UX Design: i nuovi trend

Aumentare la soddisfazione degli utenti, garantendogli un’esperienza ottimale. L’UX Design, User Experience Design, è l’insieme delle attività volte a incrementare il gradimento del pubblico, migliorando l’esperienza complessiva.

L’utente è al centro di questa attività volta a catalizzarne l’attenzione, portandolo ad acquistare un prodotto o un servizio.

 

Con l’avvento del digitale l’User Experience Design è incentrata principalmente sulla creazione di interfacce per sitiapp piattaforme. A occuparsene è l’UX Designer, figura sempre più richiesta sul mercato. Questa disciplina, in costante aggiornamento, non può non essere al passo con i tempi, adattandosi ai trend del momento.

Ma come costruire una User Experience efficace per aumentare la soddisfazione dei propri clienti?
In questo articolo tratteremo le caratteristiche della UX Design comprendendone l’importanza.

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UX Design, dagli anni Novanta a oggi: una disciplina imprescindibile per il successo del business

Negli anni Novanta è stato Donald Norman, studioso di scienze cognitive e psicologia, a introdurre il termine UX Design per indicare tutti gli aspetti inerenti l’interazione con un prodotto o un servizio. Guru di questa disciplina ha permesso di far comunicare tra loro la tecnologia e la psicologia, ambiti fino ad allora separati.
I suoi studi sono tuttora molto attuali, seppur adattatisi all’evoluzione e agli avanzamenti tecnologici.

Donal ha fondato nel 1998, al fianco di Jakob Nielsen, la Nielsen Norman Group, società americana di consulenza per interfacce utente computer e User Experience. Questa ha delineato lo UX Design come l’insieme degli aspetti destinati all’interazione dell’utente finale con l’azienda, i suoi prodotti e i suoi servizi.

 

User Experience Design: uno strumento per attrarre gli utenti

Il ruolo dello UX Design è molto importante per il successo di un business, attraendo gli utenti attraverso un’esperienza di acquisto ottimale, quanto più possibile gradevole, o nel caso dei siti, una navigazione piacevole e funzionale.

Quindi con lo User Experience Design si progettano gli elementi relativi all’esperienza del cliente come estetica, funzionalità e usabilità, mettendo al centro i suoi bisogni.

Applicabile in qualsiasi settore, dai prodotti a servizi, con la crescita del mondo digitale negli ultimi anni le sue attività riguardano in gran parte questo settore. Tra siti, sistemi operativi, app, in generale questa disciplina è sempre più legata ai prodotti digitali.

 

web development sviluppo siti web

UX Design, tra estetica e funzionalità: l’esperienza degli utenti si fa bella e utile

Con lo UX Design vengono dettate le regole per rendere quanto più possibile gradevole l’esperienza degli utenti durante la navigazioni tra siti, app e contenuti digitali. Sono innumerevoli le discipline che vengono messe in campo in questo senso: dal marketing, alla psicologia, alla tecnologia, al design.
Curare questo aspetto è di vitale importanza in quanto rappresenta un biglietto da visita per coloro che entrano a contatto con una realtà sul web, decretandone così anche la loro trasformazione in clienti finali.

Pertanto la sua esperienza viene progettata in ogni dettaglio, permettendogli di scoprire il prodotto e le fasi della sua creazione.

UX Designer: i nuovi trend per rendere indimenticabile l’esperienza degli utenti

In merito allo UX Design si sono diffusi negli ultimi tempi nuovi trend, dettati per rispondere alle richieste da parte degli utenti e del mercato:

 

Dominio del mobile

Il dominio del mobile influenza anche l’UX Design. Il mobile first viene prima di tutto facendo sì che si costruisca l’esperienza dell’utente pensandola per i dispositivi mobili. Ormai sempre più persone acquistano e navigano sul web tramite lo smartphone. Proprio per questo è importante sviluppare piattaforme e siti adattandoli all’approccio responsive in modo da garantire un’esperienza ottimale all’utente anche quando naviga dal telefono.

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Modalità scura

La modalità scura è sempre più richiesta sia per siti, sia per app. Gli utenti ne apprezzano l’impatto visivo che sembra aiutarli nella lettura del testo e nel coglierne i dettagli. A tutto questo si aggiunge anche il vantaggio di preservare la durata della batteria. Per ora utilizzata per la maggior parte sul mobile, potrebbe anche dominare la scena del desktop: pertanto questo elemento va implementato quando si crea la UX Experience, offrendo ai consumatori questa opzione.

Ricerca vocale

La ricerca vocale è ormai molto utilizzata dai consumatori. Strumenti come Google Assistant e Alexa sono estremamente in voga, in quanto i comandi vocali dimezzano i tempi di ricerca. Le voice user interface pertanto sono da integrare nel sito per agevolare l’utilizzo degli utenti che potranno interagire con maggior facilità, azionando comandi con la loro voce.

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Micro-interazioni

Le micro-interazioni sono destinate a rendere più umana la piattaforma. L’utente interagisce con un’interfaccia e la presenza di elementi che spuntano quando compie determinate operazioni aumenta la sua permanenza. Da colori che cambiano in base ai tasti che aziona, a vibrazioni, ad animazioni, questi elementi lo stupiranno mantenendo la sua attenzione.

 

Design accattivante

Il design è sempre più accattivante; ricorre a grafiche 3D, alla riproduzione di ambienti digitali aggiungendone profondità attraverso ombre, rilievi e sfocatura per un risultato contemporaneo con cui attrarre gli utenti. Il neomorfismo è uno stile grafico di grande tendenza negli ultimi tempi: consiste in una modalità di realizzazione delle interfacce partendo da oggetti del reale e portandoli nel mondo digitale, dandogli profondità. Inoltre dovrà essere sempre più curata la qualità delle immagini, incrementare la leggibilità e rendere la navigazione più agevole.

graphic design app develpment sito web

 

 

Appendice: chi è lo UX Designer, professione sempre più richiesta

Esiste una figura preposta a curare l’esperienza degli utenti: l’UX Designer, professionista sempre più richiesto. Si tratta di un designer che si è specializzato nell’ambito della progettazione dell’esperienza del consumatore facendo sì che risponda quanto più possibile alle sue esigenze.

Esistono corsi dedicati per formarsi in questo settore: sempre più richiesta sul mercato, questa figura racchiude all’interno innumerevoli competenze e abilità. 

Tra queste la capacità di ricerca, fondamentale in quanto la sua attività è basata su un lavoro di analisi del pubblico di riferimento destinato a vivere la User Experience.
Nel profilo dello UX Designer non deve mancare l’empathy design, termine volto a indicare la capacità di mettersi nei panni dell’utente finale, pensando dal suo punto di vista.

A tutto questo si aggiungono le abilità grafiche, fondamentali per occuparsi di tutta la parte di progettazione dell’esperienza di acquisto. Da programmi come Adobe After Effects ad Adobe Illustrator, si può trovare a dover realizzare elementi per siti e app nonché prototipi dell’interfaccia con cui l’utente finale si troverà ad approcciarsi.

Questa figura racchiude anche skills comunicative in quanto si trova spesso ad aver a che fare con molte persone di altri ambiti dell’azienda come quelli dedicati a marketing e vendite.

Altro elemento imprescindibile è la creatività: il suo lavoro richiede soluzioni fantasiose con cui risolvere i problemi dei clienti, costruendo tutti i pezzi dell’architettura della loro esperienza d’acquisto rendendola quanto possibile più accattivante.

Spesso l’attività di Ux Design è accomunata a quella dedicata alla User Interface, UI: quest’ultima è legata agli aspetti progettuali di un prodotto o agli elementi grafici con cui viene creata l’interfaccia a differenza della UX che riguarda la User Experience nel suo complesso.

 

Incentivi PMI: bando per Ecommerce e Web Marketing

Bando per potenziare le PMI italiane a livello internazionale: scade il 31 maggio

Simest ha aggiornato i bandi già esistenti per l’internazionalizzazione delle piccole-medio imprese.

 

Questi sfruttano le risorse rilasciate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’obiettivo di sostenere i progetti di transizione digitale e ecologica.

Il Fondo 394/8 è gestito da Simest ed è finanziato dall’Unione Europea, per il progetto NextGenerationEU.

 

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Quali sono le finalità del finanziamento?

Il bando è finalizzato a sviluppare i progetti ecommerce delle PMI nei paesi esteri. 

