Sales automation in azienda: come fare e quali vantaggi?

L’automazione delle vendite, ovvero l’utilizzo di tecnologie e strumenti informatici per automatizzare le attività di vendita, può portare numerosi vantaggi alle aziende che la adottano. Questi vantaggi includono un aumento dell’efficienza del processo di vendita, un miglioramento della relazione con i clienti, un aumento delle entrate e un risparmio di tempo e risorse

In questo articolo illustriamo le diverse tecnologie e gli strumenti che possono essere impiegati nei processi di automazione delle vendite, tra i quali: 

  • il software di gestione dei clienti (CRM)
  • l’email marketing
  • il social media marketing
  • i chatbot
  • le applicazioni mobili 

Automazione delle vendite: di che cosa si tratta?

Con il termine “automazione delle vendite” (o “sales automation”) ci si riferisce all’impiego di tecnologie e strumenti informatici per automatizzare le attività di vendita, migliorare l’efficienza del processo di vendita e incrementare le opportunità di vendita e le entrate dell’azienda. 

L’automazione delle vendite può essere considerata come una sorta di evoluzione delle strategie di marketing e di vendita tradizionali, che spesso si basano su tattiche e tecniche manuali.

L’automazione delle vendite si serve di una vasta gamma di strumenti per migliorare la relazione con i clienti e facilitare il processo di vendita. Alcuni di questi li abbiamo menzionati sopra, ma li nominiamo nuovamente, scendendo un maggiormente nel dettaglio, sebbene siano strumenti e concetti molto diffusi (quasi divenuti “consueti” nelle aziende minimamente avvezze all’integrazione di soluzioni digital nei propri processi):

  • CRM (Customer Relationship Manager): software che permette alle aziende di gestire i contatti dei clienti e le informazioni relative alle loro attività di acquisto, fornendo un’efficace gestione dei dati e una maggiore conoscenza del cliente.
  • Email marketing: attività che consiste nell’inviare messaggi personalizzati e di qualità ai clienti, in modo automatico. Questi possono includere, a titolo di esempio: ringraziamento, messaggi di promozione di prodotti e servizi, offerte speciali e newsletter. 
  • Social media marketing: attività che permette di coinvolgere i clienti sui social network e di creare una presenza online solida e coerente con l’immagine dell’azienda.
  • Chatbot: software dotati di un certo grado di “intelligenza artificiale”, possono interagire con i clienti e rispondere alle loro domande in modo automatico. Grazie ai chatbot, le aziende possono fornire un servizio di assistenza ai clienti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, migliorando l’esperienza del cliente e risparmiando tempo e risorse.
  • Mobile App: le applicazioni mobili permettono ai clienti (tra le tante cose, visto che “c’è una app quasi per ogni cosa”) di effettuare acquisti online in modo facile e veloce, senza dover accedere a siti web complessi e difficili da navigare. 

 

Grazie all’automazione delle vendite, le aziende possono aumentare la produttività dei propri team di vendita, ridurre i costi, migliorare la qualità del servizio offerto ai clienti e incrementare le entrate complessive dell’azienda.

 

Come integrare la sales automation in azienda?

L’integrazione della sales automation in un’azienda può essere un processo complesso, ma altamente redditizio

  1. In primo luogo, l’azienda deve avere una chiara comprensione del processo di vendita, dalle attività di proposta alla chiusura del contratto, al fine di identificare le aree in cui l’automazione può essere utilizzata per migliorare l’efficienza.
  2. Successivamente, l’azienda deve selezionare una piattaforma di sales automation adatta alle sue esigenze e che possa integrarsi con i suoi attuali strumenti e processi. Alcune delle funzionalità principali che l’azienda potrebbe cercare in una piattaforma di sales automation includono la gestione dei lead, la gestione dei contatti, la gestione delle attività, l’automazione delle email, la gestione delle previsioni e la creazione di report.
  3. Una volta selezionata la piattaforma, l’azienda deve formare i propri dipendenti sull’utilizzo della piattaforma e sulla nuova strategia di sales automation. I dipendenti dovrebbero comprendere come utilizzare la piattaforma e come integrare le attività di sales automation nelle loro attività quotidiane.
  4. Inoltre, è importante monitorare continuamente l’efficacia dell’automazione delle vendite, utilizzando i dati e le analisi fornite dalla piattaforma per identificare le aree in cui l’automazione può essere ulteriormente migliorata e ottimizzata. 
  5. L’azienda dovrebbe inoltre effettuare regolarmente una revisione della sua strategia di sales automation per garantire che sia allineata con gli obiettivi aziendali e che continui a soddisfare le esigenze dei clienti.
  6. Infine, l’integrazione della sales automation dovrebbe essere vista come un processo continuo e in evoluzione, che richiede un costante monitoraggio e adattamento

 

Come abbiamo già sottolineato, con l’approccio giusto l’automazione delle vendite può essere un’opportunità per migliorare l’efficienza, aumentare le vendite e migliorare l’esperienza del cliente. A patto, però, di rispettare tutte le fasi sopra descritte, dedicandovi impegno e approfondimento da parte di tutti gli stakeholder

 

Sales Automation: quali vantaggi per il business

I vantaggi connessi con l’integrazione della sales automation li abbiamo elencati sopra, più volte. Vale però la pena di scendere maggiormente nel dettaglio, per capire realmente – e in modo approfondito – in che modo l’automazione delle vendite può giovare ad un’azienda. 

Risparmio di tempo e di risorse

L’automazione dei processi di vendita consente di eliminare molte attività ripetitive e noiose, liberando così il tempo dei dipendenti per concentrarsi su compiti più importanti, come il contatto diretto con i clienti.

 

Maggiore efficienza

I software di automazione delle vendite possono automatizzare molti dei processi di vendita, come l’invio di email e la gestione dei lead, consentendo di ridurre gli errori e di aumentare la produttività. In questo modo, l’azienda può gestire più clienti con meno risorse e conseguire un maggiore successo commerciale.

 

Migliore qualità del servizio clienti

Grazie all’automazione, le informazioni sui clienti sono più facilmente accessibili e gestibili, consentendo di offrire un’esperienza personalizzata e di maggior valore. L’azienda può, quindi, rispondere più rapidamente alle richieste dei clienti e gestire i problemi in modo più efficiente, migliorando la soddisfazione del cliente e aumentando le possibilità di fidelizzazione.

 

Monitoraggio e analisi delle performance aziendali

I software di automazione delle vendite consentono di raccogliere e analizzare i dati sui clienti, sui lead e sulle vendite in tempo reale, consentendo di identificare le aree di miglioramento e di adottare le giuste strategie di marketing e di vendita per migliorare le performance dell’azienda.

 

 

Aumento della competitività dell’azienda

Grazie alla maggiore efficienza, alla personalizzazione dei servizi e alla capacità di analizzare i dati in modo accurato, l’azienda può rispondere meglio alle esigenze dei clienti e mantenere una posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza

 

Ampliamento della presenza sul mercato

L’automazione delle vendite può aiutare l’azienda ad ampliare la propria presenza sul mercato, aumentando le opportunità di vendita e di acquisizione di nuovi clienti.

Quali strumenti e quali metodologie è bene conoscere?

Anche degli strumenti abbiamo già parlato, però ne esistono altri che possono risultare interessanti per quelle aziende che sono decise a lanciarsi con convinzione nella sales automation

 

Qui di seguito elenchiamo alcuni di questi strumenti, con una breve descrizione per ognuno. Inoltre, parleremo anche di tecniche e metodologie che è bene conoscere, per poterle trasferire a tutti gli stakeholder. 

Strumenti di sales automation

Per integrare la sales automation in azienda è necessario conoscere gli strumenti e le metodologie che permettono di automatizzare il processo di vendita. 

 

Il CRM è il cuore di tutto

Lo abbiamo già detto, ma… questo strumento è davvero il fulcro di tutta la strategia, quindi non ribadiremo mai abbastanza questo concetto È importante disporre di un sistema di CRM (Customer Relationship Management) per gestire in modo efficiente i dati dei clienti e delle loro attività. Il CRM permette di registrare informazioni sui contatti dei clienti, sui loro acquisti e sulle loro interazioni con l’azienda, facilitando la creazione di profili personalizzati e consentendo di avere una visione completa del ciclo di vita del cliente.

 

Marketing, ma automatico

Inoltre, per automatizzare il processo di vendita, è possibile utilizzare diverse soluzioni di marketing automation che consentono di pianificare, gestire e monitorare le attività di marketing digitale, come l’invio di email, la creazione di landing page, l’analisi dei dati e l’automazione dei flussi di lavoro.

 

 

Chatbot, aiutami tu!

Un altro strumento importante è l’utilizzo di chatbot, che consentono di automatizzare la gestione dei contatti dei clienti, fornendo risposte immediate a domande frequenti e supportando i clienti nella fase di acquisto e post-vendita.

 

Activity trackers, please! 

Gli strumenti di gestione delle attività sono utilissimi, perché consentono ai venditori di gestire le attività quotidiane, come appuntamenti, chiamate e follow-up. Un buono strumento di gestione dei tasks e delle attività costituisce un grande alleato per tutta la forza vendita. Con o senza automazione delle vendite, questo è un pezzo che non deve mai mancare in un’azienda. 

 

Allora mi richiami tu?

Il software di automazione delle chiamate è uno strumento che permette di automatizzare le attività di chiamata, richiamata, primo contatto. Questo aiuta tantissimo la forza vendite e permette di monitorare le interazioni dei clienti, per migliorare la loro esperienza. 

 

Lead generation, con SEM e SEO

Infine, per automatizzare il processo di vendita è possibile utilizzare anche soluzioni di lead generation, come l’utilizzo di annunci pubblicitari su Google o sui social media, che permettono di generare contatti qualificati e di indirizzarli verso il processo di vendita. A quanto detto prima si aggiungono anche attività di SEO organico, come la gestione di un corporate blog di successo, la creazione di pagine (sul sito corporate) ottimizzate per i motori di ricerca, la pubblicazione di articoli su altri siti e blog di settore, e via dicendo… 

 

Metodologie di sales automation

Qui di seguito vediamo alcune tecniche e alcune metodologie che ben si sposano con la sales automation. Alcune di esse funzionano anche da sole, eh.. ma ormai lo sapete, perché lo ripetiamo spesso: l’integrazione di canali e risorse è la chiave per il miglioramento dei risultati aziendali! 

Sales automation, meglio se “data-driven”

Per quanto riguarda le metodologie, è fondamentale adottare un approccio data-driven, basato sull’analisi dei dati, per ottimizzare il processo di vendita. È necessario monitorare costantemente i dati dei clienti e delle loro attività per individuare i punti di forza e di debolezza dell’azienda, individuare le opportunità di miglioramento e adattare il processo di vendita alle esigenze dei clienti.

 

Automazione delle vendite “customer-oriented”

Inoltre, è importante adottare un approccio orientato al cliente, ponendo il cliente al centro del processo di vendita e utilizzando la sales automation per offrire un’esperienza personalizzata e di qualità ai clienti. 

 

In compagnia la sales automation è migliore

Infine, è importante coinvolgere tutto il team di vendita nell’implementazione della sales automation, fornendo formazione e supporto per garantire una corretta applicazione delle metodologie e degli strumenti.

 

Un cliente da 10 e lode!

Il lead scoring (valutazione del cliente) è una metodologia che consente di assegnare un punteggio ai potenziali clienti, in base alle loro azioni, comportamenti e interessi. Questo aiuta a capire su quali lead è meglio intervenire, perché più interessati ad un prodotto, o alla ricezione di materiali di marketing. 

 

 

Il percorso del cliente

La sales pipeline management è una metodologia che consente di gestire il processo di vendita, dal contatto iniziale del cliente alla chiusura della vendita, assegnando al contatto vari “stati”, a seconda di come si comporta, delle informazioni che richiede o fornisce. Il modo in cui le persone interagiscono con l’azienda, con i venditori, con i contenuti di sito e blog fa sì che possano essere interessati, interessati ad informazioni di marketing, in attesa di ricevere un preventivo, in attesa di accettare un preventivo, e così via…

 

Segmentare in questo modo il proprio pubblico e, di conseguenza, i messaggi che si inviano ad ogni segmento, consente di fidelizzare i già clienti e di fornire, agli indecisi, informazioni cruciali, che potrebbero (auspicabilmente) trasformarli più facilmente in nuovi, entusiasti clienti dell’azienda

 

 

Automatizzare le vendite, insieme.

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Strategie e Tecniche per un Blog Aziendale di Successo

I blog sono una delle più grandi risorse online per informazioni, contenuti e servizi

La gestione di un blog richiede la comprensione di come funzionano le piattaforme di blog, gli strumenti per promuovere i contenuti, le tecniche di creazione di contenuti di qualità e le strategie di marketing. 

Con questo articolo, esamineremo alcuni degli strumenti, delle tecniche e delle strategie nella gestione di un blog di successo.

Gestire un blog, dalle fondamenta alle idee. Il blog management

Gestire un blog: dalle fondamenta alle idee. Il blog management

Blog (nel caso servisse una definizione)

Un blog è un sito web che contiene “post regolari, scritti in modo informale, su un argomento specifico”, come vedremo tra poco.
Un’azienda che decide di gestire un blog può beneficiare di una maggiore visibilità online e di un aumento delle vendite

Utilizzando un blog come mezzo per fare brand awareness e inbound marketing, un’azienda può raggiungere nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti, aumentando la propria autorevolezza nel settore.


Il blog esiste dal 1999…

Il termine “blog” è stato coniato nel 1999 da Jorn Barger, un americano, che utilizzò la parola “weblog” per descrivere il suo sito web personale in cui documentava le sue scoperte in internet. Successivamente il termine è stato abbreviato in “blog” e si è diffuso per descrivere una categoria di siti web che contengono post regolari, scritti in modo informale, su un argomento specifico.


