25 Luglio 2022

Siti e prodotti digitali alla portata di tutti. Per raggiungere questo obiettivo, il mondo del web deve muoversi verso l’ottimizzazione dell’uso delle risorse digitali da parte delle persone con disabilità. 

Sempre più spesso si sente parlare di inclusione digitale: i sistemi informativi devono erogare informazioni e servizi fruibili alla collettività, compresi anche i soggetti diversamente abili che necessitano di particolari configurazioni o tecnologie assistive. 

In quest’ottica le informazioni online dovranno essere rese percepibili da tutti: devono pertanto essere implementati nei siti e nelle risorse informatiche diversi  accorgimenti per permettere la fruizione agli utenti disabili. 

In questo articolo approfondiremo il contesto generale e i passi fatti in avanti per rendere il web accessibile: 

  • lo scenario in evoluzione
  • i passi fatti in Italia
  • le linee guida per l’accessibilità digitale
  • pari opportunità per gli utenti
  • casi virtuosi

Per far sì che siti e servizi digitali siano accessibili anche alle persone diversamente abili, questi dovranno essere progettati tenendo conto dei requisiti di accessibilità

Essendo che smartphone e computer sono onnipresenti nella quotidianità di ciascuno, in cui si è costantemente connessi, chiunque deve essere messo nelle condizioni di poterli usare: il libero accesso non è più un’opzione, rappresentando una responsabilità della collettività. Gli ambienti digitali devono diventare totalmente inclusivi.

 

 

Digital Accessibility: uno scenario in evoluzione 

Grazie ai passi fatti in avanti nel campo della Digital Accessibility, si prospetta un futuro sempre più accessibile in fatto di utilizzo delle risorse del web da parte dei soggetti con disabilità.

Con il predominio del digitale e i conseguenti cambiamenti, è fondamentale che le tecnologie siano alla portata di persone diversamente abili che altrimenti potrebbero essere tagliate fuori dalla società. 

Molto è stato fatto per attuare il processo di inclusione digitale: in quest’ottica rilevante la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (del 2007) in cui vengono richiamati i principi di non discriminazione, pari opportunità e uguaglianza per rispettare l’identità individuale.

In questa Convenzione sono inoltre indicati tra i diritti riconosciuti alle persone con disabilità anche quelli di accessibilità delle tecnologie informatiche. In particolare all’articolo 9 viene indicato che: 

“al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, tra cui Internet”.

A ereditare i principi di questa Convenzione è l’European Accessibility Act, importante iniziativa pubblicata nel 2019 dall’Unione Europa. Lo scopo di questa misura è stato quello di indicare a enti pubblici e imprese gli strumenti per mettere in atto le strategie di accessibilità, semplificando gli scambi commerciali e favorire maggiori opportunità. 

Inoltre si sono colmate lacune in materia di Digital Accessibility per invogliare istituzioni e privati a rendere il mondo digitale maggiormente inclusivo.

In questo contesto rilevanti inoltre la Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo 2016/2102 con cui vengono stabilite norme per gli Stati membri alla scopo di assicurare l’accessibilità digitale.

A livello europeo è stata emanata poi la Direttiva (UE) 2019/882 incentrata sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi: questa prevede che dal 2025 l’inclusione digitale sarà obbligatoria per tutte le imprese a prescindere dalle loro dimensioni.

 

 

Inclusione digitale: i passi dell’Italia per rendere il web accessibile a tutti

Grazie alla crescente attenzione per l’inclusione digitale, anche in Italia le cose stanno cambiando.
A livello europeo, l’Italia è tra i Paesi membri ad aver implementato per prima le linee guida destinate ai siti istituzionali. Passi significativi sono stati messi in campo con la Legge del 2004 destinata a favorire l’accesso ai soggetti disabili in fatto di strumenti informatici.

Da gennaio 2020 sono entrate in vigore le Linee Guida sull’Accessibilità dei Sistemi Informatici (nel 2021 aggiornate) in riferimento alla Direttiva UE 2016/2102 dedicata ai siti web e applicazioni degli enti pubblici e la loro accessibilità. 
Queste misure prevedono come le Istituzioni debbano pubblicare la Dichiarazione di Accessibilità - aggiornandola costantemente - per attestare che ogni sito e applicazione mobile sia conforme ai requisiti di accessibilità. 

In questo senso rilevante è inoltre l’emendamento presente nell’art 29 all’interno del decreto-legge Semplificazioni (pubblicato in Gazzetta Ufficiale, in vigore dal prossimo 17 luglio).
Questa misura modifica la Legge italiana sull’accessibilità ICT ampliando la sua applicazione ai privati e indicando novità in merito alle disposizioni Ue, recepite poi nel corso del 2022. 