In particolare i finanziamenti agevolati a fondo perduto sono finalizzati a:

  • creazione di un ecommerce proprietario
  • miglioramento di una piattaforma già esistente
  • vendita tramite piattaforme di terzi, come i marketplace
  • sviluppo di un progetto di web marketing finalizzato alla vendita online

A chi è rivolto il bando?

La domanda di finanziamento può essere richiesta dalle PMI o dalle startup innovative che rispettino i seguenti requisiti:

  • che abbiano sede legale in Italia (anche “Rete Soggetto”) costituita in forma di società di capitali (quindi S.p.A., S.r.l., S.a.p.a. e S.r.l.s.)
  • che abbiano depositato presso il Registro imprese almeno 2 bilanci relativi a due esercizi completi
  • con un fatturato annuo inferiore a €50 milioni e con meno di 250 dipendenti

 

Di che cifre stiamo parlando?

I richiedenti del Fondo 394/81 non potranno ricevere un finanziamento superiore al 50% dei ricavi medi degli ultimi 2 bilanci.

I dettagli sugli importi sono i seguenti:

  • Nel caso di sviluppo o miglioramento del sito ecommerce proprietario: il minore tra €300mila e il 15% dei ricavi medi risultanti dagli ultimi 2 bilancio
  • Nel caso di vendita su una piattaforma di terzi (marketplace): il minore tra €200mila e il 15% dei ricavi medi risultanti dagli ultimi 2 bilanci
  • L’importo minimo è €10mila

Inoltre, sarà possibile chiedere una quota di co-finanziamento a fondo perduto sulla richiesta di finanziamento:

  • fino al 40% dell’importo del finanziamento richiesto, se l’impresa ha una sede operativa da almeno 6 mesi in una di queste regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia
  • fino al 25% dell’importo del finanziamento richiesto, se l’impresa non ha nessuna sede operativa nelle regioni appena citate

 

bando 2022 pmi italia business marketing

Quali sono le attività finanziabili?

progetti per i quali sarà possibile richiedere il finanziamento sono suddivisi in 3 macro-gruppi:

A – Sviluppo di un sito ecommerce o vendita tramite marketplace

  • realizzazione e sviluppo sito ecommerce 
  • hardware software
  • software per aumentare funzionalità, come CRM, programmi per gestire ordini, circuiti di pagamento o realtà aumentata.
  • sviluppo app
  • spese per la vendita su un marketplace di terzi

B – Investimenti per un sito ecommerce o per la vendita su marketplace

  • spese per il dominio del sito e l’hosting
  • fee per l’utilizzo dell’ecommerce o del marketplace
  • spese per contenuti o grafiche
  • spese per gestione della piattaforma, per monitorare, tracciare e analizzare i dati
  • spese per consulenze legate allo sviluppo o all’eventuale modifica dell’ecommerce
  • spese per la registrazione, omologazione e tutela del marchio
  • spese per eventuali certificazioni internazionali dei prodotti

 

C – Spese per promozione, web marketing e formazione

  • spese per l’indicizzazione del sito ecommerce o del marketplace
  • spese per attività di digital marketing
  • spese per attività di comunicazione
  • spese per la formazione del personale interno riguardo alla gestione e al funzionament

 

Come si richiede il finanziamento?

Si può richiedere il finanziamento una sola volta, dal portale Simest, a questo link.

Gli step da seguire per fare domanda sono 3:

  • registrarsi al portale
  • compilare la domanda di finanziamento, con sottoscrizione digitale da parte del legale rappresentante
  • inviare la richiesta tramite lo stesso portale

 

Come è erogato il finanziamento?

Il finanziamento è erogato in 2 tranche, sul conto corrente del richiedente:

  • La 1° tranche è pari al 50% del finanziamento, erogata entro 30 giorni dalla data di adempimento delle eventuali condizioni sospensive
  • La 2° tranche consiste nel restante 50%, nel limite delle spese riconosciute, e sarà effettuata dopo che Simest avrà ricevuto il rendiconto delle spese sostenute. Il tutto a patto che queste superino l’importo già erogato

 

Dove trovo maggiori informazioni?

Ecco alcuni link utili per saperne di più sul Fondo 394/8:

 

 

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Come costruire una Brand Identity differenziante

In un mondo sempre più affollato di marchi, prodotti e realtà online, per far emergere il proprio brand è necessario distinguersi.

Per portare a termine questa missione è imprescindibile lavorare sull’identità del proprio business, e costruire una Brand Identity efficace gioca un ruolo fondamentale per raggiungere questo obiettivo.

Si tratta di un processo volto a definire la personalità del marchio, in modo tale da renderlo immediatamente riconoscibile alle persone.

 

Concetto sempre più diffuso, indica l’insieme di elementi volti a dare vita all‘identità con cui si desidera essere percepiti: dalle caratteristiche psicologiche, quali tono, valori, a fisiche, come visive, tattili, olfattive, uditive. L’obiettivo finale è quello di aumentare la Brand Awareness, ossia la sensazione di sicurezza e affidabilità legata al marchio, capace di infondere fiducia e portare i consumatori all’acquisto.

Ma come costruire un’identità di successo per migliorare la propria reputazione e affermarsi tra la vastità dei nomi sul mercato?

In questo articolo tratteremo gli step per dare vita a una Brand Identity efficace, approfondendone l’importanza e le caratteristiche:

  • Personalità del brand
  • Impatto e coerenza
  • Elementi distintivi

Proprio in merito agli elementi distintivi verranno toccati i fattori su cui lavorare per dare vita a un’identità ben definita quali:

  • Filosofia del brand
  • Il logo come biglietto da visita
  • Naming, decisivo per il futuro del marchio
  • Voce e tono per comunicare l’identità del marchio
  • Visual branding, l’importanza dell’impatto visivo

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Brand Identity: la personalità del brand trasmessa al mondo

I marchi entrano nella coscienza collettiva come se fossero persone reali. Ognuno di loro ha un suo volto che lo caratterizza, permettendo di distinguerlo rispetto alla vastità dei competitor esistenti.

Esempio tra tutti, Coca-cola, i cui tratti distintivi ne hanno creato una fortissima riconoscibilità. Associata al colore rosso, simbolo di passione, il suo font richiama una sensazione di festa e divertimento. È infatti una bevanda da sempre consumata in occasioni conviviali o per concludere la giornata rilassandosi con gusto.

In generale il consumatore si identifica con i brand ed è portato a scegliere quelli che trova più affini alle proprie caratteristiche individuali o a cui aspira. Per diventare riconoscibili è quindi necessario avere una personalità del marchio definita: costruendo la Brand Identity se ne darà voce.

 

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Come creare una Brand Identity: tra impatto e coerenza

Per costruire una Brand Identity di successo in primo luogo è importante comprendere come il processo di riconoscimento di un marchio avvenga nella mente dei consumatori.

Partendo da questa riflessione se ne ricava quanto sia fondamentale puntare su caratteristiche del brand capaci di stimolare i sensi. 

Gli elementi visivi dell’azienda diventano quindi di vitale importanza: per rendere identificabile il marchio questi devono esprimere i suoi obiettivi e valori. Si darà così vita a un’immagine capace di evocare emozioni nel pubblico che dovranno essere sempre le stesse.

Impatto e coerenza sono le parole chiave per poter riuscire a costruire un’identità del marchio forte e riconoscibile che entri nelle menti, portando ad associare un determinato prodotto a specifiche sensazioni.

 

Identità del brand: gli elementi distintivi su cui lavorare per costruirla

Nello scenario attuale non si è più semplici fornitori e pertanto non basta proporre sul mercato un prodotto per ottenere vendite e riconoscimento: per conquistare i consumatori curare la propria Brand Identity è l’unica via.

Per dare vita a un’identità del brand forte e definita è necessario lavorare su alcuni aspetti che andranno a crearla.

  • la filosofia del brand
  • il logo
  • il naming
  • la voce e il tono
  • il visual

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Filosofia del brand: come metterla a fuoco

Il primo aspetto da curare in questo processo è la definizione della filosofia del brand, elemento ancora più importante delle sue caratteristiche visuali.

Dietro a un marchio non sono presenti solo colori e font, ma una vera identità e la sua missione nei confronti dei consumatori.

Per riuscire a delineare le sue caratteristiche è necessario rispondere ad alcuni quesiti:

  • Cosa ha spinto a dare vita al brand?
  • A quale pubblico si rivolge il marchio?
  • Quali sono le esigenze dell’audience di riferimento?
  • Quale consumatore è interessato ai prodotti?
  • Cosa rende l’azienda diversa rispetto alle altre?