Ha ancora senso aprire un blog nel 2023?

Ancora oggi, nel 2023, aprire un blog può essere una scelta vantaggiosa per le aziende

Tra i vantaggi che un blog può portare ad un’azienda, in particolare per quanto concerne la sua presenza online, figurano i seguenti: 

  • maggiore visibilità online
  • aumento delle vendite (a seguito di un aumento del traffico su un e-commerce, ad esempio)
  • miglioramento del rapporto tra marchio e consumatori (un blog, ad esempio, può contribuire a costruire relazioni con i clienti, attraverso contenuti di valore e interessanti)

Inoltre, come è facile immaginare, un blog può essere utilizzato come strumento di inbound marketing per attrarre potenziali clienti verso il sito web dell’azienda e aumentare la propria autorevolezza nel settore. 

Naturalmente, affinché quanto scritto sopra si verifichi, è importante che un blog sia gestito in modo professionale, ovvero: con un piano editoriale e una strategia di marketing chiari e definiti.

Qui di seguito proveremo a delineare alcune strategie di blogging dalle quali la vostra azienda potrebbe cominciare la propria attività di content marketing e, da qui, migliorare il proprio posizionamento SEO e migliorare l’acquisizione di clienti tramite il posizionamento di contenuti nelle SERP dei motori di ricerca. 

 

le strategie per un blog aziendale

Strategie

Esistono una varietà di strategie che devono essere prese in considerazione quando si gestisce un blog. Un blog è parte essenziale di una strategia di Digital Marketing (a proposito, se volete conoscere i trend 2023, date un’occhiata a questo articolo).

  • È importante definire un pubblico di riferimento, ad esempio, così da poter creare contenuti di qualità in linea con le aspettative dei lettori.
  • È importante creare una presenza online attraverso la creazione di contenuti su altre piattaforme (altri siti, blog di partner, testate giornalistiche, ecc.) e la promozione del blog sui social media (Instagram o TikTok, Facebook o Linkedin, a seconda di quanto previsto dalla vostra strategia di Social Media Marketing). 
  • È importante mantenere una buona frequenza di aggiornamento dei contenuti del blog, per mantenere i lettori interessati e assicurarsi che i contenuti siano aggiornati e pertinenti.

 

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Gestire un blog aziendale: aspetti tecnici

 

Gestire un blog aziendale: aspetti tecnici

Scelta dell’hosting

La scelta dell’hosting per un blog aziendale è fondamentale per garantire la velocità e la stabilità del sito. Un’opzione di hosting inadeguata può portare a problemi di carico lento, interruzioni del servizio e difficoltà nell’accesso al sito da parte dei visitatori. Per questo motivo, è importante valutare attentamente le diverse opzioni di hosting disponibili e scegliere quella più adatta alle esigenze dell’azienda.

Esistono diverse opzioni tra cui scegliere, come l’hosting condiviso, dedicato e VPS.

  • Hosting condiviso: un’ottima opzione per i blog aziendali di piccole dimensioni,
  • Hosting dedicato o VPS: più adatto per i blog con un alto volume di traffico e una maggiore necessità di risorse.

Il consiglio è quello di valutare le esigenze specifiche del proprio blog e di scegliere l’opzione di hosting che meglio si adatta alle esigenze dell’azienda.

Scelta della piattaforma

La scelta della piattaforma per la creazione di un blog aziendale è fondamentale per la gestione e la personalizzazione del sito. La piattaforma scelta può influire sull’aspetto estetico del blog, sulle funzionalità offerte, e sulla facilità di gestione del contenuto

Esistono diverse piattaforme di blogging disponibili, tra cui WordPress, Blogger, Tumblr e Squarespace. Di seguito approfondiamo brevemente le peculiarità di quelle menzionate, lasciando però a voi la ricerca di quella più adeguata (anche sulla base di eventuali tecnologie già impiegate nel sito aziendale):

  • WordPress è una delle piattaforme più popolari e flessibili, che offre una vasta gamma di temi grafici e plugin per personalizzare il blog.
  • Blogger e Tumblr sono piattaforme più semplici, perfette per i blog aziendali di piccole dimensioni. Se intendete percorrere questa strada, allora date un’occhiata anche a Medium.
  • Squarespace, invece, è una piattaforma di design professionale, ideale per i blog aziendali con una forte enfasi sull’estetica. 

Il consiglio è quello di valutare le esigenze specifiche del proprio blog e di scegliere la piattaforma più adatta alle esigenze dell’azienda. Inoltre, è importante scegliere una piattaforma facile da gestire e personalizzare, per garantire che il blog sia efficiente e funzionale, e capace di implementare le principali soluzioni per il monitoraggio del traffico e dei dati relativi al comportamento degli utenti (utilissimi per ottimizzare le strategie in atto, comprendere meglio le User Personas, creare contenuti sempre più pertinenti, in futuro…). 

Aspetti creativi nella gestione del corporate blog

Aspetti creativi nella gestione del corporate blog

Per creare contenuti di qualità, è importante comprendere i principi di scrittura (in generale) e i principi della scrittura SEO (in particolare): 

  • La ricerca, la sintesi, l’organizzazione e l’utilizzo di parole chiave sono tutti elementi importanti da considerare.
  • La scrittura del contenuto vero e proprio (che non è mai soltanto “produzione testuale”, ma utilizzo di espedienti retorici, creatività, elementi estetici che trascendono la semplice scrittura e diventano, in qualche modo, elementi di marketing veri e proprio, nel momento in cui sono finalizzati ad aumentare il coinvolgimento delle persone). 
  • La revisione e la modifica dei contenuti, prima della messa online (per evitare errori) e dopo la messa online (perché internet è un mondo in costante evoluzione e un blog è un luogo nel quale è bene tornare spesso, per ritoccare, integrare, arricchire anche contenuti molto vecchi, per renderli nuovamente attuali e pertinenti con il momento presente). 

Inoltre, è importante assicurarsi di creare contenuti pertinenti rispetto al tema del blog. È necessario sapere quali argomenti interessano i lettori e quali contenuti possono aiutare a soddisfare le loro esigenze. Questo può aiutare a garantire che i contenuti siano di qualità e pertinenti rispetto ai lettori. Inoltre, è importante assicurarsi che i contenuti siano aggiornati e pertinenti rispetto all’argomento scelto.

Il piano editoriale

Per quanto riguarda la gestione di un piano editoriale, gli strumenti come Trello o Evernote possono aiutare a pianificare i contenuti, assegnare compiti e tenere traccia dei progressi. 

Inoltre, gli strumenti di gestione dei contenuti come Hootsuite o Buffer possono aiutare a programmare e condividere i post sui social media.

Scrittura dei contenuti

Per quanto riguarda la scrittura dei contenuti, è importante trovare nuove idee per i post del blog attraverso la ricerca sui social media, la partecipazione a forum e gruppi di discussione del settore e la lettura di altri blog. 

Per creare testi di qualità, è importante scrivere in modo chiaro, conciso e coinvolgente, utilizzando immagini e video per arricchire il contenuto

Inoltre, è importante ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca (il SEO copywriting al quale accennavamo poco fa) utilizzando parole chiave pertinenti e creando titoli accattivanti.

Qui di seguito riportiamo una semplice checklist che può tornare utile a chiunque stia decidendo di lanciarsi nell’avventura di gestire il proprio blog aziendale: 

 

01.   Scegli un argomento di interesse per il tuo pubblico:

l’argomento deve essere interessante e rilevante per il tuo pubblico per assicurare che il tuo articolo venga letto e condiviso.

 

02.   Fai ricerche sul tuo argomento:

Utilizza diverse fonti per raccogliere informazioni sull’argomento e assicurati di verificare l’accuratezza delle informazioni. Tieni traccia delle fonti, organizzale e custodiscile come se fossero la cosa più preziosa di questo mondo, perché… una buona fonte di conoscenza è davvero tra le cose più preziose che si possano incontrare online! 

 

03.   Crea un piano editoriale:

Organizza le informazioni raccolte in un piano editoriale e struttura il tuo articolo in modo da presentare le informazioni in modo chiaro e coerente.

 

04.   Utilizza un tono di scrittura adeguato:

Il tono di scrittura deve essere professionale ma anche facile da capire e coinvolgere il lettore.

 

05.   Utilizza immagini e multimedia:

L’utilizzo di immagini e multimedia come infografiche, video e fotografie, può aiutare a rendere l’articolo più interessante e facile da comprendere. Fai anche uso di link e di allegati, se questi costituiscono un reale vantaggio per i tuoi lettori. Non depistarli nel loro processo di lettura, ma arricchiscilo con contenuti preziosi! 

 

06.   Ottimizza i contenuti per i motori di ricerca:

Utilizza parole chiave pertinenti e ottimizza il tuo articolo per i motori di ricerca, per aumentare la visibilità del tuo sito, rispettando le regole base del SEO e, in particolare, configura Page Title e meta description e fai uso di headings. 

 

07.   Rivedi e modifica:

Prima di pubblicare l’articolo, assicurati di rivederlo e modificarlo per eliminare eventuali errori di ortografia e grammatica.

 

08.   Promuovi il tuo articolo:

Una volta pubblicato, promuovi il tuo articolo attraverso i canali social media e email marketing per aumentare la portata e il tuo engagement. Perché, se è vero che il blog promuoverà il tuo brand e la tua azienda, è anche vero che, sempre più spesso, una strategia di Digital Marketing si compone di vari tasselli che cooperano in modo sinergico: i social spingono il blog, il blog promuove il sito, il sito promuove i social… e così via. Ogni parte è parte di un tutto organico, coeso, coerente. 

 

Ricorda che un articolo ben scritto e ben strutturato è uno strumento efficace per raggiungere e coinvolgere il tuo pubblico, aumentare la visibilità del tuo sito e migliorare la reputazione della tua azienda.

la scrittura dei contenuti

 

Commenti dei lettori

Per quanto riguarda la gestione dei commenti dei lettori, è importante utilizzare strumenti per moderare e gestire i commenti in modo da garantire che siano pertinenti e di qualità. Questo può aiutare a creare una community attiva e coinvolgente intorno al blog, aumentando la fidelizzazione dei lettori e la visibilità del blog.

 

Promozione e monitoraggio del blog aziendale

Come promuovere il corporate blog?

Per quanto riguarda la promozione del blog, la collaborazione con altri blog del settore e il social media marketing sono ottime strategie per aumentare la visibilità del blog e raggiungere un pubblico più ampio. 

Ad esempio, la creazione di partnership con altri blogger e la condivisione dei contenuti sui social media possono aiutare a raggiungere un pubblico più ampio e aumentare il traffico sul blog.

Monitorare i risultati generati dal blog

Per monitorare le performance del blog, è importante utilizzare strumenti di analisi come Google Analytics. Questi strumenti possono aiutare a identificare le fonti di traffico, a monitorare le statistiche di visualizzazione delle pagine e a ottenere informazioni sull’audience, come il loro comportamento e le loro preferenze. 

Utilizzando questi dati, è possibile ottimizzare i contenuti e la strategia di marketing per raggiungere i propri obiettivi.

Promozione e monitoraggio del blog aziendale

 

Conclusione: creiamo un blog?

La gestione professionale di un blog richiede la scelta degli strumenti adatti, la creazione di contenuti di qualità e una buona promozione dei contenuti. Utilizzando questi strumenti e tecniche, un’azienda può ottenere una maggiore visibilità online e aumentare le vendite.

 


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Visual Thinking: come può migliorare il tuo marketing e il tuo business

Il pensiero che procede per immagini

Il visual thinking è una tipologia di comunicazione che trasforma concetti, idee o programmi in immagini. In altre parole, permette di rappresentare visivamente le informazioni, la conoscenza ed i processi, semplificandone la comprensione e la memorizzazione.

Questa tecnica viene spesso utilizzata in ambito didattico, ma può rivelarsi altrettanto utile nell’ambito aziendale, soprattutto per lo sviluppo di idee e soluzioni innovative.

 

Introduzione: dal design thinking al visual thinking

 

Introduzione: dal design thinking al visual thinking

Il visual thinking è uno dei pilastri del design thinking, un approccio creativo che si basa sulla costruzione di soluzioni partendo dalle esigenze degli utenti. Questo metodo si presta particolarmente bene all’ambito aziendale, dove l’obiettivo principale è quello di soddisfare le esigenze dei clienti e sviluppare soluzioni innovative che possano far crescere il business.

In questo articolo approfondiremo il visual thinking e il suo utilizzo in ambito aziendale, analizzando di cosa si tratta, perché è utile e come può essere determinante per lo sviluppo di un’azienda.

 

Cos'è il visual thinking

Cos’è il visual thinking

Il visual thinking consiste nell’utilizzo di immagini, disegni e simboli per rappresentare concetti complessi e schemi logici.

Questa tecnica consente di rappresentare in modo chiaro e intuitivo idee e concetti che altrimenti potrebbero risultare difficili da comprendere.

 

La teoria della doppia codifica

Il visual thinking si basa sulla teoria della doppia codifica di Allan Paivio, secondo cui le immagini e i concetti verbali sono elaborati in modo diverso dal nostro cervello.

La teoria è molto affascinate e, ovviamente, molto complessa. Pertanto, riportiamo di seguito soltanto due stralci, citando le fonti dalle quali abbiamo attinto.

