È il momento degli acquirenti invisibili: attenzione a chi influenza gli esiti delle trattative

Nel corso del 2024, i team di vendita dovranno concentrarsi per identificare in modo proattivo i cosiddetti acquirenti invisibili, ossia i decisori d’acquisto che non sono in primo piano ma che influenzano comunque il processo di conversione. Il 2023 si è rivelato un anno molto difficile per concludere le vendite, e una delle ragioni principali è legata proprio fatto che gli acquirenti invisibili – come i direttori finanziari, i team di sicurezza e gli IT manager – hanno sistematicamente respinto i nuovi acquisti.

Secondo il 33% dei professionisti del Sales intervistati da HubSpot, il numero di decisori occulti coinvolti nel processo di acquisto è significativamente aumentato nell’ultimo periodo, e il 28% di essi ritiene che il principale motivo per cui le vendite non sono state concluse sia legato proprio alla disapprovazione da parte di queste figure.

Come risolvere, dunque? Identificando gli attori chiave che non comunicheranno direttamente con i venditori ma avranno comunque un peso significativo nella conclusione degli accordi, e creando proposte commerciali che facciano apparire il prodotto o servizio attraente per tutti i soggetti coinvolti.

Il consolidamento del mercato modificherà il panorama dei SaaS

 

Il consolidamento del mercato modificherà il panorama dei SaaS

Nel 2024, ci si attende una competizione ancora maggiore nell’ecosistema dei Software as a Service: gli utenti, ormai pienamente consapevoli, richiedono infatti sempre più funzionalità, un ulteriore miglioramento del servizio e l’ottimizzazione delle risorse investite.

Ci troveremo quindi di fronte a un marcato consolidamento del mercato e un aumento delle fusioni e acquisizioni da parte delle aziende, sempre meno intenzionate a sostenere ingenti sforzi interni per soddisfare le mutevoli esigenze dei consumatori e più orientate invece a investire risorse in partnership aggiuntive.  

Per il successo a lungo termine, sarà necessario puntare su interazione e personalizzazione.

 

Per il successo a lungo termine, sarà necessario puntare su interazione e personalizzazione

Tra le tendenze di vendita più degne di nota per il 2024 molta attenzione viene riservata alle esperienze totalmente personalizzate, ritenute uno dei driver di crescita più centrali per le aziende.

Proprio in considerazione del recente rallentamento negli acquisti in ambito tecnologico – legato anche all’esubero dell’offerta in funzione della domanda – diventerà più che mai cruciale indagare e capire i reali bisogni degli utenti e personalizzare le proprie proposte commerciali con strategie customizzate, davvero capaci di risolvere i pain point.

Inoltre, è suggerito definire ROI in linea con le esigenze specifiche di ogni segmento di utenza: tale approccio favorisce un buy-in immediato, agevola le partnership a lungo termine e permette al potenziale acquirente di conoscere, già a monte, l’impatto che il suo acquisto potrebbe avere sulla sua impresa.

Il monitoraggio e l’organizzazione dei dati diventeranno imprescindibili.

 

Il monitoraggio e l’organizzazione dei dati diventeranno imprescindibili

Gli esperti della vendita ritengono che, nel 2024, il monitoraggio efficiente e la puntuale organizzazione dei dati con l’ausilio di CRM avranno un impatto significativo sugli esiti delle strategie commerciali.

Non si tratta di una nuova tendenza, quanto piuttosto della conferma di ciò che i professionisti del Sales avevano già riscontrato lo scorso anno: i Big Data sono oggi al cuore dell’interazione con i potenziali clienti, e gli insight che possono fornire non devono più essere ignorati.

In considerazione di questo, gli esperti della vendita dovranno acquisire competenze nell’analisi dei dati e nell’utilizzo di strumenti dedicati, così da strutturare strategie commerciali verticali basate sul reale coinvolgimento dell’acquirente, senza più limitarsi a una risposta diretta ai potenziali clienti.

Cosa aspettarsi, in definitiva, dal Sales del futuro?

In termini ancora più ampi – e dunque con una visione orientata al lungo periodo – sono molte le conclusioni che è possibile trarre a partire dalle tendenze di vendita attuali.

L’evoluzione delle figure Sales nei prossimi anni sarà quasi certamente caratterizzata da diverse trasformazioni. Nelle aziende più grandi possiamo ad esempio prevedere una più marcata compartimentazione dei ruoli, mentre le organizzazioni più piccole saranno alla ricerca di persone dai molteplici talenti e in grado di svolgere diverse funzioni. In modo trasversale, l’adattabilità diventerà sempre più cruciale, poiché l’efficacia delle vendite inizia prima del processo di conversione e la relazione commerciale continua dopo la chiusura della trattativa.

Gli strumenti di vendita avanzati saranno considerati alleati essenziali nello svolgimento delle attività quotidiane, soprattutto vista la rapidissima progressione nell’uso dell’intelligenza artificiale e la creazione di team multifunzionali. La competenza tecnologica diventerà, di riflesso, parte integrante della descrizione del lavoro, con una crescente dipendenza da e-mail, data analytics e intelligenza artificiale.

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