Rispondere a queste domande permetterà di avere un’idea chiara della visione della propria attività, quali siano i suoi valori tali da renderla diversa rispetto alle altre presenti sul mercato.

 

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Logo: il biglietto da visita per essere riconoscibili

Un marchio senza logo, è come una macchina senza benzina. Questo elemento è fondamentale per imprimere nelle menti un brand. Si tratta del suo aspetto grafico e pertanto deve rappresentarla nel modo più fedele possibile: è tra i primi elementi con cui il consumatore entra in contatto.

Pertanto deve essere costruito da elementi che esprimono la filosofia dell’azienda, riuscendo a essere facilmente riconoscibile. Per questo è bene evitare immagini troppo complesse, prediligendo la semplicità.

Anche se frutto di idee brillanti e grandi abilità grafiche, sceglierne uno troppo complesso potrebbe portare confusione e renderlo difficile da adattare ai diversi media, tra sito e social. Evitando in qualsiasi modo di richiamare quelli dei competitor, altro elemento chiave è l’originalità che non deve mai mancare e con cui creare un segno grafico di forte impatto.

 

Naming: una scelta di vitale importanza per il successo del marchio

Altro step imprescindibile nella costruzione dell’identità del marchio è il naming. Si tratta di uno dei primi elementi sui cui si lavora quando si crea un’attività. Consiste nel processo di individuazione del nome dell’azienda, compito di vitale importanza per definire la sua personalità e il suo successo.

Con un panorama commerciale in cui sono tantissime le varianti già utilizzate, individuarlo non è semplice. Questo deve essere poi utilizzato sul sito, sui social e su tutti i canali in maniera coerente.

 

La voce e il tono: il potere delle parole per comunicare l’identità del marchio

Nella costruzione dell’identità del marchio è poi molto importante individuare uno stile di comunicazione coerente, domandandosi quale tipo di voce sia più in linea con la propria brand personality, nonché quale stile comunicativo soddisfi le aspettative dei propri utenti finali.

Lo spettro delle possibilità è molto ampio, potendo ricorrere a una voce più seria e autorevole fino a informale e amichevole.

Questa tuttavia non deve rimanere rigida e immutabile, ma bensì adattarsi alle specifiche situazioni.

Pertanto è bene comprendere la differenza tra voce e tono: 

  • con voce si indica il proprio stile di linguaggio identificativo, uguale in ogni canale utilizzato
  • il tono invece varia a seconda dei contesti, ad esempio rispondendo a un reclamo si utilizzerà un linguaggio differente rispetto alla promozione di un prodotto

Visual branding: il peso dell’impatto visivo nell’affermare la propria identità

Come i vestiti raccontano molto di noi, anche gli elementi grafici comunicano le caratteristiche di un prodotto.

L’immagine di un brand dovrebbe essere costruita ad hoc calandola sulla sua filosofia.

Fattore imprescindibile è poi quello di renderla coordinata: sia per la comunicazione offline che online, si dovrebbero utilizzare elementi omogenei per tutti gli aspetti che riguardano la vita del brand:

  • interni del punto vendita
  • vetrine
  • biglietti da visita
  • brochure
  • gadget
  • sito
  • social network
  • advertising

Da curare tutti questi elementi con grande attenzione, utilizzando il medesimo stile grafico si verranno a creare immagini comunicanti tra loro, capaci di entrare nella mente del consumatore più facilmente.

Per quanto riguarda l’identità online dal punto di vista del branding immancabile rendere omogenei i font, il tema del sito, i colori, le immagini e il logo. Fase da svolgere con attenzione quella della scelta della palette di colori di riferimento, in quanto attraverso questi si trasmettono emozioni ai propri consumatori.

 

 

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Funnel marketing: cos’è e come può essere utile per il tuo business

Dal rendersi conto di avere un problema o un bisogno, all’acquisto di un prodotto per risolverlo.

Il Funnel Marketingpercorso mentale e fisico, è articolato in diverse fasi: quella dell’acquisto è infatti solo la punta finale dell’iceberg, preceduta da molti altri step.

 

In italiano imbuto, il Funnel è il processo con cui un potenziale contatto si trasforma in cliente.

Applicando questa potente strategia di marketing è possibile raggiungere risultati ottimali in termini di vendita, riuscendo così a portare la propria attività al successo.

Ma costruire un Funnel efficace e redditizio può davvero svoltare il business?

In questo articolo approfondiremo il funzionamento di questa strategia e la sua importanza:

  • Trasformare contatti freddi in acquirenti fidelizzati
  • Garantire il successo del business
  • Le fasi del Funnel Marketing
  • La costruzione del Funnel

 

Inoltre vedremo tutti gli step per costruirlo ottenendo risultati ottimali seguendo alcuni passaggi:

  • Dare vita alla Landing page
  • Aumentare il traffico
  • Utilizzare una campagna di email marketing
  • Analizzare il Funnel per monitorare i risultati

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Da contatti freddi ad acquirenti fidelizzati: il potere del Funnel marketing

Quando si acquista spesso si compiono una serie di azioni. In primis rendersi conto di avere una necessità specifica che sia risolvere un problema, soddisfare un desiderio emozionale o un riconoscimento.

Individuata l’esigenza di acquisto, si passa alla fase di raccolta delle informazioni spesso tramite i motori di ricerca. È qui che l’utente valuta diverse possibilità, comparando le alternative offerte dal mercato.

Scelta l’opzione più convincente, inizia il processo che porterà a comprare il prodotto individuato: significativo anche cosa accade dopo, indicazione di come il cliente sia rimasto soddisfatto o meno e se tornerà a comprare quel determinato brand.

Ispirato al modello AIDA, inventato nel 1898 da E. St. Elmo Lewis, il Funnel permette di visualizzare tutti questi passaggi, facendo sì che si possa intercettare il cliente e misurare i dati ottenuti in ogni fase.

 

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Funnel marketing, garanzia di successo per il tuo business

Non tutti quelli che entrano nell’imbuto, arrivano fino alla sua fine: l’obiettivo è quello di aumentare il numero di lead, contatti entrati in questo percorso, e trasformarli in consumatori finali, incrementando così le vendite.

Queste caratteristiche rendono il Funnel marketing particolarmente adatto nel mondo dell’online, soprattutto per e-commerce, Landing page e siti, tutti strumenti che si prestano a tracciare il movimento dei visitatori.

Negli ultimi anni se ne sente parlare moltissimo, proprio in conseguenza dell’avvento del digital marketing e del proliferare di business online.

 

Funnel marketing, come funziona: le fasi

Imbuto rovesciato, il Funnel è composto da tre fasi, articolate in base al tipo di rapporto che si instaura tra il consumatore e il venditore.

 

Le fasi del funnel:

funnel attività marketing comunicazione

 

Tofu – Top of Funnel

Primo stage, è dove ci sono tutti i lead, ovvero quei soggetti potenzialmente interessati al prodotto o servizio offerto.

In questa fase è necessario farsi conoscere a questi possibili futuri acquirenti attraverso strumenti come contenuti social, articoli di blog e video su YouTube. Tutto è destinato ad aumentare la propria Brand Awareness.

Mofu – Middle of Funnel

Racchiude i prospect, ovvero gli individui interessati al marchio. Questi lo dimostrano attraverso interazioni ai contenuti aziendali e like sui suoi canali social, azioni che portano quindi a cominciare a scaldarli.

Si tratta di una fase fondamentale in cui è importante dimostrare a questi utenti le proprie referenze e casi vincenti per trasmettergli l’autorevolezza dell’azienda.

Bofu – Bottom of Funnel

Parte finale dell’imbuto in cui viene offerta la chiamata all’azione per spingere all’acquisto trasformando un prospect in cliente.

 

Costruzione di un Funnel Marketing vincente: da dove partire

Compresa l’importanza del Funnel Marketing, si passa alla fase di progettazione di questo potente strumento volto ad aumentare le vendite, ampliare la lista dei propri contatti e  incrementare il traffico sui propri canali.

Ne esistono di due tipologie:

  • Funnel di Front End, destinato ad acquisire nuovi contatti e spingere al loro primo acquisto
  • Funnel di Back End, il suo obiettivo è quello di rivolgersi a chi ha già ricevuto contenuti di valore passando per il Funnel front end, fidelizzandolo

 

Per costruire un buon sistema è bene partire dall’analisi del proprio target, approfondendo i tratti del proprio cliente finale quali caratteristiche demografiche e i suoi bisogni, per comprendere il tono da utilizzare in modo da farlo restare nell’imbuto il più possibile.