Secondo la teoria del doppio codice, esistono due sistemi di codifica dell’informazione, nettamente distinti: uno relativo all’individuazione ed elaborazione degli oggetti o eventi non verbali, l’altro relativo agli aspetti verbali […]

E, ancora:

I due sistemi di codifica di Paivio, sono correlati fra di loro, in maniera biunivoca, per cui l’informazione presente in uno dei due sistemi di codifica può attivare un processo nell’altro, attraverso delle connessioni referenziali, e viceversa; più in particolare, la descrizione verbale di un oggetto può generare un’immagine mentale e, viceversa, un’immagine mentale può condurre ad una descrizione verbale

(Fonte delle citazioni: https://it.wikipedia.org/wiki/Allan_Paivio#La_teoria_del_doppio_codice)

la teoria della doppia codifica

 

Le immagini elaborate grazie al visual thinking hanno il vantaggio di agevolare una migliore comprensione dei concetti. Quando sono chiare, semplici e intuitive da leggere, suscitano maggior attenzione da parte del pubblico. Il carattere meno rigido e più ludico delle immagini incoraggia la partecipazione rispetto a forme più tradizionali di comunicazione informativa. Infine, è bene ricordare che le immagini sono in grado di creare empatia. La grafica agevola un legame più autentico tra chi produce il contenuto e chi lo fruisce, perché oltre a trasmettere informazione veicolano emozione e, quest’ultima, è qualcosa di potentissimo quando si cerca di apprendere qualcosa (o, perché no, quando si cerca di persuadere qualcuno di qualcosa… ma questo è argomento per un altro articolo, magari…)

Il visual thinking consente anche di facilitare la memorizzazione. Le illustrazioni vengono ricordate più facilmente dal nostro cervello rispetto ai concetti verbali. Secondo la teoria della doppia codifica di Allan Paivio, quando leggiamo solo il testo, tre giorni dopo ricordiamo circa il 10% delle informazioni, invece nel caso ci fossero immagini pertinenti la percentuale potrebbe salire al 65%.

 

Il visual thinking, nelle aziende e nel marketing

Quando si tratta di marketing, il visual thinking può aiutare a sviluppare nuove idee e strategie, grazie all’utilizzo di tecniche e strumenti che consentono di visualizzare il proprio pensiero e, quindi, di renderlo più fruibile per gli altri (e per se stessi). Tra le varie modalità esistenti, riportiamo qui di seguito quelle che hanno maggiormente attirato la nostra attenzione:

Design Thinking Canvas

Una delle tecniche di visualizzazione più utilizzate è il canvas del design thinking. Il canvas è uno strumento visuale che aiuta a rappresentare l’intero processo di sviluppo del prodotto o della strategia. Ci sono diverse varianti del canvas del design thinking, ma tutti hanno lo stesso obiettivo: aiutare a strutturare le idee e a visualizzare il processo di creazione del prodotto o della strategia.

Il canvas è diviso in diverse sezioni, ognuna delle quali rappresenta una fase diversa del processo di sviluppo. Ad esempio, ci potrebbe essere una sezione per la comprensione del cliente, una sezione per l’ideazione, una sezione per la progettazione e così via. Ogni sezione contiene una serie di domande e prompt che aiutano a generare idee e a strutturare il processo.

Il canvas del design thinking è utile perché fornisce una struttura visuale che consente di capire meglio l’intero processo di sviluppo. Aiuta anche a rimanere concentrati sui risultati desiderati, a capire i punti di forza e di debolezza del prodotto o della strategia, e a sviluppare idee per migliorare o perfezionare il prodotto o la strategia.

 

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La tecnica dello Sketchnoting

Un’altra tecnica di visualizzazione comune è lo sketchnoting, che consiste nell’annotare le informazioni visivamente, invece che solo testualmente.

Lo sketchnoting è utile perché aiuta a organizzare le informazioni in modo chiaro e visivo, e rende più facile rivedere le note in seguito. Inoltre, le immagini possono essere memorizzate più facilmente rispetto al testo, il che significa che le informazioni potrebbero essere ricordate più a lungo.

 

La tecnica del Mind mapping

Un altro modo in cui il visual thinking può aiutare il marketing è attraverso le mappe mentali.

Le mappe mentali sono diagrammi che aiutano a organizzare le informazioni in modo visuale. Sono utilizzate per generare idee, organizzare le informazioni, pianificare progetti e risolvere problemi.

Le mappe mentali possono essere utilizzate in qualsiasi fase del processo di marketing, dalla pianificazione della strategia alla creazione del contenuto.

Una mappa mentale è costituita da un nucleo centrale che rappresenta il tema principale, e da rami che si diramano dal nucleo centrale e rappresentano idee correlate. Ogni ramo può a sua volta ramificarsi ulteriormente in sottorami. Le mappe mentali possono essere create a mano o con l’aiuto di software specifici, come MindNode o XMind.

Le mappe mentali sono utili perché consentono di organizzare le informazioni in modo visivo, rendendo più facile rivedere e comprendere le idee. Inoltre, sono flessibili e possono essere utilizzate in qualsiasi fase del processo di marketing. Ad esempio, possono essere utilizzate per sviluppare idee di contenuti, pianificare una campagna pubblicitaria o per strutturare un piano di marketing completo.

Visual Thinking: esempi di utilizzo nelle aziende

Visual Thinking: esempi di utilizzo nelle aziende

Il visual thinking è un’importante risorsa per le aziende che desiderano sviluppare idee creative e soluzioni innovative. L’uso di diagrammi, mappe mentali e altri strumenti visivi può aiutare a organizzare le idee, a comunicare le informazioni in modo efficace e a sviluppare soluzioni che incontrino le esigenze del cliente.

Qui di seguito riportiamo alcune situazioni nelle quali fare ricorso al visual thinking può aiutare a fluidificare i processi (di gestione, di progettazione, di sviluppo), rendendoli più chiari e più fruibili per tutti gli stakeholder.

 

Mappare le idee dei clienti

Le mappe mentali sono anche un modo per visualizzare le idee dei clienti. Invece di scrivere a mano o digitare note, gli intervistatori possono utilizzare mappe mentali per registrare le risposte dei clienti in modo visivo. Ciò rende più facile per gli intervistatori vedere le connessioni tra le risposte dei clienti e utilizzarle per sviluppare campagne di marketing più efficaci.

 

Sviluppare un piano marketing

Il visual thinking può anche essere utilizzato per sviluppare il piano di marketing di un’azienda. Ad esempio, l’utilizzo di un canvas di design thinking può aiutare a organizzare le idee, i concetti e le strategie in un formato visivo che può essere facilmente compreso da tutti i membri del team. Il canvas di design thinking è un’ottima soluzione per le aziende che desiderano sviluppare strategie di marketing innovative e creative. Consiste in un set di domande, divise in sezioni, che aiutano il team a definire l’obiettivo, il pubblico di riferimento, i canali di marketing e molto altro. Questo processo aiuta il team a concentrarsi sui bisogni del cliente e a sviluppare soluzioni che incontrino le loro esigenze.

sviluppare un piano marketing

 

Rappresentare le informazioni aziendali

Il visual thinking può anche essere utilizzato per la presentazione delle informazioni aziendali, come presentazioni, report o brochure. Un report o una presentazione visivamente accattivante e organizzata è più probabile che attiri l’attenzione del pubblico e li tenga impegnati durante l’intera presentazione. L’uso di immagini, grafici e diagrammi può aiutare a comunicare i dati in modo più efficace e visivo.

 

Supportare lo sviluppo di prodotti / servizi

Infine, il visual thinking può essere utilizzato per lo sviluppo di prodotti e servizi. L’uso di mappe mentali e canvas di design thinking può aiutare a sviluppare soluzioni innovative che incontrino le esigenze del cliente. Le mappe mentali possono aiutare a identificare le aree di miglioramento e a trovare soluzioni creative a problemi esistenti. Inoltre, l’utilizzo di disegni e modelli può aiutare a visualizzare come un prodotto o servizio funzionerà e come sarà utilizzato dai clienti.

Supportare lo sviluppo di prodotti / servizi

 

Perché portare il visual thinking nelle aziende? 

Il design thinking è un approccio creativo che aiuta a risolvere problemi complessi in modo innovativo e funzionale. I vantaggi del design thinking sono molteplici e riguardano diverse fasi del processo di ideazione e progettazione, tra cui:

 

Sintetizzare e semplificare i contenuti:

le immagini utilizzate a scopi aziendali, come diagrammi, mappe concettuali e infografiche, permettono di rappresentare concetti, dati e flussi in modo sintetico e facilmente comprensibile.

Approccio dinamico:

le immagini sono più dinamiche rispetto a un documento Word o a un blocco di note, in quanto è possibile rimodulare e modificare il loro contenuto in modo agile e veloce.

Schematizzare strategie complesse:

le immagini aiutano a schematizzare strategie complesse e a semplificare la comprensione, facilitando l’apprendimento e la messa in pratica.

Visione d’insieme:

le immagini forniscono una visione d’insieme quando si deve prendere una decisione, aiutando a comprendere la situazione nella sua completezza.

Soluzione dei problemi:

le immagini aiutano a mettere a fuoco la soluzione migliore al problema, supportando il pensiero laterale e la creatività.

Prospettiva diversa:

le immagini offrono una prospettiva diversa della situazione analizzandone sia il dettaglio sia il quadro d’insieme, consentendo di esplorare nuove possibilità.

Miglioramento della comunicazione:

le immagini migliorano la comunicazione e rendono le riunioni più coinvolgenti, partecipative ed efficaci, consentendo di presentare idee e progetti in modo più accattivante ed efficace.

 

perché portare il visual thinking nelle aziende

 

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Approfondimenti e riferimenti bibliografici

Teoria della doppia codifica, approfondimenti

Per chi volesse approfondire affascinante argomento della teoria della doppia codifica, rimandiamo al seguente link, per cenni storici ed enciclopedici (oltre alla già citata e immancabile WikiPedia):

Per approfondire ulteriormente la teoria vera e propria, invece, rimandiamo alle seguenti fonti:

 

Sketchnoting: prendere appunti con le immagini

Se volete approfondire la tecnica dello Sketchnoting, iniziate sempre dalla immancabile Wikipedia, ma non fermatevi lì:

Per comprendere meglio questa tecnica, anche detta “Visual Notetaking” (letteralmente, “prendere appunti visivi”), consultate anche il seguente link (ricco di riferimenti bibliografici, per i super appassionati del tema):

 

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Social Media Marketing: i trend del 2023

Li abbiamo usati ogni giorno, negli anni passati. Sono diventati sempre più importanti nella vita delle persone e delle aziende. E sono destinati a crescere, almeno nel corso del 2023. 

Stiamo parlando dei Social Media e dei Social Network che, nel 2023, saranno pervasi da tanti nuovi trend dei quali è bene che le aziende siano consapevoli, per poterli sfruttare al meglio per la crescita del proprio business. 

Prima di iniziare, però, è giusto fare una premessa che inquadri la situazione generale e che definisca come, per tutti i Social Media, il contenuto originale e lo UGC (acronimo per User Generated Content, ovvero: contenuto generato dagli utenti ) stiano diventando sempre più importanti per i creatori e per i brand. Inoltre, anche l’aumento dell’uso di parole chiave e di tecniche SEO all’interno dei Social Network è qualcosa che dovrà tenersi sempre più in considerazione. 

Quindi, chiarito che anche per il 2023 il contenuto sarà King, ma anche Queen (parafrasando un famoso modo di dire), lanciamoci nell’esplorazione dei Social Media Trends del 2023

Due ragazze che guardano i loro cellulari

 

Le piattaforme da tenere sott’occhio

 

TikTok continuerà a dominare

Ci aspettiamo che TikTok continui a dominare lo spazio dei social media. Le aziende stanno iniziando a utilizzare l’app per raggiungere nuove audience e mostrare la loro personalità di marca. Inoltre, altre piattaforme stanno prendendo spunto dalle funzionalità di TikTok per creare contenuti “snackable” e attrarre la generazione TikTok. Ad esempio… (leggete sotto). 

 

YouTube, sempre più Shorts

Secondo Adweek, le visualizzazioni su YouTube Shorts hanno generato una media di 30 miliardi di visualizzazioni al giorno

I creatori che postano su Shorts riescono ad attirare più spettatori ai loro contenuti di lunga durata e aumentare il loro numero di abbonati. Inoltre, con le future opportunità di monetizzazione di YouTube per gli Shorts, la piattaforma ritornerà come una scelta obbligata per i creatori.

 

Creatori, anche su LinkedIn 

LinkedIn è più vecchio di Facebook. Allora perché è sulla nostra lista di tendenze social da tenere d’occhio nel 2023? I creatori stanno prendendo la piattaforma, infondendo personalità nei loro post e distinguendosi come esperti nei loro rispettivi campi

Ci sono addirittura stati aumenti di “Power Users” di LinkedIn che assumono ghostwriter per creare contenuti per i loro fedeli seguaci

Se hai ignorato LinkedIn in passato, potrebbe essere il momento di riconsiderare questo vecchio, nuovo social! 

 

La generazione Z usa i social come motore di ricerca

Quasi la metà della Generazione Z usa TikTok e Instagram per la ricerca di contenuti, anziché affidarsi ai classici motori di ricerca.

Google terrà conto di questi cambiamenti nei comportamenti degli utenti? Sicuramente, ma al momento non ha ancora adottato un nuovo approccio o una nuova strategia.

Inoltre, attendiamo un aumento dell’utilizzo di strumenti di SEO per migliorare la visibilità dei contenuti sui social media.

Robot che utilizza il pc

 

Le tecnologie social del 2023

 

Sempre più qualità (video-fotografica)

Ci aspettiamo che le aziende investano sempre di più in immagini e video di qualità per attirare l’attenzione dei loro seguaci sui social media. Ma non solo, perché si prevede che a questi classici media si aggiungeranno anche AR e VR. Interessati? Leggete qui sotto…

 

Pronti per AR / VR?

La realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) stanno diventando sempre più accessibili e utilizzabili per le aziende. Ci aspettiamo di vedere un maggior utilizzo di AR in pubblicità e nella creazione di esperienze di vendita immersive, mentre la VR potrebbe essere utilizzata per creare nuove modalità di formazione e per mostrare i prodotti in modo nuovo.