Passi in avanti saranno fatti proprio entro la fine di questo 2022, anno in cui l’Italia dovrà recepire l’Accessibility Act. 
I privati, a prescindere dalle dimensioni aziendali, saranno obbligati entro il 2025 a rendere i propri sistemi informativi accessibili alla collettività, rendendoli conformi con le recenti linee guida in materia di inclusione digitale. Per essere concorrenziali sul mercato pertanto è ormai imprescindibile aggiornare i propri siti per renderli fruibili da tutti: molte imprese di grandi dimensioni si stanno già muovendo in questo senso. 

 

Rendere i siti più accessibili: pari opportunità per gli utenti 

Grazie all’attenzione emersa negli ultimi anni in materia di accessibilità digitale, si parla sempre più spesso di inclusione del web.
Questo porta a cambiamenti significativi in tutto il processo di realizzazione dei siti che a monte devono essere progettati per essere fruibili da tutti. Pertanto è necessario adottare strumenti specifici che richiedono particolari competenze. Si aprono così le porte a nuove figure professionali e opportunità a livello lavorativo.  

Non solo più enti, ma anche aziende private dovranno infatti muoversi nell’ottica dell’accessibilità e quindi è importante prepararsi per tempo. Il rischio è quello di finire come nel caso del GDPR: quando era diventato obbligatorio le imprese hanno fatto delle corse all’ultimo minuto per adeguarsi alle nuove normative sulla privacy.

In questo modo si avrà un vantaggio competitivo notevole e si potrà anche ampliare il proprio bacino di utenza, coinvolgendo anche coloro che necessitano di tecnologie ausiliarie: si parla solo in Italia di un pubblico che va dai cinque ai sette milioni di persone colpite da disabilità di tipo neurologico, fisico e sensoriale.

Con il biennio di pandemia e il moltiplicarsi delle situazioni in cui si usa il web, tra smartworking e didattica a distanza, l’inclusione digitale è ancora più urgente.

 

Siti più accessibili: le linee guida della World Wide Web Consortium 

Grazie alla World Wide Web Consortium (W3C), organizzazione il cui scopo è proprio quello di migliorare l'accessibilità digitale delle persone disabili che possono riscontrare difficoltà non solo nell’utilizzo del computer, ma anche del web, si sono fatti passi in avanti in materia di accessibilità digitale.

Questa realtà ha delineato alcune linee guida per rendere accessibile un sito tra cui

  • fornire delle alternative equivalenti al contenuto audio e visivo
  • non ricorrere a un solo colore
  • verificare che i documenti siano chiari e semplici
  • fornire meccanismi di navigazione chiari
  • verificare che l'utente possa tenere sotto controllo i cambiamenti di contenuto nel tempo
  • progettare per garantire l'indipendenza dal dispositivo

Grazie a questi punti, si eliminano le barriere architettoniche, digitali e sociali creando siti dal design e dall’utilizzo accessibile. Le persone colpite da problematiche a livello di organi sensoriali o a livello fisico, potranno così accedere al mondo del web con semplicità a differenza del passato.

 

Inclusione digitale: esempi virtuosi 

Grazie agli interventi in fatto di inclusione digitale aumentano i siti già progettati in ottica di Digital Accessibility.

Anche se il 2025 sarà l’anno in cui l’inclusione digitale diventerà obbligatoria, già diverse aziende si sono mosse in questo senso. Caso virtuoso è quello di LloydsFarmacia (realtà del Gruppo Admenta Italia) che ha reso il proprio sito accessibile alle persone con disabilità.

Dal suo e-commerce al suo blog, soggetti con problematiche a livello cognitivo e fisico possono così navigare agevolmente tra le sue pagine. 

Questo è stato reso possibile grazie alla collaborazione con AccessiWay - start up torinese che si occupa di rendere fruibili i servizi online per i soggetti diversamente abili. Grazie a una nuova interfaccia, il sito di LloydsFarmacia è navigabile da una vasta gamma di soggetti colpiti da differenti disabilità. Tramite a un’icona studiata ad hoc sono possibili 52 modifiche al sito eseguibili dall’utente in base alle sue necessità di navigazione.

In passato altri esempi legati all’accessibilità digitale hanno fatto storia: tra questi il caso di Apple che dai primi modelli di iphone ha introdotto un sistema, cosiddetto voiceover, per permettere ai non vedenti di utilizzare il touch screen.

Altro esempio emblematico è quello di Google che nella sua piattaforma Youtube ha introdotto nei video sottotitoli generati in modo automatico per permettere la fruizione dei contenuti anche ai non udenti.

 

Se non vuoi farti cogliere impreparato...

Adatta il tuo sito in ottica di accessibilità digitale per renderlo fruibile a tutti, migliorando così la vita di coloro che sono colpiti da disabilità. 

 

 

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