Delineato il proprio pubblico si passa a realizzare la promessa con cui fare leva nei suoi confronti definendo come si risolveranno i suoi problemi passando all’acquisto.

L’offerta dovrà essere strutturata con contenuti legati tra loro: questa fase è fondamentale per dare vita al percorso del Funnel.

Nei diversi step dovrà essere curato al massimo il copywriting con le giuste chiamate all’azione per spingere il potenziale cliente nella parte finale dell’imbuto.

Per mettere in piedi un sistema quanto più efficace, da realizzare anche tutta la parte tecnica in cui si articola il sistema come Landing page, email e contenuti ad hoc.

 

Funnel Marketing: come costruire un sistema efficace step by step

Per creare un Funnel marketing dai risultati ottimali è necessario seguire alcuni step.

Nell’obiettivo di renderlo redditizio quanto più possibile la chiave sta nel partire dall’alto creando passaggi magnetici per gli interessati portandoli così verso il basso.

 

Gli ingredienti di una strategia funnel:

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Sviluppare la Landing page

Questa va creata nell’obiettivo di catturare potenziali clienti portandoli in una pagina in cui possano passare all’azione di acquisto.

Aumentare il traffico

Perché la Landing page funzioni è importante aumentare le persone che navigano su essa. Per raggiungere questo obiettivo si può puntare su strumenti come annunci a pagamento grazie ai quali raggiungere molte persone attraverso diversi canali. Inoltre è necessario creare contenuti di qualità per le proprie pagine social e per il blog del proprio sito per attirare più interessati.

Si può anche dare vita a una strategia di lead magnet, offrendo risorse di approfondimento come e-book ottenibili tramite email così da aumentare la propria autorevolezza e ottenere un indirizzo in più a cui inviare poi altre comunicazioni. Da prestare attenzione al form di raccolta email che dovrà essere il più semplice possibile per spingere i clienti a iscriversi.

Utilizzare una campagna di email marketing

Si tratta dello step successivo dopo la creazione della Landing page destinato a rendere il rapporto con i potenziali clienti duraturo. È articolato in una serie di e-mail consequenziali per coinvolgerli e ricordargli che con il proprio prodotto o servizio possono soddisfare i loro bisogni: questo sistema permette di creare fiducia nel tempo.

Analizzare il Funnel creato

Da verificare che non siano presenti buchi tra un passaggio e l’altro, monitorando i risultati. Se vendite e traffico non aumentano significa infatti che manca qualcosa. Esistono tool ad hoc per monitorare le metriche generate da ogni step: dal numero di nuovi lead, al tracciamento delle e-mail, alla conversione dei visitatori sui contenuti social in lead.

Tutto questo permetterà di correggere eventualmente il tiro se necessario o ottimizzare il sistema nella sua interezza con migliorie.

 

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PMI: 3 strategie digitali per trovare nuovi contatti

Come trovare nuovi contatti per la tua piccola o media impresa?

In questo articolo voglio proporti 3 approcci digitali per fare lead generation, ossia di quell’azione di marketing finalizzata a generare una lista di prospect che potrebbero effettivamente rivelarsi interessati ai servizi o ai prodotti offerti dalla tua PMI.

 

I nuovi lead ottenuti potranno poi essere convertiti in clienti attraverso un’adeguata azione commerciale.

Ecco i 3 canali di digital marketing per trovare nuovi contatti in target:

  • Google Ads, ossia le campagne di annunci sul motore di ricerca
  • Social Media Ads, ossia le campagne di annunci sulle piattaforme social
  • Social Selling, ossia le strategie per ampliare le proprie relazioni commerciali

Una volta che avremo esplorato nel dettaglio ciascuna di queste modalità, parleremo anche di:

  • Customer Care e Referral: il punto di partenza per crescere
  • Una visione più ampia: l’approccio inbound e il funnelGoogle Ads: campagne annunci su motore di ricerca

Google Ads: campagne annunci su motore di ricerca

Google Ads è il programma pubblicitario che Google mette a disposizione sul proprio motore di ricerca. Permette la creazione di annunci online targhettizzati, e dunque di raggiungere una specifica platea di utenti nel momento esatto in cui questi manifestano curiosità o interesse per particolari prodotti o servizi.

Google Ads è un’ottima modalità con cui le PMI possono trovare nuovi contatti perché nasce con molteplici finalità:

  • promuovere un’attività commerciale
  • supportare la vendita di prodotti o servizi
  • generare awareness nei confronti di un marchio
  • aumentare il traffico verso un sito web.

Con Google Ads l’azienda ha la possibilità di realizzare campagne di annunci che verranno proposte in vari spazi:

  • tra i Search Results di Google
  • sulla Rete Display, ovvero in appositi spazi pubblicitari presenti in altri siti web
  • nel Merchant Seller, con le campagne Shopping, che permettono il caricamento di un feed dei propri prodotti per poi mostrarli corredati di immagine e descrizione nei risultati della ricerca.

Oltre a permettere alle PMI di ottenere nuovi contatti e quindi rivelarsi strategico per la Sales Generation, un altro dei principali vantaggi di Google Ads è quello di generare traffico in tempi brevi verso un sito web. Si tratta di un plus estremamente utile specialmente nel caso in cui la SEO (ossia il posizionamento organico sui motori di ricerca) sia ancora in fase di costruzione e si voglia comunque incrementare il numero di visitatori al proprio sito senza attendere alcuni mesi.

Grazie alla definizione di specifiche parole chiave, gli annunci andranno a intercettare una determinata platea di utenti che sta effettuando ricerca per quelle keyword.

I vantaggi principali di utilizzare Google Ads includono:

  • La possibilità di connettersi in modo semplice e agevole al proprio pubblico di destinazione
  • L’adattabilità al budget effettivo che si vuole investire
  • La disponibilità di statistiche e dati delle campagne
  • La possibilità di convogliare traffico verso il sito web
  • Un ottimale monitoraggio dei risultati ottenuti

Social Media Ads: campagne annunci sui social.

Social Media Ads: campagne annunci sui social

Social Media Ads (a volte chiamati più semplicemente Social Ads) sono campagne pubblicitarie a pagamento che è possibile attivare sulle piattaforme social, come ad esempio:

  • Facebook
  • Instagram
  • Linkedin
  • TikTok
  • YouTube
  • Pinterest
  • Twitter

Così come Google Ads, anche i Social Media Ads prevedono la creazione di annunci tarati sulle specifiche dei social e la cui pertinenza determinerà le interazioni all’interno della piattaforma.

Il primo vantaggio delle campagne di annunci a pagamento sui social risiede essenzialmente nel favorevole rapporto tra costo di acquisto e conversione.

Le PMI che desiderano sfruttare le potenzialità dei Social Media Ads dovranno naturalmente tenere in considerazione diversi fattori prima di procedere:

  • la piattaforma social più adeguata, sia in virtù del target da colpire, sia del tipo di messaggio da comunicare
  • il budget
  • l’audience
  • la strategia di comunicazione

Bisogna infatti ricordare che i social network non sono tutti uguali, ma si differenziano sia per peculiarità tecniche, sia che per segmento di pubblico predominante.

La profilazione del target sarà la prima discriminante da tenere in considerazione per personalizzare al meglio il messaggio e ottimizzare le possibilità di conversione, con una comunicazione che sia pertinente sia al pubblico che al social network utilizzato. Attenzione, in questo caso, anche alla qualità della Call to Action, la vera “molla” che favorisce l’azione da parte degli utenti.

Gli obiettivi dei Social Media Ads sono triplici:

  • l’awareness, per aumentare la visibilità di un brand esponendolo alla platea di utenti corretta
  • la Lead Generation, per generare traffico targettizzato verso una pagina del sito web e incrementare l’engagement con sistemi di messaggistica immediata (come Facebook Messenger)
  • la conversione, per aumentare le vendite online e offline indirizzando il target verso offerte su misura

In linea generale, i vantaggi di utilizzare le campagne di annunci a pagamento sui social network includono:

  • La possibilità di incrementare l’engagement con specifici post e l’awareness del marchio
  • La possibilità di aumentare fan e follower del profilo/pagina
  • L’ottenimento di una panoramica più ampia e precisa di ciò che gli utenti apprezzano grazie all’analisi del loro engagement con gli annunci
  • La possibilità di realizzare rapidi ed efficaci A/B test
  • La possibilità di canalizzare il pubblico verso il sito web o determinate pagine all’interno di esso

 

Social Selling: strategie per ampliare le proprie relazioni commerciali.