 

Le chat hanno fatto il bot! 

La messaggistica istantanea e i chatbot stanno diventando sempre più popolari come mezzo per le aziende di interagire con i clienti. Ci aspettiamo che le aziende utilizzino sempre di più questi strumenti per fornire supporto ai clienti, raccogliere feedback e persino condurre vendite.

 

L’ascesa delle Intelligenze Artificiali

La AI sarà sempre più diffusa e accessibile e supporterà aziende e creator nella produzione di contenuti multimediali di vario genere: dalla produzione testuale (script per video YouTube, micro-testi per Instagram, ecc.) alla creazione di immagini (di profilo, e o visual per post e pubblicazioni), alla realizzazione di brani musicali o di video completi di inquadrature, volti, controcampi. 

Anche se l’IA non potrà sostituire l’originalità e la creatività, la vedremo sempre più coinvolta all’interno dei processi creativi gestiti e organizzati da intelligenze umane.

Persona che registra un video per i social

 

Le social content strategy del 2023

 

La tendenza non fa più tendenza

Nel 2022, cavalcare le tendenze è stata una strategia chiave per crescere su TikTok e Instagram. Ma nel 2023, utilizzare solo audio di tendenza sta perdendo popolarità. Per distinguersi, prevediamo che i creatori e le marche incorporeranno sempre più contenuti originali nella loro strategia generale. 

Dai vlog di lunga durata alle conversazioni senza fronzoli su argomenti specifici, i contenuti video stanno già diventando più casuali e spontanei. Anche l’editing video sta diventando sempre più legato alla narrazione. 

La sfida ora è quella di fare in modo che il tuo video si distingua in un mare di copie. Quindi, ci aspettiamo di vedere un aumento delle marche e dei creatori che iniziano le loro “tendenze” utilizzando un audio popolare, ma mettendo il proprio tocco unico.

 

Il contenuto sarà creato dagli utenti (o quasi)

I contenuti generati dagli utenti (UGC) sono estremamente popolari tra i brand. 

Uno studio del 2021 ha rivelato che l’80% dei consumatori afferma che i contenuti generati dagli utenti hanno un forte impatto sulle loro decisioni di acquisto.

Ma non tutti i brand hanno una banca di contenuti UGC da utilizzare, né un team interno per creare foto che sembrino organiche. 

Ecco dove entrano in gioco i creatori di UGC. Essenzialmente, questi creatori vengono pagati per creare contenuti ispirati ai contenuti generati dagli utenti.

Al contenuto generato dagli utenti si aggiunge anche il contenuto generato dalla community, ovvero tutto quel sapere condiviso da persone accomunate da una o più caratteristiche che, adeguatamente esplorato, può portare grandi vantaggi a brand e aziende. Per questo, immaginiamo di vedere un aumento dell’utilizzo di sondaggi, concorsi e altre iniziative che incoraggiano gli utenti a creare contenuti, creando una maggiore engagement e coinvolgimento, ma anche generando tantissime informazioni utili per i brand che sapranno sfruttare queste opportunità. 

 

Influencer Marketing, il ritorno! 

L’Influencer Marketing è un trend in costante crescita e nel 2023 ci aspettiamo di vedere ancora più brand che utilizzano gli influencer per promuovere i loro prodotti e servizi. 

Ci aspettiamo anche di vedere un maggiore utilizzo di micro-influencer, che hanno una nicchia di seguaci altamente profilati e fedeli.

 

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Tre persone che lavorano insieme al computer

 

Social e persone, nel 2023

 

C’è bisogno di gente nuova sui social

Raggiungere nuove audience diventerà uno dei principali obiettivi delle aziende sui social media. Con l’aumento dell’acquisto online durante la pandemia, le aziende stanno pensando a come raggiungere nuove audience attraverso i social media, fidelizzare i clienti esistenti e migliorare il servizio clienti per garantire la fedeltà a lungo termine.

 

C’è bisogno di professionisti dei social 

Con l’aumento dell’importanza dei social media in diversi e molteplici aspetti del business, ci aspettiamo che le aziende assumeranno sempre più professionisti dedicati ai social media, per gestire e ottimizzare le loro presenze sui social media.

 

C’è un social per ogni cosa

Le aziende utilizzeranno ancor di più un approccio multicanale, per raggiungere i loro clienti sui social media. 

L’utilizzo di più piattaforme social (e web, aggiungiamo) consentirà alle aziende di raggiungere un pubblico più ampio o, meglio ancora, più segmenti di pubblico, a seconda del social network impiegato, potendo così espandere la propria presenza non solo dal punto di vista “territoriale”, ma anche “generazionale” e “culturale”. Perché ogni social ospita un pubblico diverso, parla con un suo codice e si rivolge a persone con ideali e visioni leggermente diverse

Essere consapevoli di tutto questo renderà le aziende molto più profittevoli, sui social network e nel mondo reale (sempre ammesso che si faccia ancora questa distinzione, visto che da anni i social hanno dimostrato di essere molto, molto reali). 

Grafica che rimanda all'idea di chiave per il futuro

 

Dati e valori tra i social trend 2023

 

Integrità e trasparenza

Con l’aumento della consapevolezza dei consumatori sui problemi sociali e ambientali, ci aspettiamo che le aziende siano sempre più trasparenti nella loro comunicazione sui social media e che mostrino la loro posizione su questioni sociali importanti, raccontando costantemente in che modo stanno lavorando per migliorare l’impatto ambientale delle loro attività, l’inclusività, la difesa dei diritti fondamentali di lavoratori e consumatori. 

Nel 2023 sarà fondamentale fare scelte. A volte difficili. E, poi, come sempre, bisognerà saperle raccontare a tutti, perché esse saranno parte integranti di quel set di valori che ogni brand deve coltivare al suo interno e nel rapporto con i propri consumatori e supporter.

 

Sempre più dati, sempre più importanti

Nel 2023 vi sarà un crescente utilizzo di strumenti di analisi dei dati, che saranno impiegati in molteplici attività, tra le quali meritano di essere menzionate le seguenti:

  • monitorare e ottimizzare le attività sui social media.
  • capire meglio il pubblico e modificare le strategie in atto per meglio andare incontro alle sue esigenze.
  • analizzare i dati demografici, le interazioni, i tassi di conversione.

Persona che registra un video professionale

 

Come sfruttare i Social Media nel 2023?

Conoscere i trend 2023 non basta! Come è possibile sfruttarli per ottenere ancora di più dai propri canali social e dal social media team della propria azienda

Qui di seguito elenchiamo per te alcuni suggerimenti grazie ai quali potrai cominciare, fin da subito, ad implementare la Social Media Strategy della tua azienda!

Se puoi, fai un video

  1. Dovresti sfruttare il video ogni volta che è ti possibile, poiché le persone amano molto i video, soprattutto i contenuti in diretta, che appaiono particolarmente autentici.
  2. Crea contenuti che ti aiutino ad entrare in relazione con le persone. Ad esempio, puoi evidenziare le storie dei clienti, parlare della missione o dello scopo più grande della tua azienda o raccontare una “giornata tipo” di uno dei tuoi dipendenti. In questo modo, potrai creare con il tuo pubblico un legame più profondo, capace di andare al di là del semplice prodotto o servizio. 
  3. Usa un tono informale, parlato, che faccia venire voglia di entrare in relazione e in confidenza con il tuo marchio. Potresti rivolgere domande ai tuoi follower o raccontare storie per aumentare i livelli di coinvolgimento. Infine, dovresti utilizzare elementi di design per creare contenuti accattivanti, come meme, gif, brevi video, quiz divertenti, infografiche e così via. 
  4. Il tuo pubblico apprezza la qualità rispetto alla quantità, quindi dovresti stabilire un programma in modo da pubblicare regolarmente contenuti, ma senza esagerare

Considera l’esplorazione di nuove piattaforme social inaspettate, per raggiungere persone nuove e, perché no, clienti che non ti saresti mai aspettato di poter incontrare.

 

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Content Strategy, quali sono le fasi e gli strumenti?

La strategia dei contenuti (in inglese Content Strategy) è un processo di pianificazione e creazione di contenuti digitali (siano essi testuali, grafici, video-fotografici, audio) che mira a raggiungere obiettivi aziendali specifici tramite un sistema di offerta di valore ai propri utenti.

Al di là di quello che un’azienda può offrire tramite canali (ormai) tradizionali, quali il sito web, il blog aziendale e i social, vi sono tante altre possibilità e, mai come in questo caso, il limite è quello della propria fantasia. 

Ecco di che cosa tratteremo in questo blog:

Una mano che tiene un megafono

Content Strategy: nuovi modelli e strategie innovative

Qui di seguito schematizziamo, in modo molto sintetico, alcune tipologie di contenuti che possono essere veicolati online (la loro pertinenza è data, naturalmente, dal tipo di azienda che decide di produrli, nonché dalla specifica strategia di digital marketing che si è deciso di porre in essere):

  • Blog Posts: interviste, approfondimenti, ricette, notizie, tutorial, consigli, storie personali…
  • Video: interviste, tutorial, recensioni, dimostrazioni, documentari, produzioni televisive, presentazioni…
  • Podcast: interviste, notizie, storie personali, tutorial, lezioni, recensioni…
  • Infografiche: statistiche, dati, timeline, mappe, diagrammi, grafici…
  • Contenuti social: post sui social media, foto, GIF, meme, sondaggi…
  • Contenuti di email marketing: newsletter, promozioni, aggiornamenti, inviti ad eventi…
  • White Papers: analisi, ricerche, opuscoli, guide, documenti tecnici…
  • Webinar: dimostrazioni, seminari, lezioni, conferenze…
  • E-Book: guide, manuali, libri di testo, romanzi, racconti…
  • Pagine web con contenuti ottimizzati per la SEO: in modo da apparire nelle prime posizioni dei motori di ricerca per argomenti rilevanti per il proprio business e per i propri clienti.

Prima di passare alla fase di produzione dei contenuti e lasciare, così, che la creatività abbia il sopravvento su tutto… è necessario fare un po’ di strategia! Ecco perché, qui di seguito, andremo a vedere di quali e quante fasi si compone il processo di Content Strategy. Per ognuna, forniremo un rapido approfondimento e qualche link per chi volesse avere ulteriori informazioni. Cominciamo!

Ragazza seduta per strada che lavora al pc portatile

 

Le fasi della Content Creation

La Content Strategy si compone di diverse fasi. In ognuna di essa ci si occupa di aspetti che sfociano – per ovvie ragioni – nella strategia di marketing, nell’analisi e nella ricerca. Naturalmente, vi è anche una fase dedicata alla Content Creation (la produzione vera e propria dei contenuti), ma essa costituisce solo uno dei passi richiesti per formulare una strategia basata sui contenuti che sia davvero efficace e ben costruita.

Gli step da seguire per realizzare contenuti sono i seguenti:

  1. Definire obiettivi e KPI per misurare il successo della strategia
  2. Individuare il target di riferimento
  3. Sviluppare un piano editoriale per la pubblicazione dei contenuti
  4. Creare un calendario dei contenuti
  5. Creare contenuti di qualità e di valore
  6. Generare contenuti interattivi
  7. Utilizzare l’analisi dei dati

Lo schema di Naxa con le fasi della content creation strategy

Andiamo a vedere le varie fasi una ad una.

Grafica di un metro che rimanda all'dea di misura dei KPI

Definire obiettivi e KPI per misurare il successo della strategia

È importante definire obiettivi chiari e misurabili per assicurarsi che la strategia di contenuti sia orientata ai risultati. I KPI (Key Performance Indicator) sono un modo utile per misurare i risultati della strategia. Si consiglia di monitorare costantemente i risultati e di utilizzare strumenti di misurazione per valutare i risultati. Le informazioni ottenute possono essere utilizzate per ottimizzare la strategia in futuro.

 

Persone che rappresentano il target di riferimento

Individuare il target di riferimento

Per individuare il target di riferimento, è importante analizzare le abitudini di consumo dei clienti target per comprendere meglio i loro interessi. I dati raccolti possono essere utilizzati per creare contenuti personalizzati. Si consiglia di testare contenuti diversi per ottenere i migliori risultati.

 

Due persone impegnate nello sviluppo di un piano editoriale per la pubblicazione dei contenuti

Sviluppare un piano editoriale per la pubblicazione dei contenuti

Un piano editoriale ben pianificato è essenziale per la distribuzione dei contenuti. È importante utilizzare una varietà di canali di distribuzione (social media, sito web, blog, etc.) per raggiungere il pubblico desiderato. Si consiglia inoltre di valutare le opportunità di marketing, come ad esempio le campagne di annunci a pagamento o le collaborazioni con influencer. Altri strumenti utili per la distribuzione dei contenuti includono piattaforme di terze parti, come Google Ads o Facebook Ads, e l’ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca (SEO).

 

Grafica che ricorda il calendario per la pianificazione dei contenuti

Creare un calendario dei contenuti

Un calendario dei contenuti è essenziale per gestire le tempistiche della strategia. Un calendario ben pianificato può aiutare a organizzare in modo efficiente la pubblicazione dei contenuti e a monitorare le metriche. Si consiglia di scegliere il momento migliore per pubblicare in base al proprio target (quando è attivo, quando è più disposto ad interagire con i contenuti), differenziando il calendario a seconda del canale al quale fa riferimento (blog o social network, nuovi contenuti sul sito o e-mail di marketing…).

 

Diamante che rimanda all'idea di creare contenuti di qualità e di valore

Creare contenuti di qualità e di valore

Di consigli come questo è pieno il web. E, per quanto questa frase sia divenuta un po’ troppo “abusata”, resta vera. A patto di comprendere il significato. 