Social Selling: strategie per ampliare le proprie relazioni commerciali

Il Social Selling è una tecnica di vendita in cui gli specialisti del Sales utilizzano l’immenso potenziale dei social media per interagire in modo diretto con i loro prospect.

Riescono quindi a comunicare e condividere valore rispondendo a domande o pubblicando contenuti interessanti e ingaggianti, di fatto “riscaldando” il lead fino al momento dell’acquisto.

Si tratta di una modalità di marketing che integra l’utilizzo delle piattaforme social al normale processo di vendita, offrendo alle figure del Sales la possibilità di coltivare rapporti virtuosi online prima della vendita effettiva (ma anche dopo, per creare fidelizzazione!).

Al cuore del Social Selling c’è il cosiddetto Personal Branding, ossia quell’insieme di strategie di marketing applicate alla persona che hanno lo scopo di comunicarne una determinata immagine, know-how, reputazione. “Vendendo” sé stessi, è possibile aumentare le possibilità di vendere anche il proprio prodotto o servizio perché la fiducia nella persona si traduce molto spesso anche in fiducia nel marchio che questa rappresenta.

Con il Social Selling e il Personal Branding, non sono quindi soltanto il brand o l’azienda a posizionarsi nella mente del potenziale cliente o di uno stakeholder, ma anche la persona, con i suoi valori, filosofia, sistemi di riferimento, interessi, ambizioni, talenti.

Nel momento in cui la persona e il marchio che essa rappresenta si sovrappongono tra loro e al medesimo “ecosistema” di valori, interessi, filosofia, ambizioni e talenti del consumatore, ecco che la strategia di Personal Branding avrà avuto successo.

Il contatto persona-a-persona è una parte essenziale del Social Selling, in quanto consente di:

  • personalizzare le comunicazioni e l’ascolto
  • fornire risposte specifiche
  • creare relazioni uniche con il singolo individuo
  • incrementare la propria credibilità e il proprio potenziale di vendita.

Il possibile cliente è prima di tutto un essere umano, e lo sviluppo di una vera relazione aumenterà la possibilità che il prospect dica “sì”.

Uno degli obiettivi più alti del Social Selling è l’advocacy, ovvero fare in modo che gli utenti fidelizzati inizino a comunicare ad altri potenziali lead il valore del professionista e della sua azienda, facendo così passaparola in modo del tutto spontaneo.

Il Social Selling non significa limitarsi a scrivere post emozionali sui social network o a mettere in atto attività di vendita push, ma è al contrario uno strumento essenziale per creare fiducia. 

Customer Care e Referral: il punto di partenza per crescere.

 

Customer Care e Referral: il punto di partenza per crescere

Che fare una volta che la PMI ha individuato nuovi contatti ed è anche riuscita a convertirli in clienti? L’obiettivo sarà non perderli!

La fidelizzazione è un processo importante tanto quanto la generazione di lead, perché nessuna azienda desidera clienti che procedono a un acquisto “una tantum” per poi sparire e rivolgersi a un concorrente nel momento in cui avranno bisogno di un prodotto o un servizio simile.

In questo senso, Customer Care e Referral giocano un ruolo cruciale nel momento in cui il processo di vendita prende il via: specialmente da quanto è iniziata la Digital Transformation, il rapporto tra aziende e clienti è cambiato e con esso anche la vecchia concezione di “assistenza”.

Non ci si deve più limitare a fornire mero supporto: si deve invece offrire una Customer Experience sempre più completa e personalizzata, creando engagement e rispondendo in modo puntuale alle diverse richieste così da soddisfare le aspettative del pubblico sempre più alte.

Un sistema di Customer Care articolato si compone con un corretto mix di strumenti digitali e offline, dal Social Care ai Chatbox, fino alle app immersive, senza dimenticare il contatto telefonico o il supporto on-site.

Il tutto si basa sullo sviluppare un sistema di engagement continuo su più piattaforme, in grado di operare in tempo reale, incrementando e rendendo più positiva la relazione di ogni cliente con il brand.

Per le PMI questo può essere fondamentale: un cliente che vede risolversi un problema grazie al Customer Care ha un’elevata possibilità di trasformarsi in un Referral, ossia in uno spontaneo ambasciatore del brand.

Questo è il motivo per cui è ormai essenziale “tenere il passo” con le esigenze degli utenti e ampliare progressivamente – sia nel numero che nelle modalità – il proprio ventaglio di servizi di assistenza.

I canali a disposizione oggi sono molteplici:

  • call center telefonico
  • profili dedicati sui social network
  • sistemi di messaggistica immediata
  • piattaforme di videoassistenza
  • live chat, automatiche (Chatbot) o meno
  • app

Customer Care organizzato in questo modo crea valore e permette di offrire risposte sempre e ovunque, riducendo la distanza virtuale tra azienda e cliente e rendendo il brand più umano e presente.

Una visione più ampia: l’approccio inbound e il funnel.

Una visione più ampia: l’approccio inbound e il funnel

Le piccole e medie imprese che desiderano generare lead possono infine disporre di un approccio molto più ampio e completo per incrementare il numero di contatti e convertirli con proposte commerciali mirate.

Stiamo parlando dell’Inbound Marketing.

In quest’approccio i paradigmi della vendita così come conosciuti per lungo tempo si ribaltano totalmente, offrendo alla PMI la possibilità di attirare a sé gli utenti potenzialmente interessati, attraverso un funnel di conversione.

Sia che si tratti di un’azienda B2B che B2C, la PMI che utilizza l’Inbound Marketing per la Lead Generation riesce a generare contatti qualificati, ossia di più alto valore.

Questa metodica, infatti, si allinea molto meglio con il reale comportamento del possibile acquirente e offre risultati più mirati e affidabili.

In sintesi, la Lead Generation attraverso la metodologia inbound avviene creando contenuti di valore e campagne altamente targhettizzate che hanno l’obiettivo di colpire una determinata platea di utenti (formulata e definita sulla base dei buyer persona), attirarla sul proprio sito web, convertirla in potenziali clienti prima, clienti effettivi e ambasciatori del brand poi. Il tutto, rendendo l’azienda più riconoscibile e identificabile sia sulle piattaforme social che sui motori di ricerca e stabilendone l’influenza con l’ausilio di contenuti di valore, realmente utili per l’utente.

L’Inbound Marketing è un approccio multicanale (e talvolta anche omnicanale) che sfrutta tecniche e risorse di diverso tipo: content marketing, blogging, SEO, e-mail marketing, lead nurturing, programmatic advertising, social media management, social media marketing e tanto altro ancora.

Al cuore di ogni strategia di Inbound Marketing c’è sempre il cosiddetto funnel, ossia “l’imbuto”: si definisce in questo modo il percorso di conversione che, colpendo gli utenti, li trasforma dapprima in visitatori del nostro sito web e infine in clienti soddisfatti e fidelizzati. Con l’ausilio di strumenti come il CRM e i report per l’analisi dei dati, i clienti e i prospect potranno essere studiati in ogni fase del loro percorso d’acquisto per individuare le aree di miglioramento strategico e rendere ancora più precisa ed efficace ogni singola azione.

Noi di NAXA utilizziamo con successo metodiche di Inbound Marketing da diversi anni, contribuendo al successo dei nostri clienti di vari settori e dimensioni con progetti dedicati.

 

Vuoi parlarci della tua azienda e individuare le strategie più corrette per incrementare i tuoi contatti?

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I nostri consulenti sono pronti a prestarti ascolto e a fornirti indicazioni.

Naxa è Google Premier Partner: siamo nel Top 3% in Italia

Abbiamo sempre dato il 100%.
E oggi siamo nel 3% dei migliori partner Google in Italia.

Siamo fieri di annunciare che Naxa si riconferma Google Premier Partner 2022.

Questo significa che ci rientriamo nel 3% dei migliori partner Google in Italia.

 

Scopri come far crescere la tua azienda con noi!

Parliamone insieme! 

 

Il programma Google Partners si rivolge ad agenzie pubblicitarie e terze parti che gestiscono account Google Ads per conto di altri brand o attività.

Google ha riconosciuto a Naxa gli importanti obiettivi raggiunti in questi anni nel marketing digitale. La grande G ha così deciso di conferire a Naxa lo status di Premier Partner nell’ambito del nuovo programma Google Partners.

Google con questa partnership si impegna a garantirci tutti gli strumentirisorse assistenza di cui abbiamo bisogno per aiutare i nostri clienti a raggiungere i loro obiettivi con Google Ads.

 

“Congratulazioni ai nostri Premier Partner per essersi classificati nel migliore 3% dei partner di Google. Si tratta di aziende che si sono distinte per l’impegno profuso nell’ampliare le proprie conoscenze sui prodotti, instaurare rapporti con nuovi clienti e aiutare gli attuali clienti a crescere. Siamo impazienti di offrire loro tutto il sostegno di cui hanno bisogno per consentire ai propri clienti di avere successo online.”

Davang Shah, Senior Director, Google Ads Marketing

 

Siamo davvero fieri di questo risultato!
Grazie a tutti, e grazie a noi!

 

Rivoluzione Cookie: cosa cambia nell’advertising online?

Oggi ci troviamo in una fase di transizione.

Dal 2023 diremo addio ai cookie di terze parti. Si sapeva dallo scorso anno, e ora sta ufficialmente accadendo.

Con l’accelerazione della trasformazione digitale del 2020, i dati provenienti dalle attività di comunicazione e marketing si sono diventati un vero e proprio patrimonio intangibile, straordinariamente prezioso. E come tali, essi necessitano di una sempre maggiore tutela.

Le differenze tra Cookie di terze parti e Cookie di prima parte

È quindi arrivato il momento per marketer e advertiser di investire sempre di più sui cookie di prima parte.

Ma cosa sono? 

La differenziazione tra cookie di prima parte e di terze parti è legata all’ente che li emette:

Cookie di prima parte

Hanno 2 caratteristiche:

  • Vengono creati e impiegati esclusivamente dal proprietario del sito web che li ha emessi
  • Non vengono mai trasferiti a terze parti

L’obiettivo di questi cookie è migliorare l’UI dell’utente, che viene riconosciuto quando visita il sito.
Ad esempio, per l’utente si potranno salvare prodotti a carrello o preferenze di navigazione, anche tra una sessione e l’altra.

I cookie di terze parti

  • Sono creati da domini diversi rispetto al sito di navigazione
  • Vengono impiegati per le attività di profilazione cross-site

Questi cookie sono sempre stati considerati essenziali per strategie di retargeting, attribuzione degli Adv, profilazione degli annunci e via discorrendo.

 

Rivoluzione Google dal 2023: cosa cambia?

Entro il 2023 Google Chrome non supporterà più i cookie utilizzati per tracciare la navigazione web degli utenti.

La ragione è semplice e intuibile: lavorare sull’aspetto della sicurezza, individuando nuove modalità per proteggere la privacy degli utenti.

Si tratta di un cambiamento molto importante per quanto riguarda il marketing digitale.

Basti pensare che questo è stato il metodo utilizzato negli ultimi 20 anni per dare vita ad attività di profilazione sempre più targhettizzate.

 

Chi prenderà il posto dei cookie di terze parti?

In un contesto tanto rivoluzionario è lecito farsi delle domande.

Cosa accadrà al momento della scomparsa dei cookie di terze parti? Chi prenderà il loro posto?

La risposta risiede nei nuovi sistemi di intelligenza artificiale, sempre più evoluti.

Questi si prenderanno carico di profilare gli utenti sulla base dei loro interessi, dei loro acquisti e delle loro abitudini. Tutto questo già a partire dal prossimo futuro,

Ma la novità più grande sta nel fatto che lo faranno direttamente dal browser.

 

La grande novità di Google: la Privacy Sandbox

Google sta introducendo un nuovo progetto: la Privacy Sandbox.

Nello specifico, la grande G sta implementando una soluzione composta da diverse API (Application Programming Interface), tra cui un browser con FLoC abilitato che funziona in questo modo:

  • Raccolta delle informazioni sulle abitudini di navigazione dell’utente
  • Assegnazione dell’utente a una coorte attraverso l’impiego di tecnologie AI
  • Raggruppamento nella medesima coorte di utenti con abitudini simili
  • Conservazione e analisi dei dati direttamente sul browser

Il colosso di Mountain View ha segnalato che il suo obiettivo primario è stabilire nuove modalità di raccolta di dati che siano più rispettose della privacy degli utenti.

Questa necessità è amplificata dai diversi “scivoloni digitali” a cui abbiamo assistito negli utlimi anni, che hanno finito col mirare la fiducia della comunità digitale. Alcuni esempi possono essere i leak di dati sensibili o l’utilizzo selvaggio dei cookie di terze parti da advertiser di ogni tipo.

Attualmente, Privacy Sandbox sta ancora individuando il perfetto equilibrio tra un’efficace protezione dei dati privati degli utenti e modelli di business basati sulla pubblicità che siano targettizzati ed efficaci.

Non è un obiettivo semplice, dal momento che si basa sul voler conciliare gli interessi di utenti, marketer, aziende, editori e autorità di regolamentazione.

Quali sono le conseguenze della Privacy Sandbox?

Con Privacy Sandbox Google renderà impossibile il tracciamento cross-site.

Lo eliminerà, spostando l’attenzione di editori ed inserzionisti sui cookie di prima parte.

Le conseguenze?

  • Gli utenti dovrebbero poter guadagnare un maggiore controllo sui loro dati personali
  • Gli annunci pubblicitari potrebbero essere meno personalizzati rispetto ad oggi
  • Editori siti web che ospitano advertising potrebbero avvertire un declino degli introiti, anche molto sensibile. Una simulazione di Google in questo senso parla di percentuali alte, anche fino al 64%.
  • Gli inserzionisti dovranno modificare totalmente il loro modello di business, individuando nuovi modi per comunicare con gli utenti e offrire user-interface (UI) sempre più personalizzate

 

Puntare ai cookie di prima parte: come fare?

Come si traduce tutto quello detto finora?

  • Gli editori dovranno investire budget più elevati sulla pubblicità contestuale alle pagine del sito web o strutturare modalità per favorire l’autenticazione, che di per sé assicura una conoscenza più mirata dell’utente.
  • Le piattaforme ad-tech dovranno proporre nuove tecnologie e strumenti per una profilazione tarata su Privacy Sandbox, ossia su interazioni su sito singolo invece che cross-site. Spazio quindi all’analisi di comportamenti aggregati!

Nonostante le oggettive complessità legate a questa rivoluzione digitale, è comunque importante ricordare che esistono alternative ai cookie di terze parti. Con il tempo e con le giuste strategie queste potranno trovare il modo di performare al meglio.

Un esempio può essere rappresentato dall’email, intesa come strumento abilitatore di specifiche funzionalità o contenuti su un determinato sito. L’indirizzo verrebbe in questo caso incrociato con quello disponibile per altri editori e inserzionisti, rappresentando un interessante “nodo” per un’analisi strategica e successiva profilazione.

Lo stesso discorso di identificazione individuale tramite cookie di prima parte avverrebbe naturalmente anche con soluzioni tecnologiche ormai ampiamente utilizzate come il local storage.

 

Autenticazione, dati e privacy: le parole chiave del marketing di domani

L’autenticazione consapevole e volontaria degli utenti giocherà quindi un ruolo centrale nel futuro del marketing digitale. Essa sarà il punto di partenza per creare una relazione e una comunicazione sempre più virtuose con ciascun utente, col fine ultimo di migliorare sia la profilazione, sia l’UI.

Acquisire dati sarà la parola d’ordine già a partire dal 2022, e le aziende e i marketer dovranno regolarsi di conseguenza. ll tutto mantenendosi in piena compliance con la legge.

È quindi essenziale che ogni organizzazione possa contare sull’esperienza di uno specialista in tutela della privacy che metta l’organizzazione al sicuro da errori e passi falsi.

Hai già pensato a come adattare la tua strategia advertising al nuovo scenario?

Parliamone insieme! 

6 previsioni di Gartner per il Marketing del 2022

Quali saranno le tendenze del marketing e della tecnologia nel 2022?

A questa domanda risponde Gartner, una delle più note società di consulenza strategica a livello mondiale.

Come ogni anno, Gartner ha reso note le sue previsioni, evidenziandone 6.

Prima di iniziare l’analisi, una premessa: il futuro del marketing dovrà rispondere al particolare e delicato momento sociale che stiamo vivendo.

Sarà più che mai importante costruire nuove connessioni con partner, clienti, fornitori e dipendenti per poter mantenere la necessaria resilienza in un mercato ancora imprevedibile.