Un contenuto è di valore quando:

  • dice cose che altri non dicono
  • spiega ciò di cui parla
  • è utile e non solo un mero riempitivo

Utile è ciò che gli utenti cercano, non ciò che piace ai motori di ricerca. I contenuti utili piacciono ai motori di ricerca solo perché le persone dimostrano di essere interessati a questi contenuti. Un contenuto è di valore se è pensato dalle persone per le persone, per andare incontro ad una esigenza, per risolvere un problema, per offrire una conoscenza unica e reale. Il resto… è rumore di fondo.

Un contento di valore è importantissimo per costruire una relazione con il proprio pubblico (e aumentare l’engagement). Perché questo accada, dopo una ricerca web e dopo aver cliccato su un titolo accattivante, le persone non devono sentirsi tradite dai contenuti che troveranno. Devono essere parole e frasi meritevoli della loro attenzione, prima ancora che meritevoli della prima posizione su Google.

Persona che utilizza lo smartphone che rimanda al concetto di generare contenuti interattivi

Generare contenuti interattivi

I contenuti interattivi possono aiutare a aumentare l’engagement e a coltivare relazioni più profonde con il pubblico. Gli esempi di contenuti interattivi includono quiz, sondaggi, sfide e giochi. Naturalmente, mai come in questo caso, il canale influisce molto su quello che si può (e non si può) realizzare. Un contento è interattivo quando richiede l’intervento dell’utente e, pertanto, si può andare dalla semplice CTA (chiama ora, scarica, invia) a qualcosa di più complesso, come un form per conoscere meglio il lettore, un mini-game per chi arriva sul sito, un contest proposto sui social… e via dicendo. È solo questione di affilare la propria creatività e fare tanto, tanto brainstorming!

Persone che analizzano dei dati

Utilizzare l’analisi dei dati

L’analisi dei dati può aiutare a comprendere meglio le abitudini dei consumatori e a generare contenuti più pertinenti. È importante monitorare costantemente le metriche per assicurarsi che la strategia sia in linea con gli obiettivi prefissati. Si consiglia di utilizzare l’analisi dei dati per comprendere le tendenze dei consumatori e valutare l’efficacia dei contenuti attraverso i KPI definiti in precedenza.

 

Gruppo di persone che discutono di content mangement

Content Strategy: ogni fase ha il suo strumento

Qui di seguito proviamo ad elencare tools e strumenti (ma anche metodologie e approcci) che possono rivelarsi utili in alcune delle fasi sopra descritte o, perché no, anche in più fasi contemporaneamente. Come vedrete, in alcuni casi parleremo di tools anche se, molto più spesso, si tratterà di “modi di procedere” e di “atteggiamenti” per i quali, in ogni caso, internet saprà fornire i nomi delle piattaforme e delle app più appropriate. Se evitiamo di fare nomi è solo perché questo mondo cambia ad una velocità impressionante, quindi non vogliamo suggerire servizi che, magari, risulteranno superati tra un mese, a differenza di un metodo che, invece, è destinato a durare molto, molto di più. Inoltre, crediamo molto nel fatto che ognuno debba trovare lo strumento più adatto a sé, al proprio modo di essere e, più banalmente, al proprio ambiente di lavoro (Windows, macOS, Linux…).

Calendari editoriali

I calendari editoriali sono strumenti utilizzati per pianificare in anticipo i contenuti che verranno pubblicati e per tenere traccia dei progressi. Possono essere utilizzati sia in formato digitale che cartaceo. I calendari editoriali possono essere utilizzati per pianificare i contenuti per un determinato periodo di tempo (ad esempio, per un mese o per un anno), e possono includere informazioni come il titolo del post, la data di pubblicazione, il tipo di contenuto e il canale di distribuzione

Questi strumenti possono aiutare a mantenere una programmazione regolare e a evitare di pubblicare contenuti troppo ravvicinati o troppo distanti nel tempo

Internet è letteralmente stracolmo di app e tools che assolvono a questo compito e, per gli amanti delle cose semplici, anche il caro, vecchio foglio di calcolo può andare bene…

 

Content Management System (CMS)

I Content Management System (CMS) sono strumenti utilizzati per creare, gestire e pubblicare i contenuti in modo efficiente. Esistono diversi CMS disponibili, alcuni dei quali sono open source e altri a pagamento. I CMS possono includere funzionalità come la creazione e la gestione degli articoli, la gestione delle categorie e delle etichette, la gestione dei commenti, la gestione dei media, la gestione dei permessi utente e la programmazione della pubblicazione.

Il calendario incontra il CMS: strumenti di pianificazione

Gli strumenti di pianificazione (spesso sono quelli propri dei social media, ma ne esistono anche per i blog e per le pagine web) sono utilizzati per pianificare in anticipo i post sui social media e di gestire più account in modo efficiente. Questi strumenti possono includere la programmazione dei post, la gestione delle conversazioni, l’analisi delle prestazioni dei post e la gestione delle campagne pubblicitarie sui social media. Sono molto utili perché, come abbiamo detto, fungono sia da CMS sia da calendario editoriale, consentendo di accorpare, in unico strumento, due funzioni molto, molto utili. Il fatto che, molto spesso, questi strumenti consentano l’accesso a più gestori dei contenuti li rende molto simili a degli strumenti di collaborazione…

Strumenti di collaborazione

Gli strumenti di collaborazione sono utilizzati per consentire a più persone di lavorare insieme su un progetto di contenuti, condividere documenti e file e tenere traccia dei progressi. Possono includere funzionalità come la gestione dei compiti, la gestione dei commenti, la condivisione dei documenti e la gestione delle revisioni. Questi strumenti possono aiutare a migliorare la comunicazione e la collaborazione all’interno del team e garantire che tutti i membri del team siano sempre informati sullo stato del progetto.

Raccolta e analisi dei dati

Gli strumenti di analisi dei dati sono utilizzati per raccogliere e analizzare i dati sull’audience e sulle prestazioni dei contenuti, in modo da comprendere meglio le esigenze del pubblico e ottimizzare la strategia in base ai risultati. Questi strumenti possono includere analisi del traffico del sito, analisi delle fonti di traffico, analisi dei tassi di conversione, analisi dei tassi di rimbalzo e analisi dei tassi di clic.

Ovviamente, ne esistono di specifici per i social network e di specifici per il web. Il consiglio è quello di usarne sempre più di uno, per poter avere più fonti di dati da incrociare e confrontare, per analisi più precise e… perché, in ogni caso, fa sempre bere una seconda opinione!

Gioco in scatola che rimanda al concetto di creazione di una content strategy

 

Vari modelli di Content Strategy

Come spesso accade, non c’è solo un modo di fare qualcosa. Lo stesso vale per la Content Strategy, per la quale vi sono diversi modelli (o approcci) che possono essere utilizzati a seconda delle esigenze dell’azienda. Qui di seguito elenchiamo i principali, descrivendoli per sommi capi. È superfluo specificare che, per ognuno di essi, può rendersi utile un approfondimento, qualora si decidesse di accoglierlo come modello di Content Strategy per la propria azienda.

Modello di Content Strategy basata su “buyer personas”

Si tratta di un modello che prevede la creazione di profili dettagliati dei propri utenti, chiamati “buyer personas”, che rappresentano i diversi tipi di clienti. In base a questi profili, si creano contenuti mirati alle esigenze e agli interessi di ogni persona, in modo da raggiungere in maniera mirata e personalizzata il proprio target di riferimento.

Modello basato sulla “customer journey”

Si tratta di un modello che prevede la creazione di contenuti in relazione alle diverse fasi del percorso d’acquisto del cliente. Ad esempio:

  • Durante la fase di awareness, si possono creare contenuti come articoli informativi, infografiche, webinar, podcast, webinar, video tutorial, e-book, guide o tutorial per introdurre i prodotti o servizi dell’azienda.
  • Durante la fase di considerazione, si possono creare contenuti come recensioni di prodotti, case study, comparazioni di prodotti, commenti e testimonianze di clienti soddisfatti.
  • Durante la fase di acquisto, si possono creare contenuti come offerte speciali, promozioni, coupon, demo, video dimostrativi, ecc.
  • Durante la fase di post-acquisto, si possono creare contenuti come tutorial, guide, podcast, webinar, video o e-book per far sì che i clienti siano soddisfatti del prodotto o servizio acquistato.

 

La Content Strategy dei “content pillars”

Consiste nel definire i temi principali su cui si vuole concentrare la propria comunicazione e creare contenuti in relazione a questi temi. I “content pillars” sono temi che rispecchiano la missione e i valori dell’azienda e che vengono ripresi in diversi formati e su diversi canali.

Modello di Content Strategy basato sui “topics”

Consiste nell’identificare i temi di interesse per il target di riferimento e creare contenuti in relazione a questi temi. In questo modo si può attirare l’attenzione degli utenti e migliorare l’engagement.

Persone che giocano e che rimanda al Content Strategy dei "content pillars"

Quali vantaggi per un’azienda?

Come abbiamo già accennato, una Content Strategy ben pianificata e implementata può aiutare l’azienda a raggiungere i propri obiettivi di business, aumentando la visibilità del brand e migliorando l’esperienza utente, fidelizzando i clienti e aumentando le conversioni. 

Tramite i contenuti, un’azienda può rendersi utile, ma anche autorevole, fino a diventare un punto di riferimento per i consumatori e, perché no, perfino per i competitor, diventando leader nell’ambito delle informazioni e del know-how del proprio settore o del proprio mercato.

Qui di seguito elenchiamo, per completezza, alcuni dettagli circa i vantaggi derivanti da una buona Content Strategy, aggiungendo un po’ di dettagli.

  1. Aumento del traffico sul sito: Creando contenuti di qualità e distribuendoli sui canali giusti, si può attirare l’attenzione degli utenti e aumentare il traffico sul proprio sito. Inoltre, una buona ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca (SEO) può aiutare a migliorare la visibilità del sito nei risultati di ricerca e, di conseguenza, aumentare il traffico organico.
  2. Maggiore brand awareness: Creando contenuti rilevanti e di qualità, si può aumentare la consapevolezza del brand e migliorare la percezione degli utenti nei confronti dell’azienda. Inoltre, una buona distribuzione dei contenuti sui canali giusti può aiutare a raggiungere un pubblico più ampio e aumentare la portata del brand.
  3. Maggiore fidelizzazione dei clienti: Creando contenuti rilevanti e di valore per i propri clienti, si può migliorare l’esperienza utente e aumentare la soddisfazione dei clienti. Inoltre, una buona relazione con i propri clienti attraverso i contenuti può aiutare a creare un legame più forte con l’azienda e aumentare la fidelizzazione.
  4. Maggiore conversione dei lead in clienti: Creando contenuti che rispondano alle domande e alle esigenze dei propri clienti e che aiutino a risolvere i loro problemi, si può aumentare la fiducia degli utenti nei confronti dell’azienda e migliorare la conversione dei lead in clienti. Inoltre, una buona segmentazione dei contenuti può aiutare a raggiungere i lead giusti al momento giusto e migliorare le probabilità di conversione.

Ragazza che pensa

Content Strategy: saperne di più

Se il mondo della produzione dei contenuti vi affascina e cercate un partner che possa creare una Content Strategy adatta alla vostra azienda, contattateci! In fondo… non è proprio grazie a questo contenuto che siete incappati in noi? Vi aspettiamo! 

Ispirare vs Manipolare: quali strategie adottare?

Quando si parla di marketing, molto spesso l’opinione delle persone si spacca nettamente in due.

Da una parte, c’è chi crede che il marketing sia uno strumento efficace, essenziale nella nostra cultura e, in qualche modo, onesto nel suo essere “mezzo per far sapere al più ampio numero di persone dell’esistenza di un dato prodotto, fornendo i mezzi per reperirlo e acquistarlo quanto più semplicemente possibile”.

Dall’altra parte, invece, si schierano coloro i quali non vedono altro, nel marketing, se non un mero strumento di manipolazione. Qualcosa di fondamentalmente sbagliato e ingannevole. Una pratica scorretta, che si fonda sulla menzogna e sull’inganno, con l’unico fine di convincere quante più persone possibile a comprare oggetti e servizi dei quali, spesso, non solo non hanno bisogno, ma dei quali nemmeno immaginavano di poter avere bisogno.

Nel mezzo, probabilmente, c’è la verità. Di sicuro, è vero che nel mondo del marketing vi sono una serie di pratiche scorrette ed ingannevoli, con le quali ci troviamo spesso ad avere a che fare, sia in quanto professionisti del marketing (perché vi sono aziende che le adoperano), sia in quanto consumatori (perché siamo vittime o, almeno, bersagli per quelle aziende che adoperano il marketing ingannevole).

In questo articolo cercheremo di fare chiarezza e, oltre a dare una definizione di marketing (molto rapidamente, solo per andare a definire un punto di partenza quanto più imparziale e neutro possibile), analizzeremo tecniche di manipolazione e di marketing ingannevole, andando ad approfondire le ragioni per le quali queste pratiche falliscono sul lungo periodo. A queste ultime andremo a contrapporre, quindi, tecniche di marketing più virtuose che, sebbene siano più faticose e richiedano maggiori sforzi alle aziende, possono portare a risultati duraturi nel lungo periodo, con vantaggi ineguagliabili in termini di fidelizzazione dei clienti e awareness del marchio.

marketing nel bene e nel male

 

Marketing, nel bene e nel male

Secondo l’Oxford Dictionary, il marketing è: “l’attività, le azioni e i processi per creare, comunicare, consegnare e scambiare offerte che hanno valore per i clienti, partner e la società in generale”.

Per la American Marketing Association (AMA), il marketing è definito come: “il processo attraverso cui le organizzazioni creano valore per i clienti e sviluppano relazioni di successo con loro”.

In generale, da queste definizioni emergono peculiarità e caratteristiche del marketing che vanno dalla distribuzione alla comunicazione, dalla costruzione di rapporti alla creazione di “valore”. Peculiarità che sembrano fare riferimento, in qualche modo, agli elementi che costituiscono una strategia di marketing e che, per brevità, potremmo riassumere nel seguente elenco:

  1. Ricerca di mercato: esame dell’andamento di mercato per ciascun prodotto in vendita (o che potrebbe essere venduto), per individuare opportunità attraverso le richieste di consumatori e/o delle organizzazioni. Finalità è quella di diminuire i rischi produttivi.
  2. Individuazione di un segmento di mercato sul quale concentrare le risorse: ricercare un gruppo di consumatori con esigenze simili, con comportamento omogeneo, con pari influenza pubblicitaria, con analoga localizzazione geografica, ecc.
  3. Studio e realizzazione dei prodotti e dei servizi richiesti dal mercato.
  4. Individuazione di un prezzo competitivo (specialmente per regimi di forte competitività).
  5. Realizzazione di un sistema distributivo efficiente, che renda disponibili al consumatore i prodotti e i servizi dell’impresa produttrice.
  6. Costruzione e mantenimento di uno o più canali di comunicazione per i potenziali consumatori: per informarli sull’esistenza dei prodotti e dei servizi, e per convincerli all’acquisto.

Un piano marketing, dunque, è un percorso in sei “macro-passi” che aiuta le aziende a produrre, distribuire, comunicare e vendere un servizio o un prodotto.

Quando si tratta di comunicare il prodotto (poiché, che lo si voglia o no, la comunicazione è il prodotto di un atto retorico e, pertanto, passibile di interpretazione e mai vero in assoluto) ecco che entrano in gioco le tecniche di manipolazione alle quali accennavamo nell’introduzione.

Che cos’è la manipolazione e come viene usata nel marketing?

La manipolazione è una pratica comune nel marketing. Le aziende usano varie tecniche per influenzare le scelte dei consumatori. Spesso le persone prendono decisioni senza avere abbastanza informazioni o pensare bene a tutti i fattori, cosa che può portare a scelte sbagliate. Per prendere decisioni informate, è importante considerare i propri obiettivi dall’inizio e raccogliere più informazioni possibile. La manipolazione è una tattica usata dalle aziende per convincere i consumatori a comprare i loro prodotti o servizi.

La manipolazione può assumere varie forme, come l’utilizzo di tecniche psicologiche, la persuasione subliminale o informazioni fuorvianti o false. A volte le aziende usano anche la paura o l’urgenza per far comprare i loro prodotti o servizi. La manipolazione può essere così sottile che i consumatori se ne accorgono a malapena. Ad esempio, l’uso di pubblicità ingannevoli o recensioni false.

Per evitare di cadere in queste trappole, i consumatori devono essere consapevoli delle tecniche di manipolazione usate dalle aziende e cercare di raccogliere più informazioni possibili prima di prendere una decisione. Inoltre, è importante non cedere alla pressione e prendere decisioni basate sui propri obiettivi e interessi.

 

Conosci l’alternativa alla manipolazione?

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alcuni esempi di manipolazione nel marketing

 

Alcuni esempi di manipolazione, nel marketing

  • Prezzo: Un esempio di manipolazione del prezzo è quando un’azienda usa un prezzo basso per attirare i clienti, ma poi aumenta il prezzo quando i clienti sono dipendenti dal prodotto o servizio. Questa tecnica si chiama “prezzo dinamico” e può generare guadagni a breve termine, ma può anche danneggiare la relazione con i clienti.
  • Promozioni: Un esempio di manipolazione delle promozioni è quando un’azienda offre un cashback o uno sconto per attirare i clienti, ma poi toglie la promozione quando i clienti hanno acquistato il prodotto o servizio. Questa tecnica si chiama “breakage” e può generare guadagni a breve termine, ma può anche danneggiare la relazione con i clienti.
  • Paura: Un esempio di manipolazione della paura è quando un’azienda usa la paura per indurre i clienti a comprare un prodotto o servizio. Ad esempio, un’azienda di sicurezza per la casa potrebbe usare spot pubblicitari con ladri che entrano in una casa per indurre i clienti a comprare i loro prodotti.
  • Messaggi aspirazionali: Un esempio di manipolazione dei messaggi aspirazionali è quando un’azienda usa immagini o slogan che evocano emozioni positive per indurre i clienti a comprare un prodotto o servizio. Ad esempio, un’azienda di bellezza potrebbe usare immagini con modelle con pelle perfetta per indurre a comprare i loro prodotti.
  • I tuoi pari: Un esempio di manipolazione dei tuoi pari è quando un’azienda usa il consenso sociale per indurre i clienti a comprare un prodotto o servizio. Ad esempio, un’azienda potrebbe usare uno slogan come “La maggior parte dei clienti sceglie il nostro prodotto” per indurre i clienti a comprare.
  • Novità: Un esempio di manipolazione della novità è quando un’azienda usa la novità come esca per indurre i clienti a comprare un prodotto o servizio, anche se non c’è un vero valore aggiunto. Ad esempio, un’azienda potrebbe presentare un prodotto come “nuovo” solo per attirare l’attenzione, senza che ci sia un miglioramento reale. Questa tecnica può generare vendite a breve, ma può anche danneggiare la relazione con i clienti.
  • Pubblicità ingannevole: quando un’azienda pubblicizza prodotti con affermazioni false o esagerate, per indurre i consumatori a comprare.
  • Studi scientifici falsi o manipolati: quando un’azienda finanzia o manipola studi scientifici per supportare le affermazioni sul prodotto, anche se non ci sono prove scientifiche.
  • Misrepresentation (che potremmo tradurre, in italiano, come “travisamento del prodotto”): quando un’azienda rappresenta il prodotto in modo fuorviante o ingannevole, ad esempio, mostrando parti del prodotto che non sono incluse nella confezione o nascondendo informazioni importanti.

Che cos'è la manipolazione e come viene usata nel marketing?

 

La manipolazione, nel marketing, non paga

Anzi, no. Paga subito, ma nel lungo periodo questa pratica può portare a non pochi problemi, perché non costruisce un rapporto di fiducia tra marchio e clienti e, anzi, in alcuni casi genera sospetto e abbandono del brand da parte dei consumatori.

La manipolazione nel marketing può portare guadagni a breve termine, ma non garantisce fedeltà dei clienti. Utilizzare prezzi bassi, togliere promozioni dopo l’acquisto, o creare messaggi che evocano la paura o la novità, non aumenta la fedeltà dei clienti. Anzi, queste tecniche possono stressare clienti e aziende, e far sentire i clienti ingannati.

È importante distinguere tra “rinnovi” e fedeltà. La fedeltà la si ha quando un cliente sceglie di rimanere con l’azienda anche se un prodotto potenzialmente migliore o più economico è disponibile. La manipolazione, invece, porta solo ai rinnovi, ma non alla fedeltà.

La manipolazione può essere efficace, ma ha un costo alto, per le aziende e per i consumatori. In un’economia basata sulla manipolazione, nessuno trarrà benefici sul lungo termine e, alla fine, ci perderanno un po’ tutti.

ispirare le persone una alternativa alla manipolazione nel marketing

 

Ispirare le persone: un’alternativa alla manipolazione

C’è un modo migliore di fare marketing: autentico e trasparente. Così si costruiscono relazioni a lungo termine con i clienti.

L’ispirazione è uno strumento potente. Le persone che si ispirano ai valori promossi da un brand sono tanto più fedeli quanto più si riconoscono nel brand in quanto “portatore di idee”, prima ancora che promotore di prodotti e servizi. Un libro che parla di questo è “Start with Why” di Simon Sinek. Secondo Sinek, le aziende che conoscono il loro “perché”, o scopo, hanno più successo di quelle che si concentrano solo sulla promozione di “cosa” fanno e di “come” lo fanno.

Su questo argomento, molto complesso, abbiamo creato un e-book di approfondimento, che ti invitiamo a scaricare. Nell’e-book potrai trovare approfondimenti sui seguenti concetti, teorizzati da Sinek:

  • The Golden Circle
  • L’analisi dei “why, how, what” di ogni azienda
  • Le ragioni che rendono “i perché” così efficaci

Il tutto accompagnato dalla nostra personalissima visione e dalle nostre considerazioni in merito.

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Brand Equity: cos’è e perché è importante?

Quando compriamo un oggetto o un bene digitale, non stiamo mai comprando l’oggetto che abbiamo nel carrello (reale o virtuale che sia). Quando compriamo una “cosa” ne compriamo, in qualche modo, la “storia”. Dove, con “storia”, si intende il modo di essere e di raccontarsi dell’azienda che l’ha prodotta. I valori che quella azienda ha infuso nel prodotto. È complicato, ma probabilmente avete già capito di che cosa stiamo parlando…

È come se attorno ad ogni oggetto esistesse una sorta di aura, che è l’insieme di tantissimi fattori e che, alla fine, spinge le persone a scegliere, tra due prodotti apparentemente identici (o, perché no, effettivamente identici), l’uno o l’altro.

Quell’aura indefinita, eppure così potente, si chiama Brand Equity e, neanche a dirlo, è qualcosa di molto prezioso per le aziende. La si può ottenere con fatica e dedizione e, una volta ottenuta, bisogna battersi per mantenerla saldamente lì.

Proviamo a dare una definizione di Brand Equity che sia un po’ più razionale (per quanto questo concetto abbia ben poco a vedere con il raziocinio).

la brand equity e la sua definizione

Brand Equity: una definizione

La Brand Equity è un valore intangibile dell’azienda che misura il coinvolgimento e la consapevolezza del consumatore rispetto al marchio, oltre alla qualità percepita di prodotti e servizi offerti sul mercato.

La Brand Equity è un insieme di fiducia, status, aspirazione e ispirazione, similitudine di visione che fa sì che il cliente si affezioni alla marca perché la sente parte della propria vita, vicina al proprio modo di essere, oppure compatibile con le proprie aspirazioni.

Tra le definizioni più diffuse, online e nella letteratura, figurano sicuramente quelle di due figure di spicco: Aaker e Keller. Qui di seguito riportiamo le definizioni di entrambi, andando ad elencare quelli che sono, per i due studiosi, gli elementi che costituiscono la Brand Equity.

la brand identity secondo david aaker

 

La Brand Equity secondo David Aaker

La Brand Equity è un valore intangibile legato al marchio che può influire positivamente o negativamente sul valore percepito del prodotto offerto ai clienti, come descritto da David Aaker. Essa rappresenta il valore di un marchio, la sua astrazione, ciò che fa pensare, provare e credere alle persone. Non le caratteristiche o le feature, ma ciò che porta a desiderare, sognare e inseguire

La Brand Equity è il “Why” del marchio elevato a potenza, oppure è la semplice differenza tra il valore di un prodotto di marca e il valore di quel prodotto senza il nome del marchio ad esso associato.

L’economista David Aaker, docente di strategia di marketing della Haas School of Business dell’Università di Berkeley, ha individuato i seguenti cinque punti chiave che, sommati, vanno a costituire la Brand Equity

Nel modello di Aacker, più un brand è conosciuto, ritenuto affidabile e unico nel suo genere, più il suo valore percepito aumenta e, così, anche la sua Brand Equity.

IL MODELLO DI AAKER BRAND EQUITY

 

La brand loyalty, ovvero la fedeltà al marchio

È la fedeltà dei consumatori verso il marchio. Una Brand Equity positiva significa che i clienti sono fedeli al marchio e che questo è in grado di generare entrate a lungo termine. Per aumentare la brand loyalty, è importante che l’azienda offra un eccellente servizio clienti e che sviluppi relazioni di lunga durata con i clienti.

 

La brand awareness, ovvero la consapevolezza del marchio

Un marchio ben conosciuto è in grado di generare maggiore visibilità e attirare nuovi clienti. Per aumentare la brand awareness è importante investire in attività di marketing e pubblicità, come la pubblicità sui social media, la sponsorizzazione di eventi e la partecipazione a fiere commerciali.

La perceived quality, ovvero la qualità percepita

È la percezione del pubblico riguardo alla qualità del prodotto o servizio offerto dal marchio. Una Brand Equity positiva significa che il marchio è associato a prodotti o servizi di alta qualità. Per aumentare la perceived quality, è importante che l’azienda offra prodotti o servizi di alta qualità e che sia trasparente riguardo alle caratteristiche e alle specifiche degli stessi.

La brand association , ovvero i valori associati al marchio

È la percezione del pubblico riguardo al marchio e alle sue caratteristiche. Una Brand Equity positiva implica che il marchio sia associato a valori positivi come qualità, affidabilità e innovazione. Per costruire una forte brand association, è importante che l’azienda sia coerente nella comunicazione del marchio e che soddisfi le aspettative dei consumatori.

Gli exclusive assets, ovvero le proprietà del marchio

Tra i fattori che contribuiscono a creare la Brand Equity vi sono anche i beni dei quali l’azienda è proprietaria. Per fare alcuni esempi: brevetti, marchi o partnership commerciali. Questi, infatti, servono a garantire che un competitor non possa presentarsi con naming o packaging troppo simili, confondendo i consumatori, o che la concorrenza non possa utilizzare risorse tecnologiche ed intellettuali protette da brevetti.

 

la brand equity secondo keller

 

La Brand Equity secondo Keller

La Piramide di Keller è un modello di Brand Equity sviluppato da Kevin Lane Keller, docente di marketing alla Tuck School of Business del Dartmouth College

Il modello descrive i diversi elementi che contribuiscono alla costruzione e al mantenimento di una forte Brand Equity

La piramide è composta da quattro livelli (o gradini), ognuno dei quali descrive un aspetto specifico del processo di costruzione della Brand Equity e si concentra su una differente proprietà del marchio.

il modello di lane keller piramide brand equity

 

Salience, ovvero la rilevanza

La salience indica la capacità del marchio di distinguersi dagli altri e di essere riconosciuto dal pubblico. Il primo passo per costruire una forte Brand Equity è quello di avere una brand identity ben definita, che permetta al marchio di emergere tra la concorrenza e di essere facilmente riconoscibile dai consumatori.