L’emergenza sanitaria che continua a imperversare dal 2020 ha modificato profondamente gli scenari mondiali, accelerando notevolmente la trasformazione digitale. Tornare indietro non è più possibile.

 

I touchpoint digitali e il tracking

Nel 2022 i touchpoint trasleranno totalmente dal mondo fisico a quello digitale, con sempre più imperante necessità di creare nuove connessioni virtuali con i diversi attori della filiera.

In particolare, l’attenzione sarà dedicata ai seguenti aspetti:

  • privacy
  • flessibilità sul luogo di lavoro (smart working)
  • advocacy dei dipendenti
  • Virtual Influencer
  • commercio sui social media
  • intelligenza artificiale e machine learning per implementare e migliorare le azioni di vendita

Si prevede che, entro il 2023, le percentuali di opt-out da mobile passeranno dall’85% al 60%. Questo perché gli utenti digitali sono sempre più consapevoli che imbattersi in Ads non targhettizzati sulla loro persona significa essere esposti a contenuti di scarsa qualità.
Si tratta di un dettaglio importantissimo, specialmente nell’ottica di generare i nuovi touch point appena menzionati.

Per quanto riguarda i sistemi di tracking online, strettamente interconnessi alle attività di marketing, Gartner sottolinea che il tanto temuto “collasso” non sta assolutamente avvenendo. Almeno un quarto degli utenti continua ancora ad autorizzare il tracking, e altrettanti lo farebbero in determinate situazione.

Tuttavia, l’aspetto della privacy influenzerà le esperienze digitali che i brand saranno in grado di offrire e dovrà quindi essere utilizzato in modo proficuo. Si stima in questo senso che le app e i siti web che offriranno agli utenti reali e convincenti ragioni per l’opt-in registreranno aumenti di revenue sensibili.

Quindi, come comportarsi?
La risposta è realizzare le aspettative degli utenti. I modi per farlo sono diversi, ad esempio:

  • offrendo loro motivi vantaggiosi per comunicare i loro dati personali
  • semplificando i processi di setting della privacy
  • evitando la degradazione dei dati attraverso l’ottimizzazione di targeting contestuale e analisi

 

Smart working e nuove opportunità di Advertising

Entro il 2023, il volume delle Ads Impression su media come la TV e i canali di streaming negli orari di lavoro (indicativamente, dalle 9 alle 17) subirà un incremento del 60%.

Questo è dovuto al cambio delle abitudini e gli orari di lavoro indotte dalla pandemia. A partire da quest’anno, i professionisti ibridi o che operano in smart working guarderanno il 20% di video content in più (durante il giorno) rispetto a quanto facevano nel passato.

I marketer potranno beneficiare della nuova routine collocando Ads altamente targhettizzati in fasce di programmazione che, fino al 2019, non avrebbero assolutamente performato.

Ultimo fattore: sarà decisivo puntare sull’aspetto audio degli annunci: bisognerà infatti considerare la tendenza, da parte dei lavoratori dinamici, ad ascoltare prima ancora che guardare.

 

L’advocacy dei dipendenti

Tra le tendenze di marketing per il 2022 figura anche il valore che l’advocacy dei dipendenti potranno garantire al loro marchio.

LinkedIn stima che quando un operatore condivide un contenuto legato al brand, questo potrà raggiungere una click-through rate superiore del 200% rispetto alla semplice condivisione da parte dell’azienda.

La ragione è legata al fatto che il dipendente è una persona, e che la sua credibilità e percezione positiva di un messaggio, di un prodotto o di un marchio sono considerate importanti da parte dei clienti e dei lead.

Le aziende potranno fare leva su questo valore per incrementare la fiducia nel brand da parte dei suoi consumatori.

Il 2022 sarà quindi l’anno in cui la cosiddetta employee advocacy raggiungerà una dimensione nuova nella gestione e distribuzione del brand content sui social media.

 

Il mercato B2B

Entro il 2025, 1 impresa B2B su 5 utilizzerà l’intelligenza artificiale e il machine learning per ottimizzare la gestione dei customer journey digitali. In particolare, la tecnologia mirerà a rallentare e migliorare i percorsi d’acquisto e per creare connessioni tra i clienti e i responsabili commerciali di un’azienda.

Questa è la prosecuzione di un trend che ha preso vita dall’inizio della pandemia, e che pone l’ecommerce in vetta ai canali d’acquisto favoriti dagli utenti.

Entro il 2023 si presume avverrà il sorpasso del commercio digitale rispetto a quello umano.
Ma attenzione: gli acquirenti continueranno a essere più soddisfatti se potranno interagire con persone reali, anche attraverso i device online.

Di conseguenza, Marketing e Sales dovranno unire le forze per dare vita a strategie integrate che, oltre ad offrire una UI di alto valore, comprendano anche interazioni umane capaci di rendere il processo d’acquisto fluido, personalizzato ad efficace.

In particolare per le aziende B2B, l’obiettivo sarà bilanciare il customer engagement digitale con il rapporto umano nei momenti cruciali delle fasi d’acquisto.

 

I Virtual Influencer

Entro il 2026, i chief marketing officer dedicheranno il 30% del budget messo a disposizione per influencer e celebrità ai cosiddetti Virtual Influencer.

Si tratta di personaggi fittizi (animati) creati da agenzie di marketing e PR che andranno a rappresentare il brand (marchi di portata internazionale come Renault*, KFC e LG li stanno già impiegando), a prescindere dal suo settore.    *Nell’immagine qui sopra Liv, il Virtual Influencer ufficiale di Renault.

Già estremamente popolari in Asia, tali figure si stanno espandendo rapidamente negli Stati Uniti e sono destinati ad approdare a breve anche in Europa.

Il futuro prossimo includerà quindi personaggi animati ai quali i brand affideranno i loro messaggi, peraltro a un costo inferiore di quello che dovrebbero investire su influencer o celebrità in carne e ossa.
Il tutto, senza il rischio di scandali o scivoloni che potrebbero renderli impopolari. Ovviamente, massima cura dovrà essere sempre e comunque dedicata alla qualità, autenticità e correttezza del messaggio che i Virtual Influencer saranno incaricati di trasferire.

 

Generazione Z e Millennial: nuovi acquirenti social

Entro il 2026, la cosiddetta Generazione Z – così come i Millennial – preferirà acquistare sui social rispetto ai ben noti canali di e-commerce ora in vetta alle preferenze.

L’incremento stimato è pari al 60%, ed è il risultato dell’incoraggiamento all’acquisto da parte di player sempre più potenti e pervasivi come Instagram, Twitter e TikTok.

Di conseguenza, marketer e aziende si troveranno a dover ripensare l’intero processo di customer experience e di design per favorire esperienze d’acquisto soddisfacenti su questi canali, attraverso percorsi semplici ma arricchenti per l’utente.

Nel 2022 bisognerà quindi accrescere la qualità delle pagine prodotto sui social media, offrendo messaggi davvero capaci di rispondere alle esigenze di questi nuovi acquirenti. Il tutto manifestando sempre la massima trasparenza in termini di tutela della privacy.

 

Hai già pensato a come sfruttare a tuo favore le nuove tendenze del 2022?

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Nuovi incentivi alle MPMI per il Digital Marketing

Il 2022 inizia con una novità allettante per le micro, piccole e medie imprese.

La Camera di Commercio Milano Monza Brianza Lodi è pronta a lanciare il bando “Connessi 2022”: contributi alle MPMI per lo sviluppo di strategie digitali per i mercati globali.

L’agevolazione consiste in contributi a fondo perduto per investimenti di minimo 5mila €, fino ad un massimo di contributo concedibile ad ogni azienda di 10mila €.

In questo articolo trovi tutte le risposte che cerchi su questo nuovo bando.

In cosa consiste il bando?

  • Sostenere le MPMI che vogliono sviluppare o consolidare il proprio business all’estero grazie al digitale
  • Valido per le aziende delle province di:
    • Milano
    • Monza Brianza 
    • Lodi 
  • A disposizione 2 mln € da parte della Camera di Commercio

In cosa si impegna il bando nello specifico? A che canali digitali fa riferimento?

Il bando si impegna in tutte le attività di digital marketing volte ad ampliare il business delle aziende.

Nel dettaglio:

  • Strategia digitale
  • Content marketing
  • Social media marketing
  • Advertising (motori di ricerca, social media, marketplace)
  • SEO
  • Cura sito web / sviluppo, manutenzione, aspetti tecnici
  • Realizzazione foto/ video
  • Traduzioni sito / contenuti
  • Attività di live streaming
  • Canoni di inserimento e/o mantenimento marketplace

 

Quali sono i requisiti per partecipare al bando?

  • Essere micro, piccola o media impresa
  • Avere sede legale e/o unità locali iscritte ed attive al Registro imprese nella circoscrizione territoriale della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi
  • Essere in regola con il pagamento del diritto camerale annuale
  • Essere titolari di almeno uno dei seguenti canali digitali: sito internet, sito ecommerce, pagine social *(dovranno obbligatoriamente essere l’oggetto su cui verranno realizzate le attività di digital marketing preventivate)
  • Non essere fra le imprese beneficiarie del bando del 2021
  • Non essere fra le imprese che, assegnatarie del contributo, non hanno completato positivamente la rendicontazione del bando del 2020
  • Non trovarsi in stato di fallimento

 

Di che progetti e cifre stiamo parlando?

  • Il valore minimo di un progetto è 5.000 €
  • Il contributo massimo concedibile ad ogni azienda è 10.000 €

Il contributo a fondo perduto è erogato con le seguenti caratteristiche:

  •  70% per la Misura A 
  •  65% per le Misura B e C 

*Percentuali riferite alle spese al netto di IVA

*Le misure A, B e C sono illustrate nel seguente paragrafo

Come è strutturato il bando?

Il bando è suddiviso in tre differenti misure: 

  • MISURA A (400.000,00 euro) 

Per le imprese che non hanno beneficiato di contributi a valere sui Bandi:

    • Contributi alle MPMI per lo sviluppo di Strategie digitali per i mercati globali Anno 2019 e 2020
    • CONtributi per lo Sviluppo di Strategie digitali per i mercati globali – CONneSSi Anno 2021
  • Misura B (400.000,00 euro)

Per le imprese che abbiano partecipato nel corso del 2021 ad una delle iniziative promosse da Camera di commercio in collaborazione con Promos Italia scrl nell’ambito dei Progetti ITZ 2021.

  • Misura C (1.200.000,00 euro)

Per tutte le imprese in possesso dei requisiti generali di partecipazione previsti dal bando ed escluse dalle precedenti misure A e B.

 

Quando e come presentare la propria richiesta?

Le richieste di contributo potranno essere presentate:

  • dalle ore 9.00 del giorno 20 gennaio 2022;
  • fino ad esaurimento delle risorse / entro e non oltre le ore 14.00 del 18 marzo 2022.

La domande di contributo possono essere inoltrate esclusivamente in via telematica attraverso il sito https://webtelemaco.infocamere.it.

 

Dove trovo maggiori informazioni?

Ecco alcuni link utili per saperne di più sul bando Connessi 2022:

 

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Cross-Channel Marketing: cos’è e a cosa serve

Il Cross-Channel Marketing è uno degli approcci più adatti al contesto odierno, in cui i rapporti utenti-aziende passano attraverso una moltitudine di canali e linguaggi, per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.

E soprattutto, è un approccio  che si sposa perfettamente con le possibilità di tracciare dati e raccogliere informazioni offerte dal digitale.

Si tratta di un marketing capace di “incrociare” e interconnettere diversi canali e tutti i dati provenienti da essi.

comunicazione azienda b2b b2c marketing canali digitali business

Cos’è il Cross-Channel Marketing? Cosa cambia dal Multi-Channel Marketing?

Tale approccio si basa sul fatto che oggi gli utenti si collegano quotidianamente a tanti diversi canali e a differenti dispositivi. Sia per ricercare informazioni, sia per intrattenimento.

Oggi le persone leggono email dagli smartphone, confrontano aziende e negozi visitando i loro siti web, leggono testate giornalistiche online, ricercano informazioni, prodotti e persone sui social media, ascoltano podcast e musica in streaming, e tanto altro ancora. Il tutto senza abbandonare i media tradizionali, TV e radio su tutti.

È quindi necessario tener conto del fatto che i marketer di oggi non possono più permettersi di produrre strategie rigide e immutabili. Al contrario, un approccio maturo prevede l’utilizzo dei vari canali in modo coordinato e strategico.

Ecco dunque che emerge il Cross-Channel Marketing, ossia un approccio integrato che mira a relazionarsi con gli utenti attraverso molteplici canali (push notification, in-app message, e-mail…) e dispositivi (PC, smartphone, tablet…).

Attenzione: spesso si fa confusione tra il Cross-Channel Marketing e il Multi-Channel Marketing.

Quest’ultimo ha l’obiettivo di entrare in relazione con gli utenti utilizzando diversi canali, che però non sono affatto collegati tra loro, ma del tutto indipendenti l’uno dall’altro.
Al contrario, il Cross-Channel Marketing crea anche una connessione diretta tra i diversi canali di comunicazione.

Cos’è il Cross-Channel Marketing? Cosa cambia dal Multi-Channel Marketing?

Come funziona il Cross-Channel Marketing?

Il funzionamento di una strategia di Cross-Channel Marketing si basa su 3 step:

  • la raccolta di dati provenienti da diverse piattaforme
  • la loro analisi
  • la creazione di una o più campagne

Lo scopo è creare delle comunicazioni sulla base degli insight individuati dallo studio e dall’analisi dei dati raccolti. Il tutto per veicolare messaggi iper-personalizzati cuciti ad hoc sui diversi utenti e canali.

I dati raccolti verranno impiegati in modo tale che dispositivi e canali interagiscano tra loro in modo fluido e sinergico, ottimizzando il target delle campagne e il tono della comunicazione.

 

Alcuni esempi pratici di Cross-Channel Marketing

Un esempio pratico è rappresentato dal “Cross-Channel Messaging”.

Funziona in questo modo: un utente accede a un evento in-app, viene inserito in una campagna e-mail ed infine riceve una notifica push (o un ping).

Ad esempio, se stiamo guardando una determinata serie TV su Netflix, potremmo ricevere una notifica via e-mail nel momento in cui dovesse essere rilasciato un nuovo episodio.

E ancora: immaginiamo di visitare un’app di vendita per ricercare un prodotto di nostro interesse. In questo caso, la campagna di Cross-Channel Marketing potrebbe comportare il proporci articoli simili a quello che stiamo cercando acquistati da altri utenti prima di noi (non solo online ma anche nei negozi fisici).

Per comprendere il potenziale del Cross-Channel Marketing è importante capire l’utilizzo dei dati alla base della sua strategia. Dal momento che questi provengono da diversi canali, offriranno una visione del tutto nuova del pubblico, quasi olistica.

In questo modo il team di marketing potrà non soltanto definire meglio i buyer personas, ma anche tarare le proprie campagne sia sui device che sui media più apprezzati, secondo modalità che si basano sui comportamenti precedenti degli utenti. Basterà analizzare le loro azioni passate e i risultati ottenuti.

 

Quali sono i vantaggi del Cross-Channel Marketing?

Una strategia di Cross-Channel Marketing è decisiva per 3 principali motivi:

  • osservare la platea di utenti da una prospettiva inedita, più completa e interconnessa
  • trasformare campagne di scarso successo su un determinato canale in una fonte di analisi e revisione della strategia. Il tutto grazie ad una visione panoramica dei comportamenti degli utenti su tutte le piattaforme
  • creare campagne sempre più personalizzate e tarate sulle effettive esigenze degli utenti. Questo grazie all’apprendimento di informazioni risultato di ogni singola interazione e alla loro analisi e rielaborazione nell’ottica di interazioni future.

Quali sono i vantaggi del Cross-Channel Marketing?

Per l’utente, una campagna di Cross-Channel Marketing ben studiata equivale a un’esperienza d’acquisto più soddisfacente e personalizzata, alla ricezione di consigli che risultano effettivamente interessanti e a comunicazioni pertinenti da parte del brand.

Per l’azienda, il Cross-Channel Marketing ha il potenziale di incrementare il tasso di conversione riducendone il costo. La ragione è semplice: l’analisi così accurata delle informazioni che è alla base di questo approccio permette di rendere più specifiche e mirate le comunicazioni di marketing.

In conclusione, il sistema integrato di dati alla base del Cross-Channel Marketing consente di incrementare il ROAS (Return On Advertising Spend) perché viene canalizzato in modo specifico in una strategia unica e ben definita.

Certamente, non si tratta di un approccio semplice e neppure intuitivo. Ma resta uno di quelli più interessanti ed in linea con i tempi odierni. Specialmente se si considera che i mercati sono ormai sempre più competitivi nel voler offrire al target esperienze super-customizzate.

 

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