 

Performance & Imagery, ovvero l’immaginario

Il secondo step della Piramide di Keller è quello di andare oltre all’immagine visiva del marchio. Ciò che conta è cosa il marchio trasmette, quali sensazioni evoca e qual è il suo significato. Per costruire una forte Brand Equity, è importante che il marchio trasmetta valori positivi, come la qualità, la professionalità e l’innovazione, in modo coerente con la sua immagine.

 

Judgments & Feelings, ovvero i giudizi e i sentimenti

Il terzo gradino della Piramide di Keller si concentra su come i clienti reagiscono al marchio. In base alle premesse e alle intenzioni espresse nel secondo gradino, i clienti aderiscono al marchio o preferiscono i competitor? La Brand Equity positiva implica che i clienti percepiscano il marchio come superiore rispetto a quello dei competitor e che lo scelgano in modo preferenziale.

 

Resonance, ovvero la connessione emotiva

L’ultimo step della Piramide di Keller è quello di creare una relazione duratura tra il marchio e i consumatori. La Resonance è la capacità di creare una connessione emotiva tra il marchio e i consumatori e di fidelizzarli nel tempo. Una Brand Equity positiva implica che i clienti si sentano legati al marchio e che siano disposti a sostenerlo anche in futuro.

Gli strumenti di Aaker – Keller, insieme

Gli strumenti forniti da Aaker e Keller sono fondamentali per costruire e analizzare la propria Brand Equity. Inoltre, è preferibile utilizzarli insieme perché, se il primo fornisce le componenti da tenere in considerazione, il secondo offre un processo da seguire per migliorarle, mantenendo alto il valore della Brand Equity aziendale.

Brand Equity come risultato di una strategia

La Brand Equity rappresenta un fattore determinante per la percezione del valore del prodotto e per la valutazione economica della forza e della reputazione di un marchio. È un concetto chiave per le aziende, poiché permette di capire il valore aggiunto che il marchio apporta all’azienda, generando entrate e profitti. Ecco perché, per costruire una Brand Equity di valore è necessario effettuare investimenti mirati, sviluppando nel tempo una precisa strategia di crescita.

 

Perché è importante la Brand Equity

 

Perché è importante la Brand Equity

La Brand Equity è importante perché può influire sulla percezione che i consumatori hanno di un prodotto o di un marchio, e quindi sulla loro volontà di acquistare o meno.

Una marca con una forte Brand Equity sarà percepita come affidabile e di alta qualità, e questo può portare a una maggiore fidelizzazione dei clienti e a un aumento delle vendite.

 

Brand Equity, come si costruisce e come si misura?

Costruire la propria Brand Equity

Costruire una forte Brand Equity è fondamentale per il successo a lungo termine di un’azienda. Come abbiamo visto prima, ci sono diverse componenti da considerare per rafforzare il valore del marchio.

  1. Costruire awareness: è importante investire attivamente nella creazione di contenuti di qualità, nella gestione delle community sui social media, nell’attività di PR e media relations per aumentare la conoscenza del marchio e la sua riconoscibilità.
  2. Posizionamento coerente: il marchio deve essere posizionato in modo coerente all’interno del mercato, la cultura generale del marchio e i suoi valori devono essere lineari e immediati per non causare confusione o dubbi nei consumatori. La trasparenza e la coerenza sono principi essenziali, soprattutto se si schierano apertamente su temi ambientali o sociali.
  3. Associazioni positive: è importante garantire che l’attività dietro il marchio sia socialmente responsabile e che stabilisca pratiche commerciali etiche, ma anche puntare su testimonial che ricalchino e rafforzino i valori del marchio.
  4. Relazioni di valore: è importante costruire relazioni di valore con i propri segmenti target sui social, mediante l’utilizzo di influencer di settore, sondaggi, richieste di feedback e recensioni. Questo aiuterà a creare una relazione più stretta con i consumatori e a fidelizzarli nel tempo.

Inoltre, è importante monitorare costantemente i risultati e adattare la strategia di Brand Equity in base alle esigenze del mercato e del pubblico. 

In sintesi, per costruire una forte Brand Equity è importante investire attivamente in tutte le componenti del marchio, come la creazione di contenuti di qualità, la gestione delle community sui social media, l’attività di PR e media relations, il posizionamento coerente del marchio, enfatizzando le associazioni positive, costruire relazioni di valore con i propri segmenti target, e monitorare costantemente i risultati per adattare la strategia in base alle esigenze del mercato e del pubblico.

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Come misurare la Brand Equity?

Come misurare la Brand Equity?

La Brand Equity è un valore intangibile che non può essere misurato facilmente con una sola metrica numerica. Tuttavia, ci sono alcune metriche quantitative e qualitative che possono essere utilizzate per valutare la forza del marchio e il suo valore percepito dai consumatori.

Metriche quantitative:

  • Sensibilità al prezzo (misura in cui i consumatori reagiscono alle variazioni di prezzo, soprattutto gli aumenti)
  • Tasso di crescita del brand o dei singoli prodotti
  • Quota di mercato erosa ai competitor in un dato lasso di tempo
  • Frequenza d’acquisto e fidelizzazione

Metriche qualitative:

  • Monitoraggio del sentiment e del buzz sui social
  • Sondaggi e richieste di feedback (per valutare le emozioni e i sentimenti dei consumatori)
  • Creazione di focus group (per valutare la conoscenza da parte dei consumatori dei vari marchi all’interno di un mercato)

In generale, per misurare la Brand Equity è importante considerare sia aspetti quantitativi (ad esempio, la crescita delle vendite) sia aspetti qualitativi (ad esempio, la percezione del marchio da parte dei consumatori). Inoltre, è importante monitorare costantemente i dati e utilizzare diverse fonti di informazione per avere una visione completa e precisa della situazione.

Saperne di più per far crescere il proprio business

 

Saperne di più per far crescere il proprio business

Abbiamo scritto tanto e di un argomento molto complesso, lo sappiamo! E il bello è che… non finisce qui. Per chi fosse interessato ad approfondire questo affascinante argomento consigliamo le seguenti risorse aggiuntive:

  • “The Brand Equity Measurement” di David A. Aaker
  • “Building Strong Brands” di David A. Aaker
  • “Measuring Brand Equity across Products and Markets” di Kevin Lane Keller

 

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Business Modeling: come far crescere la tua azienda

In questo articolo esploreremo come il business modeling può aiutare le aziende a comprendere meglio se stesse, il loro ambiente operativo, identificare opportunità di miglioramento e implementare cambiamenti per raggiungere obiettivi a lungo termine. 

Approfondiremo metodologie, strumenti e benefici che questa attività può portare, all’interno di un’azienda. In particolare, ci concentreremo sul Business Model Canvas, un modello di Osterwalder e Pigneur e sui 9 elementi chiave che lo compongono, per comprendere come le aziende possano generare profitti e vantaggi.

business modelling una definizione e qualche esempio

 

Business Modeling: una definizione e qualche esempio

Il business modeling consiste nel creare una rappresentazione della struttura, dei processi, dei dati e dei sistemi di un’azienda. Lo scopo è quello di comprenderne il funzionamento dei singoli aspetti (e del loro insieme) così da poter individuare inefficienze e, quindi, migliorare il funzionamento generale dell’azienda intervenendo sugli aspetti meno performanti.

Ci sono diversi metodi e strumenti utilizzati per creare un modello aziendale, tra cui il business process modeling, la modellizzazione dei dati e la modellizzazione dell’architettura del sistema.

Per quanto riguarda la struttura aziendale, ad esempio, potrebbe essere preso in esame la tipologia di struttura gerarchica, per comprendere se non esistano soluzioni migliori:

  • Struttura gerarchica: una struttura in cui c’è una gerarchia di livelli di responsabilità, dai dipendenti ai manager fino al CEO.
  • Struttura funzionale: una struttura in cui i dipendenti sono organizzati in base alle loro funzioni, come vendite, finanza, risorse umane.
  • Struttura divisionale: una struttura in cui l’azienda è divisa in divisioni o unità aziendali autonome, ciascuna con la propria struttura gerarchica e funzionale.

Per quanto concerne i processi aziendali, invece, ecco alcuni esempi che potrebbero essere oggetto di business modeling in cerca di elementi passibili di miglioramento funzionale:

  • Processo di acquisto: il processo attraverso il quale un’azienda acquista beni e servizi dai fornitori esterni.
  • Processo di produzione: il processo attraverso il quale un’azienda trasforma materie prime in prodotti finiti.
  • Processo di vendita: il processo attraverso il quale un’azienda vende i propri prodotti o servizi ai clienti.

business modelleing la struttura aziendale

 

Dal punto di vista dei dati aziendali, ecco alcuni esempi che potrebbero essere oggetto di analisi e, quindi, di miglioramento:

  • Dati finanziari: informazioni relative alle entrate, alle uscite e alla performance finanziaria dell’azienda.
  • Dati di vendita: informazioni relative alle vendite dei prodotti o servizi dell’azienda.
  • Dati demografici dei clienti: informazioni su età, sesso, reddito e altre caratteristiche dei clienti dell’azienda.

Infine, per quanto concerne i sistemi aziendali, ecco quali potrebbero beneficiare di una ottimizzazione, a seguito di un processo di business modeling:

  • Sistema di gestione delle risorse umane (HR): un sistema utilizzato per gestire le informazioni sui dipendenti, come stipendi, ferie e assenze.
  • Sistema di gestione delle vendite: un sistema utilizzato per gestire le informazioni sui clienti e le vendite.
  • Sistema di gestione dei magazzini: un sistema utilizzato per gestire le informazioni sugli articoli in magazzino, come la quantità, i prezzi e le scorte minime.

 

Il business modeling può essere utilizzato per una vasta gamma di scopi, tra cui la pianificazione strategica, la creazione di nuovi prodotti o servizi, l’ottimizzazione dei processi aziendali, e la creazione di sistemi informatici più efficienti.

In generale, il business modeling può aiutare le aziende a comprendere meglio se stesse e il loro ambiente operativo, identificare opportunità di miglioramento e implementare cambiamenti per raggiungere obiettivi a lungo termine.

In questo articolo cercheremo di comprendere meglio il business modeling, approfondendo metodologie, strumenti e benefici che questa attività può portare, all’interno di un’azienda.

business model la definizione e gli esempi

 

In pratica, come è che generiamo profitti?

Il Business Modeling è un processo fondamentale per la creazione e lo sviluppo di un’impresa. Consiste nella definizione del modello di business dell’azienda, ovvero come essa crea, distribuisce e monetizza il valore per i suoi clienti. In altre parole, è la rappresentazione schematica di come l’azienda genera profitti.

Il processo di Business Modeling si compone di diverse fasi:

  • Analisi del mercato e dei clienti: per comprendere le esigenze e i desideri dei clienti, i loro comportamenti d’acquisto e le tendenze del mercato.
  • Definizione delle attività chiave: per identificare quali attività sono necessarie per creare e distribuire il prodotto o servizio.
  • Definizione dei partner chiave: per individuare i partner strategici, come fornitori e distributori, che possono aiutare l’azienda a creare e distribuire il prodotto o servizio.
  • Definizione dei flussi di entrate: per determinare come l’azienda monetizzerà il proprio prodotto o servizio.
  • Strutturazione dei costi: per identificare i costi associati alle attività chiave e ai partner chiave.

in pratica come generiamo profitti

 

Una delle teorie più utilizzate per la compilazione di un business model è quella proposta da Alexander Osterwalder e Yves Pigneur nel loro libro “Business Model Generation”. Gli autori hanno sviluppato un modello noto come “Business Model Canvas” che consente di rappresentare visivamente i nove elementi chiave di un business model (che approfondiremo tra poco). 

Il processo di creazione di un business model può essere supportato anche da altre teorie come la Teoria delle Risorse e delle Capacità di Jay Barney e la Teoria della Creazione del Valore di W. Chan Kim e Renée Mauborgne.

Noi, però, ci concentreremo sul modello più diffuso e più noto nelle aziende, per approfondirne il funzionamento e per fornire conoscenze e strumenti che possano essere impiegati immediatamente all’interno di un’azienda, ovvero il Business Model Canvas suddiviso in nove elementi chiave.

 

Business Model Canvas: ovvero?

Per chi non lo conoscesse, forniamo una brevissima descrizione di questo modello, per poi approfondirne i 9 elementi che lo costituiscono.

In generale, il Business Model Canvas di Osterwalder e Pigneur è uno strumento grafico per visualizzare e comunicare la struttura di un’idea di business e per aiutare a comprendere come creare valore per i clienti e generare entrate. Ha l’aspetto di una tabella, divisa in 9 riquadri. All’interno di ognuno di essi vanno elencati aspetti chiave dell’azienda.

business modelling model canvas schema 9

I 9 elementi chiave del Business Model Canvas

  • Clienti: rappresenta i diversi segmenti di clienti a cui l’azienda si rivolge: le loro esigenze e i loro comportamenti di acquisto.
  • Proposte di valore: rappresenta i benefici che l’azienda offre ai propri clienti, che possono essere divisi in tre categorie: 
    • prodotto / servizio
    • relazione
    • personalizzazione
  • Relazioni con i clienti: rappresenta i diversi modi in cui l’azienda interagisce con i propri clienti, come: 
    • vendita diretta
    • pubblicità
    • marketing
    • supporto post-vendita.
  • Canali: rappresenta i diversi modi in cui l’azienda distribuisce i propri prodotti o servizi ai clienti, tra i quali vi sono: 
    • vendita online
    • punti vendita al dettaglio
    • distributori
    • partner
  • Flussi di entrate: rappresenta i diversi modi in cui l’azienda genera entrate. Ad esempio: 
    • vendita diretta
    • commissioni
    • abbonamenti
    • prestiti
  • Risorse: rappresenta i mezzi necessari per l’azienda per creare e offrire la propria proposta di valore
    • risorse umane
    • attrezzature
    • brevetti
    • proprietà intellettuale
  • Attività: rappresenta le attività che l’azienda svolge per creare e offrire la propria proposta di valore. Ad esempio:
    • progettazione
    • produzione
    • distribuzione
    • vendita
    • marketing
  • Partner: rappresenta i partner a cui l’azienda si affida per creare e offrire la propria proposta di valore: 
    • fornitori
    • distributori
    • partner tecnologici
    • partner finanziari
  • Struttura dei costi: rappresenta i costi sostenuti dall’azienda per creare e offrire la propria proposta di valore
    • costi fissi
    • costi variabili
    • costi di acquisizione del cliente
    • costi di mantenimento del cliente

 

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Accrescendo la propria consapevolezza su questi nove punti, un’azienda e le persone che la compongono possono capire dove è possibile migliorare processi e funzionamenti interni. Inoltre, questo strumento permette di allineare tutti gli stakeholder, facendo in modo che tutti posseggano un quadro chiaro e completo del funzionamento dell’azienda.

Vediamo ora, più nel dettaglio, quali sono i vantaggi intrinseci di un Business Model Canvas ben compilato e condiviso tra tutte le persone che prendono decisioni in un’azienda…

BMC: quali vantaggi porta in azienda?

Come è facile capire, il Business Model Canvas può portare tanti vantaggi in azienda. Qui di seguito ne elenchiamo alcuni e, successivamente, cerchiamo anche di individuare quelle figure – facenti parte dell’organico aziendale – per le quali il BMC può costituire uno strumento di indubbia utilità.

  • Aiuta a comprendere come l’azienda crea valore per i propri clienti e come monetizzarlo.
  • Fornisce una visione globale delle attività chiave, dei partner strategici e dei flussi di entrate.
  • Consentire di identificare opportunità di crescita e di diversificazione.
  • Supporta la pianificazione e la strategia aziendale.
  • Migliora l’efficienza e l’efficacia dei processi aziendali, identificando eventuali bottlenecks o inefficienze.
  • Facilita la comunicazione e la collaborazione all’interno dell’azienda, fornendo un linguaggio comune per discutere la struttura e le attività.
  • Aiuta a identificare i punti di forza e di debolezza dell’azienda, fornendo informazioni utili per la valutazione del rischio e la gestione delle crisi.
  • Supporta la creazione di sistemi informatici più efficienti e la digitalizzazione dell’azienda.
  • Fornisce una base solida per la valutazione dell’impatto economico e finanziario di eventuali cambiamenti o innovazioni. 

il business model canvas e i vantaggi che porta in azienda

 

Di seguito, invece, cerchiamo di comprendere per quali figure interne ad un’azienda il BMC può costituire un vantaggio, oltre che uno strumento fondamentale per la crescita e il miglioramento dell’interno “sistema azienda”:

  • Imprenditori: Il BMC può essere utilizzato per sviluppare e validare un’idea di business, per identificare le opportunità di crescita e per pianificare la strategia a lungo termine.
  • Manager: Il BMC può essere utilizzato per comprendere meglio la struttura e le attività dell’azienda, per identificare opportunità di miglioramento e per supportare la pianificazione e la strategia aziendale.
  • Consulenti: Il BMC può essere utilizzato per aiutare le aziende a comprendere meglio se stesse e il loro ambiente operativo, identificare opportunità di miglioramento e implementare cambiamenti per raggiungere obiettivi a lungo termine.
  • Team di sviluppo: Il BMC può essere utilizzato per identificare le risorse e le attività necessarie per creare e offrire la propria proposta di valore, e per identificare i partner strategici e i flussi di entrate.
  • Responsabili delle finanze: Il BMC può essere utilizzato per comprendere come l’azienda genera entrate e per identificare i costi sostenuti per creare e offrire la propria proposta di valore.
  • Responsabili delle Risorse Umane: Il BMC può essere utilizzato per identificare le risorse umane necessarie per creare e offrire la propria proposta di valore.
  • Responsabili del Marketing e delle Vendite: Il BMC può essere utilizzato per identificare i canali e le relazioni con i clienti necessari per creare e offrire la propria proposta di valore.
  • Responsabili IT: Il BMC può essere utilizzato per identificare i sistemi informatici necessari per supportare i processi aziendali e per creare sistemi informatici più efficienti.

il business modelling e le relative figure in azienda

Strumenti per il Business Modeling

Per un’efficace attività di Business Modeling, sono necessarie diverse risorse e strumenti. Qui di seguito elenchiamo i principali, cercando di fornire dettagli e approfondimenti per ognuna delle opzioni elencate.

  • Business Model Canvas: come già menzionato, questo strumento visivo consente di rappresentare i 9 elementi chiave di un business model in modo semplice e intuitivo.
  • Strumenti di analisi del mercato: per comprendere le esigenze e i desideri dei clienti, i loro comportamenti d’acquisto e le tendenze del mercato.
  • Software di modellizzazione: per creare diagrammi e schemi del tuo business model, come Miro.
  • Strumenti di monitoraggio e di analisi dei dati: per raccogliere e analizzare i dati sui clienti e sulle performance aziendali.
  • Strumenti di collaborazione: come Trello o Asana per coordinare il lavoro con il team e condividere documenti e informazioni.
  • Strumenti di condivisione e socializzazione: come Slack o Microsoft Teams, per condividere le informazioni e discutere il modello di business con altri membri del team.
  • Strumenti di presentazione: come PowerPoint o Prezi per presentare il business model agli stakeholder.
  • Tool di Business Intelligence: consentono di visualizzare e analizzare i dati aziendali in modo più semplice e dinamico.
  • Strumenti di simulazione e previsione: detti anche scenario planning, sono utili per prevedere gli scenari futuri e fare simulazioni di crescita e di diversificazione.

 

il business modelling e gli strumenti

Saperne di più sul Business Modeling

Per chi volesse approfondire i temi espressi in questo articolo, consigliamo di consultare le seguenti fonti:

  • Alexander Osterwalder e Yves Pigneur, “Business Model Generation: A Handbook for Visionaries, Game Changers, and Challengers”, John Wiley & Sons, 2010.
  • Jay Barney, “Resource-Based Theory: Creating and Sustaining Competitive Advantage”, Oxford University Press, 2001.
  • W. Chan Kim e Renée Mauborgne, “Blue Ocean Strategy: How to Create Uncontested Market Space and Make Competition Irrelevant”, Harvard Business School Press, 2005.

 

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PMI Lombardia: nuovi finanziamenti per export e internazionalizzazione

Confermato il bando “Linea Internazionalizzazione 2021 – 2027” per il 2023.

Si tratta di incentivi di € 7 mln (incrementabili fino a 15) per le PMI interessate a investire per attività di export e internazionalizzazione.

La domanda di iscrizione dovrà essere presentata dalle ore 10:30 del 7 febbraio 2023 fino ad esaurimento della dotazione finanziaria esclusivamente sulla piattaforma Bandi Online.

Aggiornamento: il 21 febbraio 2023 è stato annunciato che lo sportello riaprirà il 28 febbraio 2023.

Vuoi saperne di più sui nuovi incentivi? Continua a leggere il blog e trova le risposte alle tue domande.

di che cosa si tratta pmi bando export

 

Di che cosa si tratta?

Sono ammissibili i progetti riguardanti lo sviluppo internazionale del proprio business in fase di avvio e di potenziamento.

I progetti devono essere legati ad una sede operante in Lombardia e devono riguardare:

  1. promozione di nuovi servizi e modelli di networking, e-commerce e promozione anche con l’uso di tecnologie digitali per lo sviluppo e il rafforzamento sul mercato internazionale
  2. partecipazioni a fiere di settore locali ed internazionali
  3. servizi per la promozione dell’export (es. consulenza di un Export Business Manager), servizi per la transizione digitale e di promozione dell’impresa sui mercati esteri (comunicazione, advertising, etc.).

Chi può partecipare al bando?

Le aziende per essere accettate devono essere PMI ai sensi dell’allegato 1 del Regolamento (UE) n. 651/2014 del 17 giugno 2014.

Inoltre, devono soddisfare i seguenti requisiti:

  • Essere regolarmente costituite, iscritte e attive nel Registro delle Imprese con almeno due bilanci approvati alla data di presentazione della domanda al bando attuativo
  • Avere una sede operativa in Lombardia al momento della concessione dell’agevolazione. 

quali sono le caratteristiche dell'agevolazione pmi bando export

 

Quali sono le caratteristiche dell’agevolazione?

  • L’agevolazione prevede un sostegno fino al 100% delle spese di cui l’80% come finanziamento agevolato e il 20% come contributi a fondo perduto.
  • L’agevolazione prevede una somma compresa tra 35.000€ e 350.000€
  • Il tasso nominale annuo d’interesse del finanziamento agevolato è fisso e pari allo 0%.
  • Il finanziamento ha una durata compresa tra 3 e 6 anni con un periodo di preammortamento fino all’erogazione del saldo e non oltre i 24 mesi.

Come posso partecipare?

La domanda di iscrizione dovrà essere presentata dalle ore 10:30 del 7 febbraio 2023 fino ad esaurimento della dotazione finanziaria esclusivamente sulla piattaforma Bandi Online.

Le domande presentate saranno in seguito selezionate tramite una procedura valutativa a sportello. 

Aggiornamento: il 21 febbraio 2023 è stato annunciato che lo sportello riaprirà il 28 febbraio 2023.

chi posso contattare per assistenza pmi bando export

 

Dove trovo maggiori informazioni?

Trovi maggiori informazioni sul documento ufficiale del bando.

Invece, nel caso voglia chiedere direttamente agli enti preposti, ecco alcuni contatti utili:

  • Indirizzo email: bandi@regione.lombardia.it  
  • Numero verde: 800.131.151
  • infobando.internaz2127@finlombarda.it  per quesiti attinenti alle modalità di presentazione delle domande
  • infopratica.internaz2127@finlombarda.it  per quesiti attinenti alle domande ammesse all’agevolazione.

 

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Incentivi PMI: finanziamenti fino a €10 mila per gli investimenti in digital marketing

Il 2023 inizia con un’interessante novità per le PMI italiane.

La Camera di Commercio Milano Monza Brianza Lodi sta per promuovere nuovi incentivi alle per lo sviluppo di strategie digitali per i mercati globali grazie al Bando Connessi 2023.

Si tratta di contributi a fondo perduto sul 50% delle spese ammissibili per le attività digital aziendali, con un range compreso tra i 5.000 e i 10.000 €.

In questo articolo trovi tutte le informazioni chiave riguardo ai nuovi finanziamenti.

Due uomini che si danno il pugno

 

A chi è rivolto il Bando Connessi 2023? 

Il Bando Connessi è rivolto a tutte le PMI iscritte e attive alla CCIA delle province di Milano, Monza – Brianza e Lodi che abbianoun sito web attivo e multilingua creato prima del 1 luglio 2022.

Le aziende che vogliono beneficiare del bando devono avere almeno 1 delle 3 seguenti caratteristiche:

  • Disporre già di un ecommerce aziendale attivo in italiano più una o più lingue straniere
  • Una o più pagine di prodotto aziendale su un marketplace internazionale (Es. Amazon)
  • Almeno un canale social attivo dell’azienda (LinkedIn, Facebook, Instagram)

Le aziende beneficiarie inoltre non dovranno essere assegnatarie di contributi a valere sui bandi seguenti: 

  • CONtributi per lo Sviluppo di Strategie digitali per i mercati globali – CONneSSi Anno 2022 e 2021
  • Contributi alle MPMI per lo sviluppo di Strategie digitali per i mercati globali Anno 2020 e 2019

 

Tre mani che uniscono tre pezzi di puzzle

In cosa consiste l’agevolazione?

L’agevolazione prevede un contributo a fondo perduto sul 50% delle spese ammissibili per le attività digital aziendali, con un range compreso tra i 5.000 e i 10.000 .

La Camera di Commercio richiede inoltre che l’azienda interessata partecipi al corso di Formazione di Promos Italia al fine dell’erogazione corretta del contributo.

Diverse persone che discutono di lavoro

 

Quali sono le spese ammissibili?

Le attività soggette al sostegno del bando sono tutte quelle relative alle attività di espansione del business sui mercati internazionali ed effettuate con l’impiego di strumenti digitali.

Ecco nel  dettaglio le attività: 

  • Digital Marketing: creazione di contenuti, display advertising, social media marketing, e-mail marketing e couponing (massimo agevolabile 6.000€).
  • Campagne promozionali sui motori di ricerca, canali social e Marketplace: campagne di promozione sui motori di ricerca e store online destinate ai mercati internazionali (massimo agevolabile 8.000€).
  • SEO e SEM: operazioni volte a migliorare il posizionamento dei propri contenuti sui motori di ricerca (massimo agevolabile 6.000€).
  • Live streaming commerce: spese per realizzare ogni tipo di attività Live Streaming online.

Grafica che rappresenta il livello di soddisfazione

 

Come faccio a  presentare la domanda?

La richiesta per l’adesione al bando può essere presentata dal 31 gennaio 2023 alle ore 10:00 con l’utilizzo dell’apposita Pagina Web.

La disponibilità di iscrizione terminerà il 16 marzo 2023 alle ore 14:00 o in caso di previo esaurimento delle risorse a disposizione.

 

Dove posso trovare maggiori informazioni?

Ecco alcuni link utili per saperne di più:

 

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